Hufton + Crow

Costruire un grande edificio pubblico, ricco di servizi gratuiti aperti a tutti, è sicuramente un passo che contribuisce a costruire una nuova nazione per un popolo che dimostra di avere una gran voglia di aprirsi al mondo. Per questo motivo e per la sua eccezionalità, l’apertura del Centro Heydar Aliyev di Baku è stata salutata con favore. Il progetto di Zaha Hadid Architects è partito dall’idea di realizzare un continuo fluido tra lo spazio pubblico esterno e quello interno all’edificio, una “porosità” che invita a entrare e sentirsi liberi di “scivolare” da uno spazio all’altro, scegliendo il proprio percorso, tra museo, biblioteca, auditorium, bar, mostre temporanee e conferenze. La sensazione di poter curiosare, muovendosi senza ostacoli tra gli spazi, come in una grande piazza cittadina coperta, è il concept di questo progetto. Le grandi altezze e la totale assenza di colonne trasmettono la sensazione di trovarsi in un quartiere della cultura in cui, dall’atrio, si scorgono tutti gli spazi e, viceversa, anche i visitatori presenti in tutti i vari piani possono intravedere l’ingresso. Tutto fluisce partendo dall’atrio, scorrendo in orizzontale, ma, soprattutto, in verticale, aprendo vertiginosi coni ottici, delimitati dalle pieghe dell’involucro esterno, sulle solette dei vari piani che, disassati tra loro, si affacciano tutti sul foyer. Ciò che stupisce è la maestosità del vuoto, percepire come l’assenza di volume costruito interno porti a esplorare tutti gli spazi che si affacciano su esso, proprio perché il vuoto permette di vederli in contemporanea: da uno si scorgono sempre gli altri.

Il lotto di progetto, appena fuori dal nucleo storico di Baku, era diviso in due da uno strapiombo, precedentemente occupato da un fabbrica abbandonata risalente all’ex periodo sovietico e isolato da ampi viali oltre i quali vi sono anonimi condomini risalenti alla stessa epoca. Rispondendo al salto topografico, il progetto disegna un nuovo paesaggio, esterno al Centro, introducendo un piano inclinato che realizza un percorso ascensionale verso lo stesso. Un paesaggio terrazzato che stabilisce varie possibili connessioni tra il piazzale pubblico in sommità, l’edificio e il parcheggio sotterraneo. Questa soluzione ha ridotto sensibilmente i lavori di scavo, trasformando uno svantaggio iniziale del sito in una caratteristica chiave del progetto. Arrivati alla sommità del piano inclinato, si apre un’ampia piazza cittadina, accessibile a tutti, una sequenza di spazi per eventi dedicati alla celebrazione collettiva della cultura azera. Nella cultura islamica, reinterpretata qui in chiave contemporanea, la successione di disegni geometrici e calligrafici, oppure di colonne ripetute all’infinito, come gli alberi in una foresta, definisce uno spazio non gerarchico, che fluisce, “dai tappeti alle pareti, dalle pareti ai soffitti, dai soffitti alle cupole, con relazioni senza soluzione di continuità in cui le distinzioni tra elementi architettonici e il paesaggio si sfocano”. Le sfide tecniche da superare per costruire l’edificio sono state molte e hanno portato alla costruzione di mockup di quasi tutti gli elementi, per valutarne aspetto, prestazioni e montaggio. Infine, l’illuminazione è un aspetto fondamentale per sottolineare il rapporto continuo tra esterno dell’edificio e gli interni. La progettazione illuminotecnica differenzia la lettura diurna e notturna della costruzione. Durante il giorno, il volume riflette la luce, modificando costantemente l’aspetto e la visione prospettica del Centro. L’uso di un vetro semi-riflettente dona scorci piacevoli sull’interno, suscitando curiosità senza rivelare la traiettoria degli spazi fluidi retrostanti. Di notte, questa percezione si trasforma gradualmente grazie a un’illuminazione che “lava”, dall’interno, le superfici esterne, portando l’architettura a rivelare il suo contenuto.

