Testi di Davide Cattaneo e Alessandra Coppa

GIO PONTI E ARCHITETTURA SOSTENIBILE
   Testi di Davide Cattaneo e Alessandra Coppa

Gio Ponti e l'architettura
sacra

A cura di Maria Antonietta Crippa e Carlo
Capponi
Silvana Editoriale, 2006

Qualche anno fa, in un articolo sul Corriere della Sera che sottolineava la
distanza che separa la spiritualità della chiesa dai presupposti della pittura e
scultura del Novecento, Gillo Dorfles si domandava se fosse possibile oggi
un'arte sacra "veramente contemporanea". Resta tuttavia da chiedersi se la vera
sfida per il cattolicesimo odierno sia solo quella del linguaggio stilistico
delle singole opere, e se la stessa sia estendibile anche alla progettazione
degli "edifici", che le opere d'arte devono ornare. La sfida, a partire dal
secondo Novecento verte sulla costruzione architettonica delle nuove chiese,
chiamate dai Concilio Vaticano II (1959/62) ad assecondare riti radicalmente
semplificati, riportati di punto in bianco all'originaria trasparenza
comunicativa. I quarant'anni che seguono il Concilio infatti rappresentano
un'unica, inquieta stagione di ricerca architettonica.
A Firenze, la prima
chiesa della nuova era, e nel contempo l'ultima di quella precedente, fu San
Giovanni Battista al casello autostradale di Calenzano: la così detta "chiesa
dell'Autostrada" progettata da Giovanni Michelucci, iniziata nel 1959, ma
portata a compimento durante il Concilio.
Tra gli interni resi affascinanti
grazie al gioco strutturale messo al servizio della luce, ricordiamo poi quelli
di Alvar Aalto a Santa Maria Assunta a Riola (Bologna).
Negli ultimi decenni
del XX secolo, analoghi elementi "sperimentali" sono stati privilegiati dagli
architetti di chiese, nella convinzione che l'edificio sacro debba proclamare la
sua presenza, distinguendosi da altre tipologie architettoniche. Tra gli esempi
italiani più riusciti, la concattedrale di Taranto del 1971, di Gio Ponti. Di
questa chiesa e di tutta la produzione di architettura sacra di Ponti, figura di
indiscussa fama nel panorama dell'architettura e del design italiano del
Novecento, tratta il libro "Gio Ponti e l'architettura sacra. Finestre aperte
sulla natura, sul mistero, su Dio" a cura di Maria Antonietta Crippa e Carlo
Capponi con testi di Paolo Campiglio, Luigi Spinelli (Silvana
Editoriale).
L'architettura delle chiese che Ponti ha affrontato, con grande
dedizione, partendo da una profonda meditazione religiosa, risulta ancora quasi
completamente sconosciuta al pubblico.
Questo volume colma pertanto un vuoto
nella letteratura critica sull'autore, offrendo una panoramica dettagliata delle
opere a carattere religioso, come i complessi parrocchiali milanesi, nonché
delle numerose tombe e cappelle funerarie, alcune fino a oggi inedite, che Ponti
ha progettato spesso per gli stessi committenti che lo interpellavano per la
realizzazione di edifici civili. Le realizzazioni di Gio Ponti, fotografate da
Federico Brunetti e commentate nelle schede, sono precedute da otto saggi
critici. Completano il volume un'antologia di scritti di Ponti sul tema del
sacro e una bibliografia ragionata.
"Costruire una chiesa è un po' come
ricostruire la religione, restituirla alla sua essenza" (Gio Ponti, "Amate
l'architettura" ). È questa l'idea a cui Gio Ponti ha cercato di rimanere fedele
nel progetto delle numerose architetture sacre che questo volume illustra e
descrive. Nella prima parte dopo aver chiarito i caratteri specifici della
modernità pontiana rispetto a quella internazionale, autori diversi
approfondiscono i temi del Ponti artista, dell'invenzione tecnologica nelle sue
architetture religiose, e del rapporto tra Ponti e il teatro, campo in cui ha
lavorato sia come scrittore di testi sia come disegnatore di scenografie.
Ma
è nella seconda parte che il testo entra più propriamente nel merito
dell'architettura sacra pontiana, soffermandosi sui singoli edifici di culto,
tra i quali le chiese milanesi di San Luca Evangelista, una splendida
reinterpretazione della facciata a capanna; di San Francesco al Fopponino,
semplice, essenziale e luminosa; di Santa Maria Annunciata dell'ospedale San
Carlo Borromeo, a navata unica e volumetria cristallina, con le estremità
fortemente rastremate; fino al capolavoro della concattedrale di Taranto, fatta
di muri bianchi e di aria.
C'è un concetto su cui gli autori del libro
giustamente insistono molto, ed è l'idea secondo cui l'architetto milanese
appartiene a un razionalismo architettonico del tutto italiano, e si inscrive
nell'ambito di "un' altra modernità" rispetto a quella tracciata dai maestri del
funzionalismo e del razionalismo radicali, dai quali pur non può prescindere, né
può ignorare, ma che al contrario interseca, talvolta contrapponendosi, più
spesso partecipandovi a modo proprio, con proprie, evidentemente autonome,
intenzionalità. Nell'opera sacra di Ponti esiste poi un innegabile rapporto con
la tradizione, che per Ponti è primariamente italiana e milanese, così come
cattolica. Lui stesso infatti coraggiosamente affermava che "una civiltà
italiana, veramente italiana, ha una vocazione cristiana e cattolica, o non è
italiana". Non si capisce Ponti se non si considera la sua profonda fede
cattolica, che traspariva da una passione per la vita, in tutte le sue
manifestazioni, tradotta in una operosità senza sosta e incredibilmente feconda,
fino agli ultimissimi momenti della sua vita.
Dopo Gio Ponti, Michelucci e
Alvar Aalto, molti committenti e architetti preferirono l'anonimità di chiese
polivalenti: grandi aule luminose ma prive di elementi evocanti la tradizione
cattolica e che all'esterno si mimetizzassero con l'architettura funzionale dei
nuovi quartieri periferici in cui (tipicamente) sono costruite. (Alessandra
Coppa)


