Il progetto di recupero di Wespi de Meuron Romeo Architetti riguarda la trasformazione in case di villeggiatura di due stalle dismesse nei pressi del villaggio di Scudellate nella Valle di Muggio in Ticino a cavallo tra il lago di Lugano e quello di Como. Si tratta di un tema caro ai progettisti svizzeri che più volte hanno fatto ricerca progettuale sul recupero dei rustici in pietra e sul quale anche Arketipo ha avuto occasione di riflettere dedicando sulle sue pagine diversi articoli compreso quello sulla trasformazione di tre stalle a Caviano, dove vivono e lavorano i tre architetti svizzeri, uscito sul primo numero della rivista (Arketipo n. 1 2006, pp. 64-75). Questo esempio, a differenza dei precedenti che abbiamo raccontato su queste pagine, riguarda un edificio isolato, a 1.000 m di quota e dunque non inserito in un tessuto edilizio. I rustici sono composti da due corpi allungati di un piano fuori terra che si estendono su una superficie di 340 m² e sviluppano lievemente sfalsati tra loro per seguire il naturale declivio del pendio.
Essi sono realizzati con murature in pietra di grosso spessore grossolanamente sbozzate, tetti a doppia falda con struttura di legno e manto di copertura in piode. Le poche aperture ritagliate nella muratura sono rivolte a nord est verso monte e a sud ovest verso valle dove l’altezza dei fabbricati raggiunge i due piani permettendo un duplice filare di finestre sovrapposte. In Svizzera le norme molto restrittive per il recupero dei rustici impongono nel limite del possibile il mantenimento dell’aspetto esteriore della costruzione originale.

Facendo di necessità virtù il progetto prevede il mantenimento delle murature con le loro caratteristiche originarie di dimensioni, aperture e finitura “raso pietra” (un intonaco tipico del luogo che non copre perfettamente la muratura ma livella le cavità lasciando a vista molte pietre) e di agire dall’interno attraverso la strategia della “scatola nella scatola”. Il nuovo inserto, che ospita due piccoli alloggi di 73 e 29 m², è custodito all’interno dell’edificio recuperato in un corpo strutturalmente e formalmente autonomo.
Copertura e solai intermedi a causa delle loro precarie condizioni statiche sono stati eliminati e sostituiti con una nuova struttura realizzata in legno che si inserisce in quella preesistente come in un gioco di matrioske. I rustici sono stati poi dotati di una nuova copertura a falde di legno che è stata ricoperta con le tradizionali piode. L’astrazione costruttiva delle nuove unità di legno evidenzia l’irregolarità tipologica dei rustici, garantendo una sorprendente tensione spaziale ma ottimizza anche molte delle difficoltà legate al trasporto del materiale con un elicottero (dovute all’assenza di un agevole accesso veicolare al cantiere) e alla necessità di comprimere i tempi di costruzione privilegiando tecnologie a secco. La tecnologia struttura/rivestimento risulta appropriata e compatibile con l’esistente per le sue caratteristiche di leggerezza ma anche per la potenziale reversibilità.

