La plastica alternanza dei volumi delle sale espositive, leggibile anche all’esterno

A due anni di distanza, Arketipo torna a occuparsi, come preannunciato allora, del progetto della Fondazione Prada a Milano che, inaugurata nel 2015, grazie alla recente apertura della Torre di calcestruzzo bianco, ha completato oggi la realizzazione di tutti gli spazi previsti con un’ultima e signi cativa parte del complesso. Il tempo che è passato tra questi due articoli, breve se si pensa alla vita di un’istituzione culturale, permette però già di stilare un primo bilancio. La Fondazione Prada si sta imponendo, come si auspicava già nell’articolo precedente, come una realtà di grande qualità spaziale e costruttiva, con una complessità e varietà di proposte che le consente di essere frequentata da visitatori, con una fortissima presenza di stranieri, in tutti i periodi dell’anno che la mettono sempre più al centro della vita cittadina, attivando al contempo la rinascita di tutto il quartiere che la ospita. Oggi, la seconda parte del nostro racconto è dedicato proprio all’edificio che è stato battezzato Torre, con un termine che, come se fosse un nome proprio, volutamente non viene tradotto nelle pubblicazioni in altre lingue e che è l’unico elemento della Fondazione a essere visibile a distanza, segnalando la presenza dell’istituzione alla città. Con i suoi 60 m di altezza, i nove livelli fuori terra e le sei ampie sale essa permette di completare la visione di Rem Koolhaas che, nella Fondazione, ha voluto rappresentare la varietà spaziale come idea-guida di tutto il progetto: nella tipologia di spazi espositivi, nelle condizioni di luce, nella flessibilità d’uso, nella scelta dei materiali, nelle tecnologie costruttive. Come avemmo occasione di anticipare, la Torre permette a OMA di completare alcuni dei dualismi cardine alla base del progetto: spazio bianco versus spazio non-bianco e costruzione pesante versus costruzione leggera. Le sale della Torre, infatti, dotano la Fondazione e i curatori di quel “White Cube” che, inteso come spazio teorico di pura astrazione che non interferisce con le opere esposte, è una delle tipologie di spazio espositivo da sempre presente in molti musei contemporanei e completa la varietà di spazi, ben più caratterizzati e definiti che il complesso possedeva già nel Podium, nei capannoni industriali recuperati e nella Haunted House dorata. Per quanto riguarda invece il dualismo nelle tecnologie realizzative, la Torre ripropone e reinterpreta, con le prestazioni e le tecnologie di oggi, l’idea di un modello costruttivo del passato, essenzialmente monostrato e monomaterico, gettato in opera e massivo, che si contrappone alla costruzione stratificata a secco, leggera, iperdettagliata e complessa, figlia dell’innovazione costruttiva e della contemporaneità, rappresentata nell’edificio del Podium.

La Torre, con il suo volume e la sua varietà spaziale, nasce dalla interpolazione di tre parametri che, come in una matrice a tre dimensioni, si combinano a generare condizioni sempre diverse a ogni livello. Il primo parametro è la forma in pianta che, alternativamente, è trapezoidale o rettangolare. La forma a trapezio deriva dall’assecondare il limite di proprietà e l’andamento della via presente sul lato nord che, nel caso delle sale rettangolari, comporta invece uno sbalzo strutturale di 8 m sulla strada. Il secondo aspetto è l’interpiano netto delle sale che, dal basso verso l’alto, cresce di circa 50 cm a ogni livello, passando dai 2,70 m del primo piano fino a 8 m dell’ultimo livello, dando al visitatore, tra le altre cose, una progressiva sensazione di apertura verso la città. Infine, le vetrate, figlie del concept strutturale e rigorosamente alternate sui lati est, dove realizzano logge, e nord-ovest, dove sono filomuro. Queste ultime diventano nuove finestre fuori scala che regalano una spettacolare vista panoramica sulle Alpi che fanno da sfondo a una Milano che continua a cambiare rapidamente: il Duomo, il Pirelli e la Velasca, la nuova skyline dei grattacieli di Porta Nuova e CityLife e, nel prossimo futuro, la grande occasione del sottostante Scalo di Porta Romana.

