Basicvillage
CONFRONTO
L'insegnamento
di Gabetti & Isola

Baietto, Battiato, Bianco/Bruna,
Mellano/Drocco
a cura di Giovanni
Leoni

...B&B&B: Il disegno a puntini, che
noi tutti chiamavamo il "tratto incerto", consentiva di procedere caso per caso
calibrando, nel momento del cantiere, le scelte progettuali lasciate aperte
nella rappresentazione. Se incontravi, ad esempio, l'artigiano bravo a costruire
il tetto in legno, potevi assecondare la sua capacità artigianale, in caso
contrario ripiegavi su un dettaglio più semplice. Qualche bravo architetto
riesce, con l'immagine, a offrire l'idea dell' architettura che intende
costruire. Gli ultimi rendering di Herzog & De Meuron, ad esempio, o di Jean
Nouvel, mi sembrano volutamente più emotivi, tendono a non fissare l'oggetto
architettonico in una immagine, per lasciare alla realtà il compito di
completare, di definire. La nostra concezione del progetto contempla la
necessità di non dominarlo interamente, di lasciare aperta la possibilità di una
trasformazione che è compito della realtà operare, prevede una sospensione di
alcune decisioni che verranno prese in cantiere al momento della costruzione...

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... B&M: E' forse
il primo insegnamento ricevuto tanto nella scuola quanto nel lavoro di studio:
l'architettura che progetti e realizzi servirà a qualcuno e avrà, con le
persone, rapporti in sè molto più importanti di quelli che legano il progetto e
l'architettura realizzata al progettista. Non è una occasione di
autocelebrazione o una dimostrazione di potenza, ma una offerta di risposte. Al
progettista rimane la scelta del tono, più o meno alto, di tali risposte. Credo
sia questo il nucleo fondamentale della lezione di Gabetti & Isola...

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...GD: Ricordo i
primi tempi, quando sono arrivato in studio, a 19 anni, e disegnavo quanto
serviva per la Bottega di Erasmo, al tecnigrafo; i sistemi di rappresentazione
erano ancora diversi. Era il periodo dall'esperienza di Italia 61 (la grande
mostra torinese per il centenario dell'Unità d'Italia) e di un avvicinamento
all'arte giapponese. Nella grafia che oggi osserviamo nei disegni della Bottega
d'Erasmo, l'architettura posta in alto, le grandi sbavature che scendono, non
erano certo architettura ma motivi decorativi che la avvaloravano. Fu quella la
mia formazione e fu un periodo molto difficile. Ero solo in studio e avevo una
mia attività parallela, soprattutto nell'ambito del design, che mi consentì di
non essere fagocitato dalla forte personalità dei maestri. Questa attività mi è
sempre stata riconosciuta di alta qualità e rispettata. Lavorando con loro,
soprattutto con Gabetti, venne un momento in cui iniziai a chiedermi perché non
mi parlasse più apertamente, perché non mi si spiegasse in maniera esplicita ciò
che sarebbe stato così semplice spiegare. Dopo qualche anno ho capito che il
vero insegnamento consisteva nel volermi far cogliere le cose non dette, nel
farmi capire da solo, nel trovare l'insegnamento dentro di me...