Architettura sostenibile. Processo costruttivo e
criteri biocompatibili

Gianluca Minguzzi
Skira
Milano,
2006

Un volume dedicato all'architettura sostenibile, un importante contributo per
valutare l'importanza del rapporto tra processo produttivo edilizio e qualità
degli edifici. La tutela delle risorse e la qualità dell'ambiente costruito è un
tema quanto mai attuale per l'architettura contemporanea, sempre più orientata
verso la realizzazione di sistemi edilizi e spazi urbani che possano sfruttare
al meglio le risorse energetiche esauribili, utilizzando le fonti energetiche
rinnovabili attraverso l'integrazione di tecnologie energetiche sostenibili. Le
normative e le nuove Direttive Europee sul contenimento dei consumi e sul
miglioramento del bilancio energetico degli edifici dovrebbero costituire una
spinta decisiva per un effettivo cambiamento nelle procedure di progettazione
del nuovo patrimonio edilizio e nella gestione di quello esistente. Questi temi
sono esaustivamente affrontati nei quattro saggi contenuti nella prima parte del
volume, scritti da Thomas Herzog (architetto di fama mondiale), Brian Ford
(Preside della Facoltà di Architettura dell'Università di Notthingham), Mario
Cucinella (professionista di livello nazionale e internazionale), Paolo Rava
(fondatore dell'Associazione Nazionale di Architettura Bioecologica). Nella
seconda parte del volume viene invece proposta una selezione di opere,
classificate secondo una tipologia funzionale, che hanno partecipato al "Premio
Internazionale Architettura Sostenibile" (giunto quest'anno alla terza
edizione), ideato e promosso dalla Facoltà di Architettura dell'Università di
Ferrara e dall'azienda Fassa Bortolo. La descrizione di edifici residenziali,
scolastici, enologici, specialistici, sperimentali e di interventi integrati
nell'ambiente, viene elaborata sulla base di relazioni tecniche e illustrative
fornite di progettisti, per cercare di mettere in luce le linee guida dei
criteri biocompatibili all'interno del processo costruttivo di un'architettura
responsabile. Nella terza parte infine sono riportati i progetti premiati e le
motivazioni di aggiudicazione della Giuria ed analizzati, in brevi schede
descrittive, anche tutti i progetti partecipanti alle prime tre edizioni del
premio. (Davide Cattaneo)