Prendendo a pretesto l’affascinante storia delle “folies” settecentesche e ottocentesche, la città di Montpellier ha pianificato la realizzazione di alcune torri abitative, delle “follie” contemporanee, come motori di rivitalizzazione delle sue aree dismesse. La storia delle follie, diffusasi in quel periodo non solo in Francia, risale a quando aristocratici e borghesi decisero di incaricare gli architetti dell'epoca di costruire spettacolari palazzi, spesso dimore estive, come strutture fuori dal comune poste al centro di grandi giardini. Solo rimanendo a Montpellier, è il caso dei castelli di de Grammont, de Méric, Flaugergues, de la Mogère e de la Mosson. Ma, l’idea di folie ha una storia anche più lunga e ampia e rimanda, più in generale, a una struttura ludica senza necessariamente uno scopo pratico, posta all’interno di un giardino o di un paesaggio per suscitare piacere, ma anche idee di lusso, di ricchezza e di spensieratezza. Se ne possono fare esempi anche relativamente recenti, come le Folies che Bernard Tschumi e Jacques Derrida realizzarono al Parco de la Villette di Parigi, pensate come piccole strutture, punti rossi di una griglia, a costituire una serie dissociata di “cellule generatrici”. A Montpellier, la metafora delle folies è stata pensata all’interno dello sviluppo e del rifacimento di un’area periferica, i giardini de la Lironde, pianificati da un masterplan di Christian de Portzamparc in cui erano state inizialmente previste ben dodici di queste abitazioni, emergenti da un paesaggio disegnato da Michel Desvigne che trasmette l’idea di una natura quasi incontaminata. L’idea di de Portzamparc è quella di densificare in altezza le abitazioni, ipotizzando piccole torri rispettose del sito, delle risorse energetiche e delle esigenze degli abitanti, caratterizzate da comfort, durabilità ed estetica chiara, in grado di lasciare spazio ad ampie aree verdi a terra.

 

La Folie Divine disegnata da Farshid Moussavi è la prima di queste torri a essere stata completata; a questa seguirà a breve l’ Albero Bianco, la Folie del giapponese Sou Fujimoto che è in fase di completamento. Si può ben comprendere l’idea teorico-progettuale della nota progettista anglo-iraniana, alla base anche del progetto di Montpellier, leggendo il suo interessante lavoro The Function of Style, che colpisce per la profondità dell’analisi e la ricchezza di disegni originali e di schemi che presenta. Senza pretendere di riassumere in poche righe un volume così corposo e denso, si può dire che Farshid Moussavi analizza la complessità della pratica progettuale contemporanea, nel suo essere necessariamente un’attività svolta da gruppi multidisciplinari, che ha bisogno di individuare “agenti” del progetto, che guidano tutte le fasi che porteranno alla sua buona riuscita. Essa afferma che l’assenza di uno “stile” odierno nell’architettura di oggi, è solo apparente, perché lo “stile” della contemporaneità è radicato soprattutto nelle idee organizzative di un edificio, in una micro-politica della vita quotidiana, in un’architettura che è un’attività critica che ha a che fare con la vita delle persone e con come esse vivono e interagiscono con gli edifici. Partendo dall’idea di folie, la progettista comprese che la città di Montpellier aveva lanciato una sfida, alla ricerca di un edificio che non dovesse essere solo pratico, solo un’abitazione, ma diventasse un’occasione, anche giocosa, per ragionare criticamente su nuove possibilità per l’architettura delle abitazioni collettive. La sfida parte con l’individuare i nuovi “lussi”, incarnati da questa folie del XXI secolo, che non sono più da ricercare nei materiali e nelle “finiture di pregio” ma sono: la privacy degli utenti all’interno dell’appartamento, la flessibilità nel modificare la propria casa, la varietà di scelte spaziali, la libertà per godere anche gli spazi esterni nella massima privacy. Questi, che sono diventati gli “agenti” principali del progetto, si sono aggiunti a quelli già previsti nel masterplan, ovvero le viste verso il verde e il mare e la tranquillità di un parco immerso nel clima mediterraneo.

La torre realizzata risponde a queste esigenze, attraverso 36 appartamenti, tutti diversi, distribuiti su nove livelli per un’altezza complessiva di 32 m. A piano terra sono presenti due esercizi commerciali, tra cui un ristorante.
Partendo dagli obiettivi, e volendo contrastare “l’effetto claustrofobico” di molte abitazioni in cui si ha la sensazione di essere impilati uno sull’altro o incastrati in uno spazio uniforme e impersonale, il progetto si organizza attorno a un nucleo centrale compatto. Le quantità e l’orientamento degli appartamenti presenti a ogni livello, e dei rispettivi balconi, è frutto di numerosi tentativi che sono stati originati dagli “agenti” individuati; grazie a essi, si sono progressivamente modellate le forme dei perimetri, le posizioni e le distanze tra i balconi che massimizzano la privacy, si è ottimizzata la struttura portante ottenendo spazi flessibili, si sono realizzati i doppi affacci a favorire la ventilazione naturale.

