Le isole Fleinvær sono un arcipelago di isolotti e scogli, scarsamente abitate, nel mar di Norvegia, oltre il circolo polare artico. Si dice che l’arcipelago, che fa parte del comune di Gildeskål, abbia tante isole quanti sono i giorni dell’anno. Sull’arcipelago non esistono automobili, negozi, bar, ristoranti, supermercati, televisione e radio, e su molte isole non sono presenti abitanti stabili. Si tratta di una realtà naturalistica estremamente suggestiva, ed è proprio in questo contesto che il musicista jazz norvegese Hårvard Lund ha deciso di creare un insolito spazio per colleghi e amici, dove risiedere, rilassarsi e stimolare la creatività in un ambiente straordinario. Non a caso l’edificio è denominato Fleinvær Refugium, sottolineando la natura protettiva e riservata del complesso, un luogo dove riposare, ammirare la natura da una prospettiva insolita, e godere della tranquilla solitudine del luogo. Nel 2017, l’artista si rivolge allo studio di architettura TYIN Tegnestue Architects raccontando loro la sua idea: originario della zona, Lund non sapeva dell’esistenza di queste isole remote, ma dopo una visita fu folgorato dall’idea di ambientare in questo luogo magnifico lo “spazio di lavoro più bello del mondo”. Nel 2004 aveva acquistato un lotto di terreno sull’isola con l’intenzione di costruirvi uno spazio personale, ma aveva poi ritenuto opportuno condividere la bellezza del luogo creando un rifugio per artisti. Il gruppo di progettazione comprende subito la dimensione della sfida di creare e costruire in un luogo remoto, battuto da forti venti e da un clima generalmente ostile, ma anche caratterizzato da una bellezza selvaggia, dove è possibile vedere l’aurora boreale.

Il gruppo si arricchisce quindi di Sami Rintala (Rintala Eggertsson Architects), architetto finlandese abituato a lavorare su piccole architetture in contesti extra-ordinari, senza mimetismi ma in aperta conversazione con il paesaggio e la natura. Con questo intento, il Fleinvær Refugium è pensato come un percorso, che inizia dall’edificio sulla costa dell’isola, dove i visitatori sbarcano dal traghetto. Questo primo volume recupera la vecchia sala d’attesa collocandovi la sauna e altre funzioni sanitarie. Da qui parte poi il percorso che conduce alle quattro cabin per dormire. Queste strutture sono piccoli edifici con grandi finestre sul contesto e orientazioni variabili. Due sono corti e ampi e ospitano due letti singoli; gli altri due sono più alti e stretti e accolgono due letti a castello. Gli spazi comuni sono raccolti nella “Immersion Room”, che consiste in due edifici vicini ma separati, per la sala da concerto e la mensa. I volumi sono mantenuti separati in modo da avere spazio esterno di pertinenza dedicato: la mensa guarda il mare e la sala da concerto che include un pianoforte elettrico è rivolta verso le cabin con le stanze. L’ultimo edificio, quello più visibile, è la “Reflection Room”, posizionata su di un pilastro, svetta su tutti gli altri dal punto più alto e conclude idealmente il percorso. Il progetto prevede quindi un volume specifico per ciascuna funzione, a creare singoli blocchi compatti: è un approccio non tradizionale che implica che tutte le aree di circolazione siano all’esterno degli edifici, rinforzando il rapporto con la natura, e che consente di svolgere diverse attività in contemporanea nei diversi spazi senza in alcun modo interferire gli uni con gli altri. Gli spazi di connessione e circolazione sono costituiti da semplici assi in legno che assecondano l’andamento del terreno. Pur avendo caratteristiche comuni, gli edifici sono diversi tra loro. La filosofia comune che ne ha guidato la definizione strutturale e tecnologica è quella della riduzione al minimo del contatto con il terreno. L’isola è ricoperta di vegetazione composta da muschi molto delicati, che necessitano di tempi lunghi per la crescita. Per questo motivo, i progettisti hanno pensato di sollevarsi dal terreno il più possibile, anche per non disturbare la fauna locale, composta prevalentemente di gabbiani e uccelli marini. La scelta di creare piccoli edifici monofunzionali ha facilitato l’applicazione di questo concetto, consentendo la riduzione delle fondazioni al minimo.