I nuovi box di legno permettono di ospitare inoltre in modo adeguato gli spazi abitativi senza gravare sugli elementi originari dell’involucro murario, la parte isolata è semplice, compatta, permettendo di riscaldare in breve tempo gli appartamenti, soluzione ideale per alloggi di vacanza usati saltuariamente. Il supporto murario è declassato a “rivestimento” e alla “scatola interna” è delegato lo svolgimento del ruolo portante e l’ottenimento dei livelli di comfort imposti dalla nuova funzione. La strategia della “scatola nella scatola” consente di limitare dunque la manomissione della materia originaria di cui il “contenitore” edilizio è costituito agendo solo indirettamente sul suo sistema ambientale.
La nuova costruzione di legno è staccata dalle pareti esistenti di uno spazio variabile tra i 60 e i 100 cm. Grazie all’arretramento della scatola interna la facciata esistente si trasforma in una sorta di quinta ed è possibile creare piccoli cortili interni illuminati dalle finestre esistenti tramutate in vere e proprie forature. Gli spazi vuoti (freddi) a doppia altezza, con vista sull’intradosso in legno del tetto inclinato che porta la copertura in piode, permettono di condurre indirettamente la luce in profondità al piano terreno, in particolare a nord-est dove la luce penetra attraverso le grandi aperture del piano superiore. L’appartamento principale, a uso dai committenti, creato nella parte nord-ovest del complesso si sviluppa su due piani con zona giorno al piano terra e zona notte, composta da due camere e un bagno, al livello superiore.
La scatola in legno della zona notte appare come sospesa sulla zona giorno (una cucina e una zona pranzo con piccolo soggiorno) caratterizzata da ampie pareti di vetro con montanti di legno e viste sui cortili interni e sulle murature originarie con intonaco rasopietra. La bella entrata esistente dell’appartamento principale è stata valorizzata con la posa di un grande portone a bilico verticale di legno, dal completamento del muro a monte e dal collegamento sulla stessa quota con il piano cucina interno alla casa creando un suggestivo spazio filtro con la casa vera e propria. L’appartamento più piccolo destinato all’affitto è ricavato nella zona sud-est e si sviluppa su un unico piano al secondo livello, accessibile da uno spazio seminterrato collegato con una terrazza esterna che ricorda l’entrata delle case tradizionali. L’ingresso è uno spazio filtro non riscaldato che oltre a contenere la scala per accedere al piano superiore permette l’accesso a un locale lavanderia e a un locale tecnico comune ai due appartamenti. La seconda unità abitativa ha montanti verticali e ampie superfici trasparenti e pur avendo una sola camera dal letto è pensata per permettere il pernottamento a quattro persone: due nella camera e due nel soggiorno/pranzo sfruttano le profonde panche del soggiorno che all’occorrenza si trasformano in letti aggiuntivi. Queste, come il resto dell’arredo, sono realizzate su misura in legno di abete e integrate con l’involucro.

LA TECNICA DELLA "SCATOLA NELLA SCATOLA"
Il recupero dei due rustici a Scudellate (Ticino) è avvenuto secondo il principio della “scatola nella scatola”. Per prima cosa è stato eliminato il tetto fatiscente di legno e sono state consolidate le murature esistenti in pietra grossolanamente sbozzata ripristinandone le capacità portanti e migliorandone la coesione grazie alla realizzazione di un cordolo perimetrale in calcestruzzo armato. Successivamente con aiuto di un elicottero si è proceduto con la realizzazione della scatola interna di legno destinata a ospitare gli ambienti domestici. I box interni sono realizzati a una distanza variabile tra i 60 e i 100 cm dalle murature esistenti per dare origine a piccoli cortili interni. La loro struttura è formata dall’assemblaggio di pannelli prefabbricati di legno con struttura in montanti legno di pino 60x180 cm e pannelli esterni di OSB con interposto uno strato isolante in lana di roccia.
Esse permettono la trasportabilità e l’assemblaggio dei componenti (o moduli parete) con mezzi alternativi a quelli tradizionali (elicottero) sul sito dove è difficile approntare un cantiere tradizionale, rispondendo al contempo alla necessità di contenere i tempi di costruzione. La finitura interna ed esterna dei pannelli e quella dei pavimenti è realizzata in calde doghe di legno di abete rosso lasciate allo stato grezzo, gli arredi su misura sono anch’essi di legno. L’involucro dei box contrasta con il freddo colore grigio delle pareti di granito esistenti e di alcuni elementi gettati in opera (come il piano della cucina) rendendo evidente il contrasto tra ciò che esiste e ciò che è realizzato ex novo in termini di materia e colore. Il piano terra dell’appartamento più grande e il primo livello di quello più piccolo sono caratterizzati da ampie pareti vetrate per permettere alla luce di penetrare in profondità nei nuovi ambienti attraverso le poche forature esistenti nell’involucro esistente che sono mantenute inalterate. Terminata la realizzazione di box interni i rustici sono stati completati con la copertura realizzata come la preesistente a doppia falda di legno con manto in piode.

Scheda progetto
Località: Scudellate, Valle di Muggio, Ticino, Switzerland
Architetti: Wespi de Meuron Romeo architetti
Committente: private
Structural engineering: Studio d’Ingegneria Roberto Mondada
Building physics: IFEC Ingegneria SA
Contractor: Sergio Livi SA
Wooden structures+ windows: Holzbau Bucher AG, 6064 Kerns
Carpenter: Steiner Schreinerei, 8586 Erlen
Gross area existing building: 340 mq
Gross area apartment 1 + apartment 2: 102 mq (73 + 29 mq)
Data: 2017
Photos: Albrecht Imanuel Schnabel

Arketipo 138, Recupero, maggio 2020