STRUTTURA PORTANTE MASSICCIA PER LA FLESSIBILITÀ INTERNA

La struttura portante di Folie Divine è interamente realizzata in calcestruzzo armato: setti verticali e solai a piastra. Gli elementi strutturali sono quindi di tipo diffuso, è portante il nucleo centrale compatto, tutti gli elementi perimetrali opachi e anche i setti divisori interni tra gli appartamenti. Questi ultimi, con andamento planimetrico indicativamente a croce, hanno disposizioni leggermente diverse ai vari piani, con leggeri disassamenti che li fanno lavorare in falso in sinergia con i solai monomaterici a piastra. Grazie a questa scelta, nello spazio interno degli appartamenti non vi sono elementi portanti e ciò consente la flessibilità totale nel tempo. Dal punto di vista cantieristico, l’aspetto più complesso da risolvere è stata la realizzazione delle piastre a forte sbalzo delle terrazze. La soluzione che è stata adottata si è dimostrata più pratica e molto più conveniente rispetto all’ipotesi iniziale di montare un ponteggio esterno attorno a tutto l’edificio. Le difficoltà principali erano legate, oltre che alla dimensione degli sbalzi, al loro disassamento, essendo fortemente disallineati in pianta e avendo distanze variabili in alzato. Il problema da risolvere era comprendere come sostenere i balconi uno, due o tre piani di seguito, anche ricorrendo a piattaforme di puntellamento. L’impresa di costruzioni ha optato per la realizzazione di 32 diversi “tavoli” di casseratura di acciaio, personalizzati in modo da seguire il profilo curvo delle facciate, che, grazie ai loro quattro puntelli e alle loro teste orientabili, potevano essere spostati e riposizionati facilmente. Usando questo sistema è stato agevole modificare di volta in volta l’altezza di puntellamento per posizionare i tavoli di casseratura, a seconda della configurazione dei balconi inferiori e della distanza di quelli ancora da gettare.
Le forme curve delle facciate, e soprattutto delle terrazze, permettono di ampliare a 180° la vista verso l’esterno incoraggiando una permeabilità d’uso tra spazi interni ed esterni, grazie al fatto che i balconi si assottigliano fino a elidersi nella divisione tra un appartamento e l’altro e massimizzano la privacy, annullando la parete divisoria esterna tra le terrazze, che in genere ostruisce le viste laterali dei balconi.

PRIVACY: PARAPETTI VARIABILI E TENDAGGI
Per quanto riguarda gli aspetti tecnologico-costruttivi, per ridurre al minimo la necessità di manutenzione dell’edificio nel tempo e i costi associati che potrebbero gravare sui residenti, si sono scelti materiali a buona durabilità, come lamiere ondulate di alluminio, parapetti di acciaio e tendaggi in tessile a alte prestazioni. Come si può osservare nei vari video reperibili anche in rete, l’effetto del tendaggio ondulato mosso dal vento che si fonde e confonde con il rivestimento curvo delle facciate, con la finezza delle densità variabili delle curve in corrispondenza dei diversi andamenti della facciata, è una soluzione molto suggestiva. Dal punto di vista termico, invece, la presenza di importanti masse di calcestruzzo armato, fornisce una buona inerzia. Tornando al concept architettonico, la presenza delle terrazze curve è essenziale per stimolare una continuità di vita e uso tra spazi interni ed esterni ma, per evitare sovrapposizioni visive tra i vicini, i balconi sono strategicamente posizionati l’uno rispetto all’altro in modo che ognuno goda di una vista a 180° sul paesaggio ma mai sul balcone contiguo. In questo modo, trasformando i balconi in luoghi quasi privati come lo sono gli spazi interni, essi saranno utilizzati come un’estensione dell’appartamento. Per giungere a questo risultato, in primo luogo, si sono utilizzate quattro possibili configurazioni in pianta, ognuna con i balconi posizionati in modo differente, in modo che, sovrapponendoli piano su piano, risultino in alternanza con i balconi vicini che rimangono a due livelli di distanza l’uno dall’altro. In questo modo, si riduce al minimo la possibilità di scorgere, guardando verso il basso, il balcone di un vicino e si originano due diverse possibili situazioni: la terrazza ad altezza singola, ombreggiata dal balcone soprastante e dotata di tenda esterna ondulata per una maggiore privacy e protezione dal vento, e la terrazza a doppia altezza, che beneficia al massimo dell’esposizione solare e offre la possibilità di accogliere piante più alte. Anche i parapetti sono stati progettati per rafforzare la privacy dei balconi. Essi sono progettati con una doppia la di punti di appoggio, disposti lungo due linee parallele e, nella configurazione più frequente, sfalsate l’una dall’altra. In questo modo, rispetto a un parapetto classico con una sola fila di punti di appoggio disposti con passo più ampio, si mantiene la trasparenza riducendo la vista dall’esterno, poiché i doppi punti di sostegno generano un effetto moiré sulle viste oblique. Una seconda versione di parapetto, con trasparenza ancora minore, è stato invece progettato e installato nei punti in cui la privacy tra terrazze a doppia altezza era più critica.

Scheda progetto

Progettisti: Farshid Moussavi Architecture
Committente: Les Nouveaux Constructeurs
Data di completamento: September 2017
Area totale: 2.740 m2
Costo: 3.8 million €
Localizzazione: Montpellier, France
Progetto architettonico: Farshid Moussavi Architecture
Gruppo di progetto: Farshid Moussavi with Guillaume Choplain, Álvaro Fernández García, Marco Ciancarella and Paniz Peivandi
Committente: Dominium/Les Nouveaux Constructeurs
Architetto associato: Richez_Associés
Progetto del paesaggio: Coloco
Ingegneria: PER Ingénierie
Planning authority: SERM
Casseforme: Peri
Schermatura esterna: Serge Ferrari
Finestre di alluminio: K Line
Pannelli corrugati di alluminio: Aluform
Pavimento di legno di bambu: Siplast
Photos: Paul Phung, FMA, Claude O’Sughrue

Arketipo 119, Residenze, aprile 2018