Le cabin sono costituite da una sottostruttura verticale e orizzontale in legno: le travi in legno vengono vincolate colonne in acciaio inclinate: l’inclinazione scelta di 15° consente un adattamento perfetto alle condizioni del terreno. Questi pilastri in acciaio sono poi vincolati al terreno roccioso dell’isola. Fa eccezione a questa tipologia strutturale l’edificio della “Reflection Room”, issato su una colonna circolare in acciaio vincolata tramite piastra presaldata a un plinto in calcestruzzo di forma irregolare. Questo edificio è chiamato Njalla, e richiama la tipica costruzione scandinava utilizzata come magazzino, realizzata in legno e sollevata dal terreno per evitare l’umidità e il saccheggio da parte degli animali. La Njalla è issata sull’acciaio, invece che su un tronco d’albero tagliato come nella costruzione tradizionale, e ha una struttura in acciaio prefabbricata a Trondheim e trasportata sull’isola. La struttura è uno scheletro verniciato di arancione, e rappresenta l’unico elemento colorato dell’intero progetto. La Njalla, montata in due settimane nell’agosto del 2015 senza l’ausilio di macchinari, è stata costruita installando all’interno dello scheletro in acciaio un baloon frame in legno. Oltre ad alcuni trabattelli metallici, per lavorare sono stati utilizzati banconi in legno che poi sono stati inglobati nella costruzione, per ridurre al minimo lo scarto e utilizzare in modo completo tutti i materiali. Tutte le lavorazioni sono state eseguite in loco, riutilizzando le parti scartate in precedenza in modo creativo e innovativo. Tutti gli edifici sono costruiti usando la tecnica del baloon frame in legno, utilizzando poi isolante in lana minerale spesso 15 cm per le pareti, e 30 cm per pavimenti e coperture. Il legno è materiale prevalente in tutto il progetto, non solo per i telai che costituiscono tutti gli involucri, ma anche per i rivestimenti, sia esterni che interni. Infatti, tutti gli edifici sono stati rivestiti in legno di varie tipologie, utilizzando in molti casi gli scarti di lavorazioni precedenti. Le finiture interno sono composte quindi di pannelli in compensato, truciolato, oppure in assi di legno tagliate. All’esterno, la finitura prevalente è il Kebony, un legno trattato prodotto in Norvegia, particolarmente durevole e resistente grazie all’impregnatura e alla stagionatura. Questo materiale è disposto in scandole, assi, pannelli. Anche all’esterno, comunque, sono state utilizzate soluzioni creative per riutilizzare i materiali avanzati in altre lavorazioni sulle facciate.

Le cabin sono costituite da una sottostruttura verticale e orizzontale in legno: le travi in legno vengono vincolate a colonne in acciaio inclinate: l’inclinazione scelta di 15° consente un adattamento perfetto alle condizioni del terreno. Questi pilastri in acciaio sono poi vincolati al terreno roccioso dell’isola. Fa eccezione a questa tipologia strutturale il volume della “Reflection Room”, issato su una colonna circolare in acciaio vincolata tramite piastra presaldata a un plinto in calcestruzzo di forma irregolare. Questo edificio è chiamato Njalla, e richiama la tipica costruzione scandinava utilizzata come magazzino, realizzata in legno e sollevata dal terreno per evitare l’umidità e il saccheggio da parte degli animali. La Njalla è issata sull’acciaio, invece che su un tronco d’albero tagliato come nella costruzione tradizionale, e ha una struttura in acciaio prefabbricata a Trondheim e trasportata sull’isola. La struttura è uno scheletro verniciato di arancione, e rappresenta l’unico elemento colorato dell’intero progetto. La Njalla, montata in due settimane nell’agosto del 2015 senza l’ausilio di macchinari, è stata costruita installando all’interno dello scheletro in acciaio un baloon frame in legno. Oltre ad alcuni trabattelli metallici, per lavorare sono stati utilizzati banconi in legno che poi sono stati inglobati nella costruzione, per ridurre al minimo lo scarto e utilizzare in modo completo tutti i materiali. Tutte le lavorazioni sono state eseguite in loco, riutilizzando le parti scartate in precedenza in modo creativo e innovativo. Tutti gli edifici sono costruiti usando la tecnica del baloon frame in legno, utilizzando poi isolante in lana minerale spesso 15 cm per le pareti, e 30 cm per pavimenti e coperture. Il legno è il materiale prevalente in tutto il progetto, non solo per i telai che costituiscono tutti gli involucri, ma anche per i rivestimenti, sia esterni che interni. Infatti, tutti gli edifici sono stati rivestiti in legno di varie tipologie, utilizzando in molti casi gli scarti di lavorazioni precedenti. Le finiture interne sono composte quindi di pannelli in compensato, truciolato, oppure in assi di legno tagliate. All’esterno, la finitura prevalente è il Kebony, un legno trattato prodotto in Norvegia, particolarmente durevole e resistente grazie all’impregnatura e alla stagionatura. Questo materiale è disposto in scandole, assi, pannelli. Anche all’esterno sono state utilizzate soluzioni creative per riutilizzare i materiali avanzati in altre lavorazioni sulle facciate.