Lo sbilanciamento strutturale della Torre dovuto alle sale a sbalzo è contrastato dal grande tirante di calcestruzzo e acciaio posto sul lato sud, che costituisce anche il punto di dialogo e connessione tra di essa e gli spazi recuperati dei capannoni della distilleria precedente.
L’ingresso alla Torre può avvenire alla sua base, attraverso una cancellata in cilindri di policarbonato, oppure dal lato opposto, dagli altri spazi della Fondazione. Il suo foyer è rivestito in alluminio specchiato, a dilatare il gioco delle riflessioni urbane al suo interno, con una inaspettata alta finestra “tubo” che rivela il sistema delle scale di risalita e invita il visitatore a esplorare opere e spazi inaspettati.

ASIMMETRIA STRUTTURALE E CALCESTRUZZO BIANCO
La struttura portante, praticamente tutta a vista sia all’esterno che all’interno e realizzata quasi completamente in calcestruzzo bianco con forti sbalzi accentuati concentrati sul lato nord, ha fortemente influenzato la progettazione strutturale e impiantistica. Oltre a garantire la stabilità e gli elevati standard estetici richiesti dal progetto, c’era l’obiettivo di limitare le deformazioni a lungo termine. Il calcestruzzo scelto ha come inerte polvere di marmo bianco di Carrara, è autocompattante e additivato in modo da migliorare la stabilità dimensionale riducendo drasticamente la formazione di fessure. Lo schema strutturale controbilancia l’elevato momento ribaltante permanente delle fondazioni dovuto al carico asimmetrico degli sbalzi di 8 m, grazie al già citato elemento scatolare cavo (5,83x3 m) in calcestruzzo armato, denominato “Tube”, che ha la funzione di tirante e stabilizza l’insieme anche grazie al peso proprio di 1.000 ton. Gli spazi tecnici sul lato sud dell’edificio fungono anche da nuclei irrigidenti strutturali. I grandi solai delle sale, privi di pilastri interni, sono sostenuti dal nucleo e da un sistema di travi parete di calcestruzzo sul fronte principale e sui lati corti, il cui andamento è leggibile in facciata. Sul prospetto nord vi sono inoltre quattro pilastri di acciaio realizzati con profili composti saldati di spessori variabili da 80 a 130 mm che si estendono solo fino al quarto livello e che limitano anche le deformazioni a lungo termine. La presenza di elementi perennemente tesi, unitamente al fatto che la struttura è interamente “a vista”, ha comportato l’uso diffuso della post-tensione mediante barre o cavi. Un traliccio metallico provvisorio si è reso necessario in fase di cantiere per contenere le sollecitazioni interne, le deformazioni finali e il ribaltamento, in attesa che il getto unisse il nucleo al Tube in sommità, completando lo schema statico finale.

TRASPARENZE E ACCORTA SCELTA DEI MATERIALI
Come conseguenza dei piani di altezze diverse, vi è un complesso sistema di rampe di scale disomogenee in cui, attraverso la diversa lunghezza dei pianerottoli, vengono gestiti i differenti dislivelli. È stata costruita una doppia rampa: la prima percorsa dai visitatori e la seconda di emergenza. Le due si incrociano rimanendo separate tra loro, reciprocamente visibili grazie a una vetrata tagliafuoco. Le scale sono immerse nella luce naturale grazie al lungo taglio vetrato inclinato posto sulla facciata sud, in lastre tagliafuoco extrachiare che, come in uno strano gioco ottico, sembra quasi l’ombra del grande tirante di calcestruzzo e percorre tutto l’edificio. L’ascensore principale panoramico (5x3x3 m), che è anche il montacarichi per le opere d’arte, scorre in una struttura d’acciaio lungo la torre, fino a entrare nel tirante strutturale in sommità. Esso è rivestito all’esterno in alluminio anodizzato mentre all’interno è in vetro e onice color rosa acceso, retroilluminato. La luce naturale contraddistingue tutte le sale, con grandi finestre a nord o a est, con l’eccezione della lunga sala al quinto livello, con doppio affaccio est e ovest e della sala in sommità, immersa nella luce zenitale che filtra dai grandi lucernai. Da sottolineare la cura nella scelta dei materiali, che in parte riprendono quelli usati nel resto della Fondazione: travertino, reti di alluminio forato, pannelli di OSB, calcestruzzo a vista. La Torre, oltre alle sale espositive, ospita un bar sulla terrazza panoramica posta sulla sommità, caratterizzato dalla decorazione optical in bianco e nero del pavimento, e un ristorante al sesto livello, che accoglie arredi originali del Four Seasons Restaurant di New York progettato da Philip Johnson nel 1958, elementi dell’installazione The Double Club di Carsten Höller e tre sculture di Lucio Fontana.

