Autore testo: Lorenzo Soro, Valentina Susini
I graniti sono rocce endogene di tipo intrusivo, originatesi dalla solidificazione del magma che non ha potuto raggiungere la superficie terrestre e si è solidificato in profondità . Sono composti essenzialmente da quarzo, feldspati e miche; presentano una struttura granulare estremamente compatta con cristalli di grandi dimensioni. Sono materiali resistenti, duri, durevoli, lucidabili. Le tonalità più frequenti del granito sono chiare, bianche o rosa con macchie in colori più scuri, dal grigio al nero. Sono estratti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Calabria, Veneto e soprattutto Sardegna. Tra i graniti esteri si ricordano quelli spagnoli, canadesi, finlandesi, svedesi e brasiliani.  Prestazioni e requisiti Il granito viene considerato il materiale più idoneo per le utilizzazioni in esterno data la sua elevata caratteristica di resistenza meccanica, durabilità , resistenza all'esposizione agli agenti atmosferici. Una delle loro caratteristiche è quella di poter essere utilizzati mantenendo costanti le qualità estetiche, motivo per il quale risultano essere il materiale più adatto per il rivestimento di superfici molto estese. Le sue notevoli caratteristiche tecniche e comportamentali lo rendono utilizzabile per molteplici funzioni e in ogni condizione.  Vedi la tabella sulle proprietà di alcuni graniti
POSA IN OPERA La posa in opera del rivestimento può avvenire secondo metodi tradizionali (a umido) o secondo metodi più innovativi (a secco).  Metodo di ancoraggio a umido Questo sistema viene utilizzato preferibilmente quando la struttura da rivestire non supera i 3 m di altezza. Le lastre vengono saldate al supporto mediante malta, collanti e/o zanche.  Imbottitura completa di malta Le lastre vengono applicate al supporto mediante l'imbottitura dell'intercapedine con malta colata dall'alto posteriormente alle lastre.  TECNICA DI POSA Si consiglia di procedere alla posa in opera mediante getti parziali, ossia riempiendo di malta la zona inferiore della lastra per una altezza di circa 10 cm. Lo stesso procedimento va effettuato per la lastra superiore dove la malta che viene introdotta deve trovare appoggio su un battente appositamente predisposto sul bordo superiore della lastra inferiore precedentemente posta in opera. Tale battente viene realizzato con malta pastosa. Seguendo questo procedimento si ottiene una imbottitura di malta a fasce orizzontali tra le quali rimane uno spazio aerato che consente la circolazione dell'aria tra rivestimento e parete. E' importante che ogni materiale possa seguire le proprie variazioni dimensionali senza arrecare danni al rivestimento: per garantire tale possibilità , nella posa in opera vanno considerate le distanze tra le lastre. Le realizzazioni a giunto aperto, per le lastre, devono presentare distanze di almeno 6 mm; quelle a giunto chiuso, distanze di almeno 2-3 mm. I giunti vanno poi stilati con sigillanti, in modo da impedire la penetrazione dell'acqua.  Malta e zanche Nella posa in opera con malta si ricorre all'utilizzazione di dispositivi metallici che assicurino le lastre lapidee al supporto murario. Questi dispositivi (zanche o grappe) presentano una forma adatta ad inserirsi negli appositi alloggiamenti ricavati nei bordi delle lastre, in modo da trattenerle assicurando loro la dovuta sicurezza statica. La posa in opera con malta e zanche può essere di due tipi: a zancatura rigida non portante e a zancatura rigida portante.  Nella tecnica a zancatura rigida non portante le zanche (non portanti) hanno come unica funzione quella di evitare il ribaltamento delle lastre. Tali zanche sono realizzate tramite tondino metallico ripiegato alle estremità a 90° in modo da permettere il fissaggio del bordo superiore della lastra alla struttura portante. La lastra risulta in tal modo semplicemente ancorata ma non sostenuta. Questo sistema prevede sempre l'imbottitura completa posteriore di malta. Lo svantaggio consiste nel fatto che, a partire dalla seconda fila fino all'ultima, le lastre essendo sovrapposte si trasmettono i carichi. Il tondini metallico può anche essere conformato in modo da poter ancorare due lastre contigue. In questo caso, il tondino viene sagomato a martelletto e attorcigliato ad un altro tondino preventivamente alloggiato nella retrostante muratura di supporto. Al posto del tondino metallico, può venir utilizzata una zanca con l'estremità sdoppiata in due lembi ripiegati in versi opposti, che offre maggiore resistenza.  