centro culturale – Un edificio protagonista della recente storia cilena, caratterizzata da un contesto di polarizzazione ideologica e politica e di divisione sociale.

È stato costruito con l'obiettivo di celebrare "l'uomo nuovo" durante il governo del presidente Salvador Allende e, dopo il colpo di stato, è divenuto la sede del governo sotto il regime del generale Pinochet, vera e propria incarnazione del "centro del potere". Il 5 marzo 2006, un incendio divampato nel settore orientale dell'edificio ha completamente distrutto la grande sala dell'assemblea, che aveva una capienza di 2.000 posti. Di fronte all'esigenza di provvedere al futuro dell'edificio, il governo ha indetto un concorso internazionale di architettura in cui il nostro progetto si è classificato primo su 55 diverse proposte.

La strategia di progettazione adottata è incentrata sul ruolo che l'edificio ricopre nel contesto della città. Esso infatti si presta a una fisionomia di stampo urbano capace, a nostro avviso, di ripristinare il rapporto con l'ambiente in cui s'inserisce, diventando esattamente l'opposto di ciò che è stato sinora. Dal punto di vista tecnico ed espressivo, la proposta è semplice poiché recupera idee e connotati architettonici già presenti nel progetto originale, reinterpretate in chiave contemporanea con l'obiettivo di erigere un nuovo gruppo di costruzioni. I principi ispiratori erano quattro e tutti sono confluiti nel concetto onnicomprensivo di "trasparenza": l'apertura verso la città e il rapporto con essa mediante la realizzazione di un vasto piazzale e di volumi ariosi sottostanti, la costruzione di nuovi spazi a uso pubblico, l'accoglienza della comunità all'interno dell'edificio mediante un'offerta dedicata e, infine, la legittimazione del progetto tramite l'inclusione di numerosi soggetti sociali per creare un nuovo polo di attrazione all'interno della città. Il progetto intende segmentare il grande complesso architettonico in tre edifici di minori dimensioni, articolati in un insieme di nuovi spazi pubblici. Abbiamo voluto rendere palese all'esterno parte delle variegate funzioni che si svolgono all'interno offrendo allo sguardo dei passanti una visione delle attività che si susseguono e dei loro protagonisti, secondo un criterio di condivisione.

L'edificio stesso diviene portavoce di quanto accade al suo interno. Dal punto di vista urbanistico, esso diventa un dono offerto alla città con il suo tetto riprogettato adibito a spazio pubblico attrezzato. Un edificio con funzioni culturali e artistiche dovrebbe sempre ispirarsi al principio della trasparenza e promuovere la condivisione non soltanto con i suoi utenti diretti, ma con l'intera comunità nel suo complesso. Ma, poiché è impossibile mostrare tutto a sfida era scegliere cosa rendere visibile e in che modo. Si è pertanto optato per una gradazione di trasparenze espresse mediante un sistema di copertura verticale che vira progressivamente dall'apertura totale e trasparente alla chiusura totale e opaca. Le sale destinate alle arti sceniche vengono proposte come altrettante "scatole" o "contenitori" in cui prendono vita la musica, la danza e il teatro. Dall'esterno il visitatore non è in grado di vedere cosa succede all'interno, ma percepisce che si tratta di qualcosa d'importante. Una sala per le rappresentazioni deve essere completamente dissociata dall'esterno così da poter creare una sua propria realtà.  Le luci si spengono immergendo l'ambiente nell'oscurità,  in sala regna il silenzio. Solo allora la fantasia prende il sopravvento sostituendosi alla realtà: comincia lo spettacolo. Lo sviluppo orizzontale dell'edificio è suddiviso in tre volumi primari che ospitano le aree principali previste nel progetto ossia, procedendo da ovest a est e nel medesimo ordine: il Centro di documentazione per le arti sceniche e la musica (biblioteca), il Polo culturale per le arti sceniche e la musica (sale prove, musei e spazi espositivi) e la grande Sala da concerti (teatro per 2.000 persone). In corrispondenza dello spazio pubblico, i tre edifici sono separati l'uno dall'altro e i passanti possono compiere un giro completo interno a ciascuno di essi, traendo il massimo dal progetto. Ai livelli inferiori, invece, i tre complessi vanno a riunirsi creando un unicum architettonico. Le estensioni che li separano sono state trasformate in piazzali coperti, destinati all'uso pubblico, che invitano i passanti a prendere possesso di un edificio in perfetta sintonia con la città. Le prime due strutture orientate a est fanno parte della riprogettazione del fabbricato esistente, sopravvissuto all'incendio, mentre il resto è un'opera completamente nuova. In verticale, gli spazi sono collegati tramite ambienti a tripla altezza che consentono di abbracciare l'intero progetto e sostengono ciascun edificio. Il senso di unione è accentuato dall'uso dello stesso tipo di calcestruzzo sia all'interno che all'esterno, evitando di chiudere gli elementi strutturali verticali e conseguendo un alto grado di trasparenza.


scheda progetto

luogo: Av. Liberatodor Bernardo O'higgins 277, Santiago of Chile

cliente: Cristian Fernandez Arquitectos Lateral arquitectura & diseno

progetto architettonico: Cristian Fernandez Eyzaguirre, Christian Yutronic V., Sebastian Baraona R.

tempi di progettazione: 2008-2009

tempi di realizzazione: 2009-2013

superficie costruita mq: 44.000 sqm est.

scheda studio

Studio: Cristian Fernandez arquitectos

Indirizzo: Fitz Roy 1428, Las Condes

Città: Santiago del Chile

Telefono: 56 2 22076862

e-mail: cfa@cfa.cl

www: www.cfa.cl

scheda studio

Studio: Lateral Arquitectura & diseno

Indirizzo: Namur 51 of. 41

Città: Santiago del Chile

Telefono: 56-2 6648054

e-mail: contacto@lateral.cl

www: www.lateral.cl