Situati presso il Queen Elisabeth Olimpic Park, i Gantry Studios fanno parte del più ampio progetto di trasformazione di una struttura di servizio costruita in occasione dei Giochi Olimpici del 2012 a Londra: il grande centro per la stampa e le telecomunicazioni necessario a trasmettere le gare olimpiche a livello planetario. Al termine delle gare sportive, il complesso è stato convertito, prendendo il nome di Here East: un polo tecnologico in linea con il fermento creativo dell’area a Est di Londra e con il distretto di Hackney Wick. Questo ambito urbano è stato fortemente connotato da una storia industriale che ha raggiunto l’apice nella prima metà del ventesimo secolo. Nel periodo post-industriale l’area ha attraversato un’importante fase di riconfigurazione che lo ha portato a diventare una delle zone europee con la più alta presenza di artisti, designers e artigiani. I Gantry Studios, con i loro laboratori e spazi di lavoro economicamente accessibili, si inseriscono in questo contesto, contribuendo alla definizione del campus di Here East. Esito della collaborazione degli studi d’architettura britannici Hawkins\Brown e Architecture 00, l’intervento scaturisce dall’intuizione di dare nuova vita alla megastruttura in acciaio su cui erano alloggiati gli impianti di ventilazione a servizio del complesso: un impalcato privo di involucro, lungo oltre 240 m e organizzato su tre livelli fuori terra. L’occasione trasformativa è stata preceduta dal riconoscimento di potenzialità spaziali e funzionali che hanno scongiurato la demolizione della struttura ponendo le basi per il riuso. I solai metallici, con interpiano superiore a 7 m, vengono così interpretati come un suolo fruibile su cui insediare spazi per il lavoro non convenzionali.

Il progetto richiama le idee dei plug-in building, collegando elementi secondari, disponibili al ciclico rinnovamento, a un’infrastruttura di livello superiore, destinata a perdurare nel tempo. Infrastruttura di supporto ed elementi portati appaiono tra loro complementari, pur presentando caratteristiche antitetiche per dimensione, durata, funzione, matericità, ritmo ed espressione figurativa. L’una include il telaio portante, i solai, le reti impiantistiche e i percorsi distributivi: tutti componenti essenziali per accogliere nuove attività. Offre inoltre spazialità non predeterminate che si prestano a trasformazioni incrementali. Gli altri articolano l’edificio in ambienti confortevoli e protetti, via via configurati in base alle esigenze specifiche che accompagnano la mixité di funzioni e il potenziale avvicendamento di usi creativi. In questa prospettiva, i Gantry Studios si concretizzano come occasione per sperimentare un nuovo rapporto tra permanenza e variabilità nel riuso dell’esistente. Entrando nel dettaglio: l’infrastruttura di supporto, oltre alla struttura ritinteggiata di color nero, si completa introducendo due famiglie di elementi: il sistema di collegamenti verticali e una passerella che percorre centralmente i solai distribuendo nel suo spessore gli impianti necessari alle singole unità. La distribuzione verticale comprende un volume traslucido, posto in testata al corpo edilizio, contenente la scala e un montacarichi, e una coppia di scale in acciaio che connotano il prospetto principale con la propria tinta arancione. Gli elementi portati corrispondono invece alle ventuno diverse unità degli studios, realizzate in legno ricorrendo a un sistema costruttivo prefabbricato che prende il nome di WikiHouse. Molteplici spazi di lavoro vengono concentrati in micro-edifici indipendenti: scatole isolate termicamente e acusticamente, climatizzate e servite da impianti. Queste consentono di frammentare in ambienti misurati e confortevoli la spazialità monumentale originaria, rendendola così fruibile e conforme a nuovi usi. Ciascuna unità ha dunque la propria autonomia spaziale, il proprio carattere e la propria riconoscibilità figurativa, pur traendo benefici da una condizione di prossimità che apre a sinergie e forme di collaborazione. I volumi sono disposti a scacchiera sfruttando la profondità del corpo di fabbrica, alternandosi lungo la passerella centrale.

Gli spazi lasciati liberi si configurano come terrazzi condivisi, destinati alle relazioni sociali tra i singoli fruitori. Ciascuna unità, la cui forma rimanda all’archetipo della casa, è dotata al proprio interno di un lavabo con acqua corrente, sistema di riscaldamento elettrico, rete internet e sistema di comunicazione interno tra le unità. I servizi igienici sono invece condivisi e localizzati in due volumi indipendenti, uno per ciascun piano. Sebbene ogni Studios sia differente dagli altri - per estensione e per forma complessiva - si possono distinguere due diversi tipi: i più piccoli, disposti su un solo livello, sono posti in facciata; quelli più grandi, organizzati su due livelli, restano collocati nella campata strutturale retrostante. Gli esiti architettonici dell’intervento interpretano a pieno il concept iniziale, traducendolo in uno spazio unico nel suo genere che si candida a diventare riferimento per futuri riusi di strutture dalle spazialità assimilabili. Un manufatto che riporta al suo interno la complessità della città, con le sue strade, piazze e suoi edifici. Una camera delle meraviglie urbana che, nella sua collezione di artefatti unici, allude simultaneamente alla storia industriale locale e alla creatività legata ai nuovi usi, che oggi includono: uno studio di architettura, un birrificio, studi di registrazione, di grafici, di lighting designer, di artisti e archivisti digitali.