UNA LEGGERA RETE ANNULLA I PILASTRI INTERNI
Per realizzare spazi di grandi dimensioni senza colonne gli elementi strutturali verticali dovevano essere concentrati soprattutto sulla superficie d’involucro esterno, lungo il perimetro dell’edificio. Ne consegue che la struttura portante del Centro consiste, principalmente, in due sistemi che collaborano: una struttura d’acciaio tridimensionale di tipo reticolare spaziale combinata con nuclei verticali di calcestruzzo armato. Infatti, la tecnica a nodi sferici e aste ha ridotto di 2.500 tonnellate la quantità di acciaio richiesta dall’uso di tradizionali travi laminate. La soluzione sperimentata (e resa celebre da Buckminster Füller) ha permesso di produrre tutti i pezzi necessari in Germania e trasportarli in uno spazio molto ridotto, trattandosi di elementi leggeri lineari e puntiformi, con risparmi in termini di costi e in fase di montaggio. Si tratta di una struttura a doppia curvatura, che sostiene gli involucri opachi esterno e interno, costituita da nodi a sfera di acciaio pieno e aste cave in profili CHS. Le sfere hanno diametro compreso tra 110 e 350 mm con un massimo di 16 fori filettati in direzioni diverse, mentre le aste prefabbricate hanno un diametro compreso tra 60,3 e 273 mm, fino a 4,5 m di lunghezza, e comprendono già le teste a coni di acciaio, i tubi CHS, barre e fori filettati. A causa della geometria a doppia curvatura, tutti i nodi e le aste sono diversi e prodotti individualmente, mentre il montaggio e la connessione sono stati realizzati in cantiere senza saldature in opera.

UNA SOLUZIONE D’INVOLUCRO INTEGRATA E LEGGERA
La tecnologia d'involucro deriva da progressive ottimizzazioni tra sistema di impermeabilizzazione, sottostruttura e pannelli di rivestimento. In primo luogo, si sono applicati moduli prefabbricati, da circa 2,5x2,5 m, fissati alla struttura reticolare, già comprensivi di resistenza meccanica, barriera a vapore e strato impermeabilizzante. Su questi, è stata fissata la sottostruttura flessibile di sostegno dei rivestimenti, a tubolari curvi, che permette il passaggio dalla forma segmentata alla forma fluida esterna. Infine, il rivestimento esterno è realizzato con pannelli prefabbricati di GFRP, fibra di vetro rinforzata di poliestere, da 3 metri di altezza sopra il livello del suolo a salire, mentre i pannelli inferiori, quelli di transizione e quelli di pavimentazione sul piazzale, sono realizzati in GFRC, fibra di vetro rinforzata di cemento, più pesanti e costosi, ma anche più resistenti agli urti. Non produrre tutti i pannelli di GFRC ha permesso di ridurre dell’80% il peso dei rivestimenti e di dimezzare i tempi di produzione. La coincidenza di colore tra i diversi toni di bianco tra GFRC e GFRP si è ottenuta applicando uno strato di resina di poliestere specifica per il trattamento faccia a vista. La sostituzione dei pannelli è permessa grazie alle fughe longitudinali tra elementi da 50 mm (15 mm quelle trasversali) mentre il montaggio dei 16.150 pezzi è stato notevolmente accelerato dalla presenza di un microchip su ognuno di essi.

LEGNO: LA SALA CONCERTI
La realizzazione di un auditorium multifunzionale adatto sia alla musica che ai congressi, all’interno di un Centro in cui sono presenti altri spazi con forti esigenze di privacy acustica, ha influenzato le scelte progettuali. La sala si trova a stretto contatto con gli spazi espositivi e della futura biblioteca, per cui vi era la necessità di insonorizzarla completamente con la strategia della “scatola nella scatola”. In primo luogo, si sono realizzati setti e piastre di calcestruzzo armato da 63,5 cm di spessore per definire le sei facce della “scatola” che racchiude l’auditorium. Il calcestruzzo è stato poi ricoperto da pannelli di lana minerale e in tutti i punti di contatto tra altri elementi e i setti di cemento sono state interposte delle connessioni smorzanti. L’interno della sala è interamente rivestito da fluidi nastri di legno di rovere, realizzati con 280 pannelli a incastro prefabbricati. Questi grandi moduli tridimensionali sono costituiti da graticci di assi di legno intrecciati, a maglia ortogonale, nel caso dei pannelli verticali o poggiati a terra, oppure in elementi d’acciaio, nel caso dei pannelli montati a soffitto, rivestiti di lastre sagomate di legno di rovere. Le pieghe tra i pannelli nascondono luci e apparecchi tecnici.

Scheda progetto
Progetto: Zaha Hadid Architects - Zaha Hadid e Patrik Schumacher con Saffet Kaya Bekiroglu
Committenza: The Republic of Azerbaijan
Periodo di realizzazione: 2007-2012
Photos: Iwan Baan, Hufton + Crow , Hélène Binet , Luke Hayes

Arketipo 89, Edifici Pubblici, dicembre 2014