GREENHOUSE (WINTER)
Fino al 19 aprile 2009
Torino
   

Giovedì 5 febbraio 2009, negli spazi interni del Parco Arte Vivente ha
inaugurato la collettiva "Greenhouse(winter)", a cura di Claudio Cravero, che
rientra nell'ambito dell'Art Program diretto da Piero Gilardi e vede la
partecipazione di Giuliana Cunéaz, Filippo Leonardi e Dario Neira, tre artisti
scelti nel panorama italiano che indagano alcune tematiche legate al vivente nei
suoi attuali binomi corpo/strumento, scoperta/invenzione e
biologico/mentale.
L'esposizione nasce dalle suggestioni che il termine
inglese "Greenhouse" immediatamente evoca: una serra. Spazio solitamente
realizzato in vetro che irradia e trasmette calore a tutti gli elementi viventi
compresi nella sua struttura, la serra è anche il luogo che definisce una sorta
di giardino d'inverno, lo spazio che raccoglie tutte le essenze e le piante che
in questa stagione - se collocate in esterno - morirebbero.
A partire dai
processi artistici messi in atto nei lavori di Giuliana Cunéaz, Filippo Leonardi
e Dario Neira, l'esposizione intende tracciare un paesaggio concepito come
esplorazione delle identità culturali e biologiche nella negoziazione
dell'alterità, vale a dire l'altro da sé e il sé visto con gli occhi dell'altro.
Ed è, dunque, in questa direzione che si inseriscono le opere dei tre artisti,
lavori che si collocano cioè al crocevia di esperienze esistenziali, sociali e
culturali concomitanti.

Parlare di "vivente", in questa direzione, significa quindi considerare le
opere di Cunéaz, Leonardi e Neira dei "biofatti" (per utilizzare il termine
coniato dalla filosofa tedesca Nicole Christine Karafyllis), ossia sistemi
viventi in cui la crescita è indotta da un trattamento tecnico. E poiché
l'essere umano è un ibrido tra natura e tecnologia, biofatto diventa un termine
neutrale che contiene un largo spettro di significati compresi tra due poli: le
entità naturali e gli artefatti. Vivente, dunque, è uno stato dell'essere ben
distante dal semplice fatto di vivere (o peggio sopravvivere); dire vivente
implica una biografia del soggetto analizzato che conduce ineluttabilmente a un
punto iniziale e alla sua spaziale e temporale determinazione, spesso crocevia
di esperienze sociali, esistenziali e culturali concomitanti, quando cioè
avviene l'incontro con l'alterità, l'altro da sé e il sé visto con gli occhi
dell'altro.
In una prospettiva di questo tipo, i lavori dei tre artisti di
GREENHOUSE (WINTER) intendono presentare - e non rappresentare - un paesaggio
concepito come esplorazione delle istanze culturali e biologiche nella
negoziazione dell'identità e, nell'insieme, disegnano una sorta di pépinière, un
vivaio per l'incubazione dei semi, costituendo al tempo stesso il punto di
incontro di esperienze diverse che entrano a far parte di un patrimonio creativo
aperto a molteplici possibilità di interpretazione del dato naturale. Mentre,
infatti, le opere di Giuliana Cunéaz e Dario Neira, con l'impiego di
strumentazioni tecnologiche, indagano i confini tra natura e tecnologia
avvicinandosi alla scienza e alle biotecnologie, le installazioni di Filippo
Leonardi riflettono su attuali tematiche ambientali secondo un'idea di
biopolitica. Attraverso un repertorio di immagini elaborate in 3D, Giuliana
Cunéaz indaga così la struttura e l'essenza di diverse forme naturali
intervenendo però direttamente sul monitor con dettagli pittorici (screen
paintings); Dario Neira, invece, presenta due installazioni che esplorano, da un
lato, il corpo umano in relazione alla strumentazione medica per la creazione di
nuovi tessuti cutanei e, dall'altro, attraverso un'opera testuale site specific,
gli effetti e i disturbi di un noto anticrittogamico indagati a livello
farmacologico. Filippo Leonardi, infine, dà vita a un'installazione compresa nei
termini di un'antropologia del rapporto uomo-pianta-insetto, una sorta di
biofilia che esplora le relazioni di co-dipendenza evolutiva tra esseri umani e
mondo naturale.
E se, dopo il postmodernismo, viviamo davvero nell'epoca
della riproducibilità biocibernetica (W.J.T. Mitchell), un periodo cioè
caratterizzato da modalità produttive nate dalla combinazione della computer
technology e della biologia, allora lo spettro del nostro tempo non è - come
nell'epoca della riproducibilità tecnica teorizzata da Benjamin - la
frammentazione di massa, quanto invece la creazione di massa, la fantasia
illimitata, e solo a tratti controllata, di una riproduzione frenetica e
accelerata che rende possibile l'ingegneria genetica e la
clonazione.
GREENHOUSE (WINTER), dunque, diventa la prima di una serie di
occasioni espositive del PAV per ripensare le pratiche artistiche di oggi in
relazione alle cose che ciclicamente si trasformano. Crescendo.

GREENHOUSE (WINTER) non costituisce solo il primo dei momenti espositivi del
PAV all'interno della serra, ma diviene il punto di incontro di esperienze
diverse dove ognuna entra a far parte di un patrimonio creativo aperto a
molteplici possibilità di interpretazione del vivente, del reale e del naturale
e nello spirito del PAV, in relazione alle opere esposte nell'ambito di
GREENHOUSE (WINTER), vi saranno numerosi spazi e momenti di laboratorio, a cura
di Orietta Brombin, che coinvolgeranno il pubblico nelle pratiche espressive
presentate dagli artisti. Sarà inoltre organizzato un workshop dal titolo "From
genesis to revelation", un laboratorio per gli artisti e addetti ai lavori,
condotto da Dario Neira nei giorni 26-27-28 febbraio.

Informazioni:
PAV / Parco Arte Vivente
Via Giordano Bruno, 31
10134
Torino
Tel. 011.19505210
www.parcoartevivente.it