A sette anni dalla sua inaugurazione, il Guangzhou Circle conserva tutta la propria natura iconica e il proprio carattere di landmark building nella capitale della provincia del Guandong: il progetto rappresenta uno dei simboli identitari della metropoli cinese, vera porta d’accesso meridionale al “regno di mezzo”, ma anche emblema nella dialettica tra Oriente e Occidente.
Progettato dallo studio JDP Joseph Di Pasquale architects, il "cerchio" è stato inaugurato nel 2013 e ospita la sede del Hong Da Xing Ye Group, la borsa di interscambio di materiale plastico più grande al mondo. Nel 2014, la CNN lo ha annoverato tra i dieci più interessanti edifici a livello mondiale.


Il Guangzhou Circle si eleva su 33 piani per 138 metri di altezza e 85.000 metri quadri di superficie. È posizionato sulla riva del Fiume delle Perle al confine sud ovest della città, presso la modernissima stazione sud della ferrovia ad alta velocità. È il più alto edificio circolare al mondo e ha la caratteristica unica di avere uno spazio vuoto al centro, anch'esso perfettamente circolare, con un diametro di 48 metri.
È uno dei primi tentativi di esplorazione di un nuovo tipo di landmark building pensato per il Terzo Millennio, non più basato sullo stereotipo occidentale e americano del grattacielo verticale che troppo spesso è stato adottato in modo acritico nelle grandi città asiatiche.
Nelle intenzioni dell’architetto Joseph Di Pasquale c'è stata infatti la dichiarata volontà di elevare un edificio dal forte valore iconico ma che si differenziasse percettivamente rispetto alla torre verticale, cercando nei caratteri della scrittura cinese una possibile fonte di ispirazione. Il Guanghzou Circle viene infatti definito dal suo progettista un "ideogramma urbano".

Molti sono i significati associati alla forma dell'edificio in grado di creare un ponte tra Oriente e Occidente e tra passato e presente: dai classici dischi di giada carichi di concetti simbolici profondissimi, alla tradizione numerologica del Feng Shui. In particolare, il doppio disco di giada è il simbolo regale dell'antica dinastia cinese che governava questo territorio circa duemila anni fa. Il Guanghzou Circle, riflettendosi nell'acqua del fiume, forma esattamente il medesimo disegno: un doppio disco di giada. Questa figura corrisponde anche al numero 8 che per la cultura cinese ha un forte valore propiziatorio.

D’altro canto, anche la tradizione occidentale è presente nella concezione del Guanghzou Circle e si esplicita attraverso un chiaro riferimento al tema della "quadratura del cerchio" proprio del Rinascimento italiano: le due facciate circolari infatti contengono e sostengono anche strutturalmente dei gruppi di piani sospesi che, per rendere abitabili gli spazi interni, riportano alla "quadratura" ortogonale la perfetta circonferenza delle facciate.

Le radici per me sono essenziali - ha affermato Di Pasquale -. Il confronto e l’interscambio con altre culture è essenziale, ma questo non significa in nessun modo andare verso l’omologazione dei comportamenti e delle mentalità, ma al contrario acquisire una maggiore consapevolezza dei propri valori. La conservazione di questi valori e il legame con la tradizione sono la mia principale fonte di ispirazione, e sono a mio avviso la cifra di quello che ritengo essere una evoluzione culturalmente sostenibile che fa riferimento cioè a una identità solida perché ben radicata su un nucleo valoriale che va conservato e protetto. Questa accezione di conservazione è a mio avviso condizione necessaria per un progresso inteso come ‘evoluzione’ costruttiva contrapposto a un progressismo inteso come evoluzione distruttiva della propria identità, sia come individui che come collettività”.
Su questa linea, Joseph Di Pasquale ha riassunto così la sua visione della dialettica Oriente-Occidente: “Rispetto al dualismo tra cultura Occidentale e cultura Orientale che attraversa tutta la nostra storia, è importante, per un corretto approccio, non assumere un atteggiamento di 'scelta' e di prevalenza, dal momento che la presenza di un 'altro da sè culturale' diventa condizione essenziale ed esistenziale della propria stessa identità”.