Nella tecnica a zancatura rigida portante le zanche svolgono una duplice funzione: il ritegno della lastra inferiore ed il sostegno della lastra contigua superiore. Di solito sono fermate da un ferro piatto con frontale a 'doppia T' che trova alloggiamento nelle due scanalature praticate sulle coste orizzontali delle lastre. Questo tipo di zanca è adatto per lastre di forte spessore e notevoli dimensioni. Anche in questo caso è prevista l'imbottitura completa posteriore di malta. Difetti: il sistema con le zanche è un sistema ' fisso' di ancoraggio; una volta poste in opera le zanche, non è possibile effettuare regolazioni delle lastre nelle tre direzioni dello spazio che permettano di complanare la facciata.  Incollaggio a mastice E' una tecnica che utilizzata per i rivestimenti in materiale lapideo, da qualche anno viene utilizzata anche per la posa in opera dei materiali lapidei. Come elemento di collegamento tra rivestimento e supporto murario, vengono utilizzate malte a base di leganti plastici (caucciù, resine). Questa tecnica, tra i vari vantaggi, consente di impiegare rivestimenti di spessori sottili, di eliminare tutti i tipi di dispositivi di ancoraggio, e consente una maggiore rapidità di installazione. Tuttavia esistono delle problematiche che derivano proprio dalla natura del collante utilizzato il cui spessore risulta talmente sottile da non consentire la correzione di eventuali irregolarità della parete di supporto la quale dovrà pertanto essere perfettamente a piombo e liscia.  Metodo di ancoraggio a secco Questo metodo permette di realizzare rivestimenti le cui operazioni di montaggio risultano facilitate, e ove risulta possibile correggere le eventuali imperfezioni del supporto o rimuovere il rivestimento. La posa degli elementi può avvenire partendo sia dall'alto che dal basso. Nel primo caso si ha il vantaggio di evitare di sporcare o danneggiare le lastre sottostanti già posate.
I metodi di ancoraggio si suddividono in diretti e indiretti. Metodo diretto Nel metodo diretto vengono utilizzati elementi di ancoraggio chiamati 'puntiformi', costituiti da dispositivi che vengono applicati direttamente alla muratura da rivestire. Tali dispositivi possono essere fissi o regolabili: quelli fissi vengono applicati quando la distanza tra lastra e muratura non supera i 2-4 cm , mentre quelli regolabili permettono una maggiore distanza tra muratura e pannello essendo caratterizzati da staffe provviste di asole che consentono anche una migliore regolazione. In entrambi i casi gli elementi per agganciare le lastre al supporto sono costituiti da spinotti o staffe che si inseriscono in apposite scanalature o pozzetti praticati sulle coste inferiori e superiori delle lastre.  Metodo indiretto Nel metodo indiretto per l'ancoraggio tra rivestimento e muratura, viene utilizzata una sotto struttura composta da profili metallici sui quali vengono applicate le staffe con funzione portante e di trattenimento. Tale metodo permette di poter regolare le lastre secondo varie direzioni grazie alle staffe che scorrono su tutta la lunghezza dei profili metallici. Questo metodo può essere applicato anche su pareti fuori piombo come quelle di edifici di vecchia costruzione. Con struttura in c.a. e tamponamenti in laterizio, questo metodo prevede la posa di profili distanziali interpiano in acciaio, che vengono applicati alle travi e alle fasce marcapiano in c.a. In entrambi i metodi è possibile prevedere la disposizione, tra rivestimento e supporto, di uno spazio per la circolazione dell'aria secondo il sistema della parete ventilata, oppure la presenza di pannelli isolanti.  Bibliografia: S. Casini, La facciata in pietra- tecnologie e metodi progettuali, (tesi di laurea), Università degli studi di Firenze, Facoltà di Architettura, 1994. C. Amerio (a cura di), Strumenti per la tecnologia delle costruzioni e la progettazione edilizia, Società editrice internazionale, Torino, 1996. E. Gregorini, I rivestimenti esterni- materiali e sistemi, Maggioli Editore, Rimini, 1996. A. Boeri, Pietre naturali nelle costruzion, Ulrico Hoepli Editore spa, iMilano, 1996. M. di Sivio, Facciate di pietra ' il marmo nell'architettura contemporanea: tecnologia dei paramenti esterni tra innovazione e tradizione, Alinea editrice, Firenze, 1993. C. Amerio ' G. Canavesio, Tecniche ed elementi costruttivi, vol.4°, fa parte di 'Strumenti per la tecnologia delle costruzioni e la progettazione edilizia, collana a cura di C. Amerio Torino, Società editrice internazionale, 1996.  Fonte foto: E. Gregorini, I rivestimenti esterni- materiali e sistemi, Maggioli Editore, Rimini, 1996.
Autore foto: Erica Gregorini |
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