 

WIKIHOUSE: STANDARDIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE NEL SISTEMA COSTRUITO PREFABBRICATO
Il riuso della grande struttura in acciaio a servizio delle Olimpiadi 2012 di Londra trova nelle singole unità degli Studios l’elemento caratterizzante: è l’espediente attraverso cui i progettisti hanno sperimentato la possibilità di abitare una struttura ampia, non climatizzata e nata per ragioni tecniche, trasformandola in un incubatore di creatività e lavoro. Gli Studios sono realizzati in legno, impiegando il sistema WikiHouse ideato dallo studio londinese Architecture 00: una tecnologia open-source basata su progettazione parametrica e taglio dei componenti attraverso macchine a controllo numerico computerizzato (CNC). Ogni unità è costruita con il medesimo set di elementi standardizzati ma personalizzabili, permettendo così dimensioni, forme e bucature differenti, pur entro il medesimo schema condiviso, e superando il carattere omologante dato dalla prefabbricazione pur mantenendone i benefici costruttivi. La varietà degli studi è riferita sia al volume complessivo - alternando unità di uno o due livelli, tetti piani, a falda singola o doppia con diverse inclinazioni - sia alla dimensione e posizione di accessi, finestre e lucernari, sia infine ai tipi di rivestimento esterno impiegati, la cui ricchezza, in termini di materiali che di colori e texture, costruisce precisi rimandi ai prodotti delle industrie che hanno caratterizzato nel tempo il distretto di Hackney Wick. Tutti i componenti della struttura in legno vengono ricavati dal taglio di lastre in compensato dallo spessore di 18 mm. L’assemblaggio avviene a incastro, grazie a un sistema a cunei utilizzato sia per la realizzazione dei portali strutturali sia per gli elementi di raccordo. Il montaggio in sito dei componenti fabbricati in laboratorio non richiede manodopera particolarmente qualificata o specifiche strumentazioni, aprendo alla possibilità di auto-costruzione. Sebbene il sistema costruttivo consenta di assemblare le unità e trasportarle in un secondo momento nel sito di destinazione, nel caso dei Gantry Studios il montaggio è avvenuto direttamente in loco, superando così i vincoli spaziali della struttura esistente. Il tempo di realizzazione di ogni studio ha richiesto una breve durata, compresa tra i sette e i dieci giorni. Il telaio strutturale di ciascuna unità ne rappresenta il nucleo resistente, pensato per un ciclo di vita di circa vent’anni, mentre i rivestimenti esterni, applicati a secco, possono essere facilmente sostituiti a seconda delle diverse esigenze d’uso e d’immagine, introducendo ulteriori variazioni nel tempo. Allo stesso modo, layout e attrezzature interne possono essere modificate e adattate a seconda delle necessità funzionali degli utenti, grazie anche alla versatilità degli impianti idrici ed elettrici interni, lasciati a vista.

Scheda progetto
Progettista: Hawkins\Brown with Architecture 00
Località: Queen Elizabeth Olympic Park, Stratford (London, United Kingdom)
Committente: iCITY (joint venture tra Delancey e Infinity SDC)
Area: 1.000 mq
Program: Artist Studios and Breakout Spaces
Completion date: 2018
Contractor: Paragon Interiors
Research partners: Wikihouse
Structural engineer: Momentum, Buro Happold
Fabricator: Leisure Technique
M&E engineer: Cundall
Project manager: Colliers International
Quantity surveyor: Gardiner and Theobald
Value: £2m
Awards: Offsite Awards 2020 - Product Innovation Award - Shortlisted, Offsite Awards 2020 - Best Use of Timber Technology - Shortlisted, AJ100 Awards 2019 - Collaboration of the Year - Shortlisted, R+D Awards 2018 - Honorable mention
Photos: Rory Gardiner, Jack Hobhouse, Hawkins\Brown, Ross Kinghorn (PYPR on behalf of Here East), GG Archard, Tim Crocker
Drawings: Hawkins\Brown, Architecture 00, dn&co

Arketipo 149, Recupero, settembre 2021