Fondazione Cartier  
Località: Boulevard Raspail, 261 75014 Parigi
Committente: Gan Vie, Cogedim
Progettista: Jean Nouvel, Emmanuel Cattani & Associés
Collaboratori: P. A. Bohnet, L. Ininguez, P. Mathieu, V. Morteau, G. Potel, S. Ray, A. Villard, S. Robert
Direzione del progetto: Jean Nouvel, Didier Brault
Strutture: Ove Arup & Partners
Facciate: Arnauld de Bussiére et Associés
Impianto termico: Riedweg et Genere, Sefca
Impianto elettrico: Intégral Ingénierie
Parco: Ingénieur et Paysage
Sicurezza: Casso
Supervisore materiali: Pascal Madinier
Modello: Michel Goudin
Datazione del progetto: 1991-1992
Datazione realizzazione: novembre 1992 - marzo 1994
Superficie lotto: 11.300 mq
Superficie calpestabile: 6 500 mq
Costo: 15 000 000Euro
Destinazione d'uso: Uffici (Cartier SA), Spazio espositivo (Fondazione Cartier per l'arte contemporanea), parcheggio

Antologia critica:
'L'immateriale fissato in una trama, questo è il tema dell'edificio di Cartier in boulevard Raspail. Il sito è segnato dal suo passato recente con il centro americano e da un passato più lontano: Chateaubriand ha vissuto qui nel XIX secolo e vi ha piantato un cedro. Questo albero è oggi il vero monumento storico. E' per questo ceh l'architettura si sforza di valorizzarlo, di inquadrarlo. Grandi schermi di vetro riprendono l'allineamento degli edifici del boulevard Raspail e lasciano intravedere tutto il parco. E' u progetto delicato: le associazioni di quartiere reclamavano la conservazione di tutti gli alberi. Non erano stati concessi permessi di costruzione. Mi si diceva che l'architettura contemporanea non sarebbe mai stata accettata. Essa è stata realizzata perché c'è stato un dialogo e si è riusciti a far comprendere le idee di trasparenza e gli effetti di materia e dissolvenza. Per esempio, il coronamento alla sommità dell'edificio è un pannello di vetro dell'altezza di tre metri che lascia vedere tutto il cielo. I tre piani di vetro sottostanti che costituiscono l'edificio instaurano l'ambiguità tra realtà e virtualità. Non si sa mai se l'albero è fuori, dentro, o se si tratta del suo riflesso. Sono questi i giochi che interessano l'architetto o il designer.
Dentro l'edificio tutto è giocato sull'evanescenza. Le partizioni interne sono realizzate con tre pannelli di vetro, di cui quello di mezzo è sabbiato. Le persone appaiono come ombre mobili e mutevoli secondo le diverse ore del giorno. Il palazzo Cartier è anche una lotta contro la materia: le solette hanno 42 cm di spessore per una luce di 16 metri e contengono tutto l'impianto tecnico. Non una putrella, né una guaina è visibile. Tutto è liscio. L'arredo è ridotto ai minimi termini, da cui il nome Less: scrivanie con sottili piani di lavoro, contenitori orientabili in forma di totem, un blocco di cassettoni molto semplice, un piano estraibile per il computer, le pareti divisorie libere da mobili e il riflesso dei mobili nel vetro''.
Jean Nuovel, Una lezione in Italia, Skira editore, Milano 1996.

Bibliografia:
G. Bosoni, a cura di, Jean Nuovel. Una lezione in Italia, Skira editore, Milano 1996, pp. 50-53.
Y. Futagawa, Jean Nuovel ' GA Document Extra 07, A.D.A. Edita, Tokyo 1996, pp. 64-77.

A cura di Simone Scortecci