Intervista – Il neo presidente Patrizia Copat illustra le prossime sfide dell'associazione che fa parte di Assarredo: rapporto con i mercati internazionali, innovazione, notorietà del gruppo

Patrizia CopatIl rinnovo delle cariche associative in Federlegno - Arredo ha dato nuovo impulso anche al Gruppo Cucine, storicamente uno dei più importanti per Assarredo. Il neo presidente Patrizia Copat ha già avviato una serie d'incontri, per definire un programma articolato d'iniziative e progetti che vedranno coinvolti tutti gli associati. «Il nostro intento è creare dei gruppi di lavoro sui temi più importanti per il nostro settore», ha dichiarato la Copat. «Il rilancio del Gruppo Cucine passa necessariamente attraverso il coinvolgimento di tutti».

Quali sono le priorità su cui lavorerete?
Abbiamo individuato tre aree principali e per ognuna stiamo costituendo una commissione, presieduta da un coordinatore. La prima è legata all'internazionalizzazione delle nostre imprese, sempre più importante per la crescita delle aziende. La seconda sulla ricerca e sull'innovazione, la leva più autentica per competere globalmente. La terza è legata alla notorietà del Gruppo Cucine sia all'esterno sia all'interno di Federlegno - Arredo. A questo proposito, su ognuno dei progetti in corso di studio, ci sarà un confronto con l'associazione Assarredo di cui facciamo parte. Le iniziative saranno coordinate e compatibili con la loro attività e con quelle di Federlegno.

Come può essere sviluppato il processo d'internazionalizzazione per l'industria della cucina italiana?
Sicuramente, una delle strade da percorrere è stabilire delle buone relazioni con le organizzazioni fieristiche internazionali più importanti. Ogni singola azienda può muoversi liberamente sul mercato, ma è importante dare un segnale di coesione, perché questo significa più forza contrattuale. Il tutto, ripeto, di concerto con Assarredo e con particolare attenzione a ogni possibile sinergia verso i settori merceologici complementari.

Come pensate di orientare la ricerca nel settore?
Il piano nei suoi dettagli deve ancora essere definito dalla commissione preposta, ma sappiamo quali sono le esigenze. Per competere, dobbiamo mantenere alto il livello di sviluppo e stile che ci contraddistingue, aumentando il livello di “conoscenza” anche attraverso collaborazioni con istituti di ricerca avanzata e, a tale scopo, gli investimenti delle singole aziende possono non essere sufficienti. Manca, ad esempio, la possibilità di attingere a un serbatoio di nuovi talenti, che abbiano una competenza specifica sulla cucina. Una strada potrebbe essere quella d'istituire un master di specializzazione con stage presso le nostre aziende. Queste, a loro volta, devono saper dare il giusto spazio alle giovani leve, che possono arricchire d'ingegno le nostre realtà industriali. Valuteremo anche possibili collaborazioni con istituzioni che già operano nel settore del design, come la Fondazione Adi, che sappiano dare ascolto alle esigenze specifiche del Gruppo Cucine.

Visibilità e notorietà del Gruppo Cucine: come potenziarle?
La prima necessità è ampliare la base del Gruppo Cucine, cui mancano anche alcune aziende di rilievo. Credo che un programma di lavoro snello, concreto e convincente sia la prima forza che dobbiamo mettere in campo. Siamo tutti consapevoli che la complessità del momento richiede uno sforzo comune e ho fiducia che insieme, con una base ancora più forte, potremo valutare meglio tutte le possibilità per far emergere le nostre necessità, anche a livello associativo, e per dare maggior visibilità al settore.

Un presidente giovane e molti consiglieri che fanno parte della nuova generazione: stiamo assistendo a un passaggio del testimone anche a livello associativo?
Sicuramente è giunto il momento per i giovani imprenditori di assumersi responsabilità anche a livello associativo, oltre che nelle singole aziende, ma questo non vuole dire dimenticare il patrimonio di conoscenza ed esperienza di chi ha condotto fino a oggi le imprese e le ha fatte diventare uno dei simboli del made in Italy nel mondo. Per questo, ho pensato d'istituire una quarta commissione, chiamata “Consiglio dei saggi” di cui faranno parte alcuni degli imprenditori più importanti. Al loro vaglio passeranno tutte le iniziative che andremo a definire. Un programma valutato e condiviso da tutti è la miglior garanzia di successo.