Scheda progetto
Progettista: OMA - Rem Koolhaas, Chris van Duijn
Project leader: Federico Pompignoli
Design period: 2008 - 2018
Periodo di costruzione: 2014 - 2018
Superficie costruita (Torre): 4.000 m2
Localizzazione: Milan, Italy
Progetto architettonico: OMA
Progettisti: Rem Koolhaas, Chris Van Duijn
Capoprogetto: Federico Pompignoli
Progetto preliminare: S. Aitkenhead, D. Allard, J. Beck, A. Bertassi, A. Bierig, R. Paz Chavez, E. Dietrich, J. Gamblin, S. Hodgson, T. Hosokai, J. Kroman, P. Lambert, I. Pestellini Laparelli, J. Lau, F. Marullo, V. McIlduff, A. Menke, A. Ni Mhearain, S. van Noten, C. Parlato, J. Pawlik, D. Peters, A. Reichert, A. Sollazzo, M. Tonus, L. Vigliero, J. Vuori, M. Xue
Progetto definitivo: S. Yingnien Chen, A. Dzierzon, J. Gamblin, H. Hammink, R. Harrison, M. Jull, V. Konate, T. Koponen, V. McIlduff, A. Mendoza, S. Mondejar, S. Smolin, M. Tonus
Gestione Costruzione: M. Agnello, K. Barunica, E. Boiardi, M. Budel, M. Cimenti, C. van Duijn, A. Ernödi, F. Fassbinder, P. Feldmann, S. Fu, J. Gamblin, A. Giovenzana, R. Grillo, C. Hennessey, M. Katenko,T. Koponen, N. Lee, R. Lin, D. Mateo, V. McIlduff, A. Mendoza, E. Nercolini, P. Pan luk, C. Pedò, M. Pinter, C. del Pozo, V. Pricop, A. Sadzevicius, M. Stanescu, D. Troiani, M. Zambetti, L. Zhang
Architetto locale: Massimo Alvisi
Assistenza al progetto esecutivo: Atelier Verticale - Stefano Tagliacarne, Luigi Fumagalli, Simone Barth, Andrea Vergani, Nicola Panzeri
Strutture: Favero & Milan, SCE Project
Progetto impianti meccanici ed elettrici: Favero & Milan, Prisma Engineering
Ingegneria del fuoco: GAE Engineering
Opere civili: Colombo Costruzioni
Facciate di vetro: Zanetti
Rivestimenti di facciata: AZA – Aghito Zambonini
Calcestruzzo bianco: Calcestruzzi SpA Italcementi Group
Impianti meccanici: Tono Impianti
Impianti elettrici: Alpiq
Finiture interne: Respedil, Radici
Finiture esterne: Colombo Costruzioni
Opere metalliche (facciate esistenti e piazzale): O.M.M.G.
Ascensori: Maspero Elevatori
Marmi: Fantini Marmi, Solid Nature
Arredi: Marconi arredamenti, MCM, Della Camera Arredi, Unifor, Ali Group
Photos: Bas Princen, Delfino Sisto Legnani, Marco Cappelletti, Paolo Riolzi, Mattia Aquila, Gabriele Masera, OMA

Arketipo 122, Calcestruzzo, settembre 2018