Un ulteriore passo in avanti per una nuova configurazione dei centri urbani con un ridotto impatto ambientale: DFA Partners presenta il proprio progetto FORREST in TOWN. Sarà il primo complesso abitativo a produrre alimenti per la comunità residenziale. Il settore immobiliare, negli ultimi anni, ha visto l’affermazione di alcuni trend che ultimamente si sono rafforzati: dal mercato della casa si sta andando sempre più verso il mercato dell’abitare, dove qualità della vita, green e contesto abitativo sono prerogative determinanti che l’architettura deve sapere tradurre in soluzioni e visioni che possono impattare anche sul modello urbano.

Forrest in Town, infatti, nasce dalla volontà di creare un complesso residenziale non solo verde e sostenibile, ma in grado di avere anche una propria autosufficienza produttiva alimentare avvalendosi delle avanzate tecnologie di coltura fuorisuolo. L’innovazione è tale da innescare un cambiamento nella configurazione urbana, portando all’interno delle realtà abitative poli di produzione a bassissimo impatto ambientale. Il progetto è un’importante operazione di riqualificazione che si inserisce nel programma del recupero delle periferie cittadine, con la nuova destinazione d’uso di un’ex area produttiva nel quartiere Barona, l’ex Cascina Galbani - che ricopre l’estensione del grande impianto rurale preesistente.

Forrest in Town, il primo borgo residenziale di Milano, inverte così la tendenza contemporanea alla verticalità a favore di uno sviluppo orizzontale in un susseguirsi di spazi privati, interni ed esterni, e di spazi di condivisione come il grande polmone verde di circa 6.000 mq al suo interno, una vera oasi lussureggiante protagonista del progetto, caratterizzato da un’ampia varietà botanica. Qui affacciano tutti gli edifici, che non superano i tre piani fuori terra e che propongono diverse soluzioni abitative per 10.000 mq complessivi. Le strutture sono realizzate perseguendo i criteri della bioedilizia e del contenimento energetico, per un’impronta green ed ecologica. Le parole chiave sono energia pulita, e sostenibilità che si traducono in massima efficienza in materia di consumi energetici, costi di manutenzione contenuti, riduzione drastica dell’inquinamento sonoro, confinato nei locali tecnici interrati, e reimpiego delle acque di pozzo per le aree verdi. Si tratta di soluzioni innovative che coniugano benessere e sobrietà, esempio concreto di attenzione a una vivibilità quotidiana urbana a misura d’uomo.

Un complesso residenziale completo pensato per soddisfare indoor tutte le necessità dei residenti, con ampi spazi dedicati alla produzione alimentare e all’attività sportiva il tutto situato al di sotto del parco. Proprio qui sarà collocata anche l’area di coltivazione fuori suolo - che avviene in ambienti protetti e controllati - un locale di 250 mq dove saranno prodotti vegetali baby leaf e ortaggi a uso esclusivo dei condomini. Uno scenario futuristico che, avvalendosi di un know how altamente specializzato, permetterà di avere ciclicamente verdura fresca coltivata con un ridottissimo impatto ambientale, senza uso di pesticidi e con un apporto nutritivo maggiore.
Come afferma l’arch. Fiori: “Mi hanno insegnato che l’architettura deve risolvere i problemi dell’abitare. Dopodiché, deve essere bella da guardare. Non amo le architetture che si proiettano solo nella loro parte esteriore, mi interessa che l’abitare sia anche nel sentirsi protetti, nell’annusare i profumi di un giardino che si sposa armonioso con i colori e i materiali del costruito: desidero il piacere di chi ci vive nel tornare a casa. E questo luogo antico, la cascina di un tempo, mi ha colpito dal primo istante, mi ha colpito lo spazio e la sensazione che dall’interno lasciava fuori il mondo… per poi trovare, una volta rientrati a casa, un’ ulteriore sorpresa: la produzione senza veleni dei colori della natura di cui ci nutriamo e che vivono e nascono nei nostri spazi dell’abitare che Idroponica ci fornisce in quantità”.
Il progetto è realizzato in collaborazione con Building, REMI e Hortensia con il paesaggista Vittorio Peretto.