©Carola Merello

Progettiamo edifici che inseguono il sole” sostiene come un mantra l’architetto Giuseppe Tortato. E così è stato anche per l'headquarter milanese di Sandvik, compatto e elegante, inserito in modo armonioso nel contesto della Forgiatura, riprendendone i colori e le finiture, ma soprattutto sfruttando gli orientamenti del lotto in modo imprevedibile, caratterizzando in modo personale l'intervento. Le sue forme spigolose, esaltate anche dalle fasce marcapiano e dai frangisole, amplificano gli affacci e gli scorci prospettici.

Oltre che del progetto architettonico lo studio Tortato si è occupato anche del progetto di interior design, potendo così sfruttare al meglio le caratteristiche dell’edificio. Ogni piano accoglie differenti brand aziendali peculiarità che, ha richiesto lo sviluppo di concept specifici ma che hanno trovato un fil rouge nell’articolato sviluppo planimetrico degli uffici. L’utilizzo della luce solare e lo sfruttamento dell’orientamento dell’edificio quale elemento di progettazione sono caratteristiche che accomunano le costruzioni umane già da migliaia di anni. La sfida però è sviluppare un tale approccio nel contesto urbano attuale dove vincoli intrinseci e impedimenti burocratici, mal si conciliano con la realizzazione di edifici che adottano i principi di sostenibilità derivanti da una sapienza millenaria. In questo caso specifico, l’area di progetto di recente acquisizione da parte del committente, e marginale al più vasto intervento de la Forgiatura, ha offerto la possibilità di completare definitivamente con l’ottavo edificio, denominato Arcadia (da non confondersi con Arcadia Center, un altro edificio progettato dallo studio Tortato e divenuto Headquarter di VW leasing bank) la rigenerazione urbana di un’area industriale diventata esemplare nel panorama urbano milanese.

Il lotto di terreno, molto rigido dal punto di vista dell’esposizione solare, prevalentemente nord-est, e la necessità di costruire in aderenza al complesso della Forgiatura presupponevano la progettazione di un edificio mono affaccio verso est fortemente vincolato nell’organizzazione interna. L’utilizzo della luce solare e lo sfruttamento dell’orientamento dell’edificio quale elemento di progettazione ha invece portato alla realizzazione di un edificio “polimorfo”, con ben dieci lati, “forzando” la conformazione del lotto e offrendo un’esperienza appagante ai fruitori degli spazi lavorativi, sviluppati secondo principi di sostenibilità e di wellbeing che rimettono al centro del costruito l’uomo e il suo benessere. Vedendo l’edificio dall’alto si può capire meglio la forzatura di cui parliamo. La pianta è molto articolata e ricorda il tipico disegno di una saetta, di un fulmine così come viene rappresentato nella segnaletica dell’alta tensione. Il disegno della pianta varia a ogni piano, con lo scopo di moltiplicare gli affacci e gli scorci prospettici lato strada e creando invece dei patii spigolosi nel lato in aderenza verso il muro della Forgiatura. L’edificio si sviluppa su pilotis, che lasciano il piano terra in parte libero. L’edificio si sviluppa intorno uno spazio verde dominato da un’alberatura e alcune “liane” di rampicanti lato strada e in parte occupato da ambienti contengono oltre alla reception alcuni spazi fondamentali per Sandvik.

Tra questi, il Coromant Center è sicuramente l’ambiente più particolare. Si tratta di una sorta di showroom di alcuni enormi macchinari prodotti dall’azienda, che vengono sostituiti periodicamente e messi dimostrativamente in funzione “live” sul posto con la possibilità di partecipare alle presentazioni da tutto il mondo on line via web. Poter disporre di questo ambiente era una richiesta imprescindibile aziendale per realizzare la propria nuova sede a cui si aggiungono, sempre al piano terra, delle aule e una sala polivalente. Affinché le esigenze societarie fossero corrisposte, a cantiere già avviato, è stato quindi necessario rinforzare fondazioni e solai per alloggiare i macchinari, ma soprattutto ha richiesto il coinvolgimento di uno specialista, l’ingegnere Giovanni Moschioni del Politecnico di Milano, per mitigare l’impatto acustico e soprattutto vibrazionale dei macchinari rispetto agli uffici soprastanti e la necessità di desolidarizzare la pavimentazione. Il piano primo è quello di maggiore metratura e accoglie gli uffici di Coromant. Questi sono caratterizzati dal mix elegante di pavimentazione tessile con disegno minimalista grigio medio, arredi bianchi e pareti vetrate con finiture e ferramenta nera. Il piano chiudendosi in aderenza contro il muro di confine dell’edificio Meccanica della Forgiatura, avrebbe dovuto avere un lato totalmente cieco risolto invece un grande lucernario di cui parleremo più avanti, mentre dal lato strada gli uffici si affacciano su una sinuosa tettoia trattata a verde pensile che fa da scenografia di sfondo agli uffici.

Tornando al lucernario, la possibile mancanza di luce naturale è stata risolta creando un grande oblò di oltre 3 metri diametro che porta luce all’intero piano e stupisce con la sua forma tonda e regolare che si inserisce tra le forme spigolose dell’edificio. Lo stesso lucernario diventa invece fulcro visivo per i piani soprastanti e soprattutto per l’ampia terrazza con verde pensile del piano primo che lo accoglie su cui si aprono gli uffici di Dormer Pramet, arredati come da linee guida aziendali nei colori bianco, il nero, grigio chiaro e arancione. Quest’ultimo colore è stato utilizzato nei phone booth e in alcune pareti delle aree relax creando delle fasce verticali da pavimento a soffitto (tipo codice a barra), in modo da creare degli accenti di colore. La terrazza, ricavata tra muro della Meccanica e i nuovi headquarters, è pensata come una “tasca” tra gli edifici, consentendo di catturare al meglio la luce naturale e di portandola all’interno degli ambienti di lavoro. Sulla terrazza si affaccia anche il secondo piano dedicato agli uffici di Sandvik, la casa madre. Il terzo e l’ultimo piano è quello più luminoso e vetrato che consente una nuova vista suggestiva sull’intero campus della forgiatura fino alla così detta “Astronave” che svetta sulla palazzina uffici. Ogni piano dell’edificio ha caratteristiche, ambientazioni, colori e organizzazione degli spazi sempre differenti in modo da rendere l’edificio una continua scoperta sia per gli utenti che per i visitatori.
Caratteristica comune ai piani dal primo al terzo è la presenza di spazi all’aperto informali, terrazzi e verde che circonda gli ambienti lavorativi. Specialmente oggi valide alternative agli spazi chiusi così poco appetibili in questo periodo funestato dal coronavirus. Per la progettazione degli spazi lavorativi interni e in particolar modo dal punto di vista illuminotecnico, si è fatto riferimento ai principi dello Human Centric Lighting che studia le modalità e gli strumenti per consentire l’illuminazione più corretta a ogni ora del giorno.
La naturale variazione della temperatura colore nel corso della giornata riveste infatti un ruolo primario nella vita umana tanto da influenzare aspetti come quello della salute, dello stato psico-fisico, la produttività e l’umore.

Scheda progetto
Pavimenti: Ecocontract
Arredi: DVO
Pareti vetrate: Level
Pareti mobili: Oddicini
Tende: Resstende
Sanitari: Globo
Vetrofanie: GR WEB
Gestione accessi badge: Zucchetti
Specchi: Tessari
Sgabelli: Pedrali, Hay
Controsoffitti: Armstrong