IL GRUPPO DI COSTRUZIONE
Contesti straordinari richiedono processi straordinari: la creazione del Flenivær Refugium segue un percorso insolito e non tradizionale. Il gruppo di progettazione diventa infatti anche gruppo di costruzione. Il gruppo ha collaborato con la Norwegian University of Science and Technology (NTNU) di Trondheim. Dopo aver definito un progetto di massima articolato su sette milestone, è stato eseguito un attento lavoro di rilievo tramite 3D scanning di tutta l’isola sulla quale costruire il complesso. L’analisi del contesto spaziale e temporale guida tutte le scelte progettuali successive: la riduzione dell’impatto al suolo, l’uso minimale dei materiali, la trasformazione dello scarto tramite il riutilizzo in sito, e la reversibilità di ogni parte del progetto. Tutto il processo viene portato avanti in modo aperto e collaborativo, avvalendosi della partecipazione di studenti della NTNU, che prendono parte a quattro workshop sul luogo, e di volontari che raggiungono l’isola per contribuire alla costruzione. Rintala sottolinea che questa modalità di lavoro ha richiesto un abbandono del controllo stretto sul progetto a favore di una grande apertura e capacità di reazione alle condizioni cangianti del contesto. Non sono stati sviluppati disegni tecnici precisi, infatti, con l’eccezione della definizione degli elementi in acciaio prefabbricati: le soluzioni tecnologiche sono state valutate in sito, e messe immediatamente in opera. Per facilitare queste operazioni, è stato indispensabile l’operato di due artigiani esperti sul luogo a facilitare e coordinare il lavoro del gruppo. Lund descrive il team di lavoro come un gruppo musicale che si muove con una grande visione artistica.

Scheda progetto
Committente: Hårvard Lund
Costo: 6.000.000 NOK
Area: 123 mq
Periodo di costruzione: Maggio 2013 - Maggio 2017
Progettisti: Sami Rintala and Dagur Eggertsson of Rintala Eggertsson Architects and Andreas G. Gjertsen and Yashar Hanstad of Tyin Tegnestue Architects
Steel carpentry: Andrew Devine, Ruben Stranger, Stangvik
Welding: Hanmo
Engineering: Harboe Leganger
Timber supplies: Norsk Spon
Cladding: Kebony
Timber treatments: Livos
Students participating to the workshop: Annika Persch Andersen, Simen Aas, Thea Hougsrud Andreasse, Edouard Bernard, Camille Boudeweel, Claudia Calvet Gomez, Steinar Hillersøy Dyvik, Sophie Galarneau, William Gibson, Henrik Pfeiffer, Elise Aunet Tyldum, Espen Strandmyr Eide, Aurora Schønfeldt Larsen, Kim Stroh, Erik Hadin, Anna van der Zwaag Sara Lipinska, Harald Seljesæter, Tuva Andersen, Julia Kolacz Mats Heggernæs, Anne-Margrethe Lothe, Ulrikke Schønfeldt, Anette Morvik Roberstad, Fredrik Asplin, Jan Fredrik Holmestrand, Alberto Reques, Sara Kamilla Wik, Edwina Brisbane, Adrian Aressønn Norwich, James Dugdale, Marek Lepiochin, Odin Ardach, Marie Norum, Tyra Mathilde Marsteng, Theodor Braatøy, Jana Mentges, Simone Marusi, Pilou Passard, Quentin Desveaux, Rahel Haas, Ninni Westerholm, Ambra Aliraj, Sebastiˆ Mercadal, Ingrid Stenvik Larsen, Anna Maragno, Martin Boullay, Eirik Skårdalsmo, Even Egholm Fuglestad, Matilde Sundquist, Silva Marie Eikaas, Elisabeth Zachries, Beno”t Perrier, Martin Barre, Julie Huseby, Agathe Ledoux, Ossian Quigley Berg, Roger Escorihuela, Emmanuel Banda.
Workshop teachers: Sami Rintala, Andreas G. Giertsen, Yashar Hanstad, Carla Carvalho, Pasi Aalto e Kata Palicz
Photos: Pasi Aalto
Text: Elena Seghezzi

Arketipo 156, Low Tech, Maggio 2022