Strategie – Il colosso svedese dell'arredamento fai da te investe sempre più in un settore rimasto finora ai margini della sua produzione

I numeri espressi da Ikea in Italia nell'ultimo esercizio, chiuso lo scorso 31 agosto, sono in costante aumento. Sono 13 i negozi presenti nella penisola, le vendite complessive ammontano a 1,2 miliardi di euro con una crescita del 14,7% (che diventa +18,7% se si considerano i volumi), i lavoratori impiegati sono 6147. Nello stesso periodo, i negozi sono stati visitati da 36,5 milioni di persone, con un'età media di 37 anni, il 44% del totale sono uomini e il 21% vive in casa con i propri genitori.

Il cammino di Ikea in Italia non si ferma, come ha annunciato l'amministratore delegato Roberto Monti: l'obiettivo è triplicare il fatturato con una crescita del 10% e un'apertura di tre punti vendita ogni anno. Solo nel 2008 sono previsti investimenti per 300 milioni con l'apertura di cinque nuove superfici a Parma, Rimini, Salerno Baronissi, Trieste Villesse e Torino Collegno.

Le nuove cucine Ikea
Fortissima negli accessori per l'abitare, forte nel mobile, i numeri maggiori di Ikea non sono però espressi dai due prodotti di punta della casa: il salotto e la cucina (quest'ultima rappresenta un 11,8% delle vendite). Non è dunque per un caso che proprio su queste due aree, in particolare la cucina, si stiano concentrando le azioni dell'azienda.
Con il claim “ma chi l'ha detto che la qualità costa cara”, è stato recentemente presentato un allestimento di cucine. In due ambienti esageratamente contrapposti (uno di 50 mq e l'altro di 8 mq), l'architetto Carolina Visivoccia ha realizzato due composizioni, con lo scopo di mostrare tutti i plus della cucina Ikea: dai cassetti completamente attrezzati per l'organizzazione dello spazio, ai cestoni estraibili, passando per la varietà di finiture di ante e piani.

Sono due allestimenti che mettono dichiaratamente sullo stesso piano le cucine Ikea con quelle più blasonate (almeno della fascia media). Certo è che di fronte a una parete d 6 metri e mezzo con forno, forno a microonde, due frigoriferi, macchina da caffé e un'isola a T completamente attrezzata per la cottura e il lavaggio, si fatica a restare indifferenti. Così come, per motivi opposti, nel caso della composizione più piccola, nella quale due pareti contrapposte sono interrotte da un'isola appoggiata a parete.

Design e qualità
L'evento ha posto in rilievo alcuni temi-chiave del mondo Ikea. Il primo riguarda la progettazione. Abituati a pensare a Ikea come a una sorta di meraviglioso e utile cash & carry, nel momento in cui, in particolare per prodotti complessi come la cucina, entra in gioco un architetto, il risultato finale è un decisivo salto di qualità percepita.

Il secondo tema riguarda il rapporto tra qualità del prodotto e prezzo finale. La composizione più grande ha un prezzo di 21.842 euro, quella più piccola costa 8.156 euro. Con una garanzia di 25 anni su un gran numero di componenti.
Il modello Ikea, ampiamente analizzato sul fronte del rapporto con il consumatore, utilizza una seconda importante leva: il rapporto con i fornitori, che vede l'Italia al terzo posto dopo la Cina e la Polonia (storico naturale paese di approvvigionamento per la società fondata nel 1943 da Ingvar Kamprad). «Oggi in Italia acquistiamo di più di quanto vendiamo nei nostri negozi», afferma Valerio Di Bussolo, direttore delle relazioni esterne di Ikea Italia. L'annuncio di voler avvicinare sempre di più le fonti di approvvigionamento ai mercati di sbocco, può giocare a vantaggio dei fornitori italiani.

I fornitori italiani
«Negli acquisti ci rivolgiamo verso chi ha competenza ed è naturale che sul mobile e sulla cucina le competenze migliori risiedano in Italia», sottolinea Di Bussolo, che spiega, inoltre, che la qualità dei prodotti italiani è testimoniata dal minor numero di reclami e ritorni a livello mondiale. «Certo, il prezzo iniziale d'acquisto è più alto rispetto ad altri paesi, ma i minori costi di gestione, fanno sì che l'affidabilità dei prodotti italiani sia la più elevata in assoluto». Senza contare che il rapporto con i fornitori non è basato solo sull'ottenimento delle migliori condizioni d'acquisto, ma si sviluppa su un arco temporale minimo di 5 anni. «Abbiamo rapporti che durano da vent'anni, con un reciproco vantaggio e scambio d'esperienze», concude Di Bussolo.