Galleria fotografica – A Rotterdam un'abitazione è stata ampliata grazie all'inserimento di due particolari parallelepipedi

Nonostante vantino un successo internazionale, il loro nome sia sinonimo di attenzione mediatica assicurata e titoli in prima pagina quello per la famiglia Didden è il primo progetto realizzato dal trio di architetti Mvrdv (Winy Maas, Jacob van Rijs,Nathalie de Vries) nella loro città. I Didden abitavano già da tempo in questa grande casa a Rotterdam, all'ultimo piano di una serie di tradizionali case a schiera in mattoni scuri, costruite alla fine dell'Ottocento. Alla richiesta di estensione l'unica possibilità era rappresentata, ovviamente, dall'ampliamento in altezza. Il risultato è elementare: due volumi, due semplici parallelepipedi con tetto a punta, senza decorazioni né segni di interruzione. Un intervento simile ricorda quello di qualche anno precedente, a Ypenburg, alla periferia di Delft, dove a distinguere le abitazioni era solo il colore differente dei singoli volumi. Non è la prima volta quindi che il trio Mvrd utilizza il colore come elemento di distinzione. Un ulteriore esempio era rappresentato dalla Orange House, questa volta in policarbonato, che aveva provocato qualche lamentela da parte del vicinato nonché di alcuni fotografi abituati a lavorare con il bianco e nero. Anche in quel caso, a parte il colore, l'architettura era piuttosto elementare.

L'alternanza di blu e rosso
Qui gli architetti giocano con due colori complementari: il rosso, che viene utilizzato per alcune delle pareti interne, e il blu che ricopre gli esterni senza soluzione di continuità e con la capacità di plasmare la costruzione come se fosse un modello piuttosto che il risultato di una fabbricazione. Un colore freddo per l'esterno e un colore caldo per l'interno dove si abbina al legno e anche qui a rifiniture ridotte al minimo. Attraverso i due volumi, i progettisti parlano di una “corona in cima al monumento”. Dove la corona è la nuova addizione e il monumento l'architettura tradizionale. La corona rappresenta il prototipo (riproducibile?) per un'ulteriore densificazione della città, un elemento che si aggiunge al tessuto già esistente, una nuova vita sui tetti della città. Il Didden Village fa parte della serie di progetti e la loro produzione architettonica dei Mvrdv era focalizzata all'ampliamento della concentrazione edilizia e urbana, esperimenti atti a “testare il potenziale di programmi piccoli su prospettive più ampie”, applicare in architettura teorie altrimenti pensate per la scala cittadina. L'abitazione guadagna qui 45 metri quadrati di spazio all'interno più 120 metri quadrati di terrazzo. All'interno dei due volumi, indipendenti, si trovano camere e bagni. Il costo dell'operazione è minimo poiché le spese per travi, sostegni, infrastrutture e finiture extra sono tarate al minimo e raggiungono un prezzo più basso dell'equivalente di base.

Un villaggio geometrico
Nel titolo “Villaggio Diden” l'intento e il programma suonano moderni, ricreare una sorta di villaggio con percorsi e logiche urbane. Ed è per questo che i volumi, come plasmati prendono differenti forme. Il pavimento diventa un vaso ovale per contenere un albero, o un tavolo più qualche seduta. I muri esterni divengono parapetti e come cornici inquadrano parti dello skyline di Rotterdam o diventano panche dove sedersi. La geometria è elementare in tutti gli elementi, l'ovale del vaso, il parallelepipedo della costruzione e il cilindro che contiene la scala e che costituisce l'elemento di raccordo tra la nuova addizione e i piani sottostanti dove si trovano soggiorno e cucina. Sospeso da terra è un volume cilindrico dipinto di bianco che, senza toccare il pavimento, sfonda il soffitto esistente per fuoriuscire sul tetto di lecorbuseriana memoria.

Una provocazione postmoderna
Se è moderno negli intenti, tuttavia questo progetto, sembra post-moderno nelle sue forme. Costruito in cemento, la finitura è in poliuretano color blu e uniforma qualsiasi parte del progetto, annullando intercapedini, infissi e ogni segno di giunzione. Non esistono né gronde né aggetti. Diviene una provocazione in blu sulla cima dei tetti di Rotterdam. Se è comunque la declinazione delle riflessioni sulla città del trio olandese, forse l'implementazione in architettura di alcune idee pensate per la scala urbana, allo stesso tempo la dimensione gigante, la lavorazione plastica rendono questo progetto piuttosto simile a un oggetto di design in fuori scala, un postmoderno Objet Trouvé tra classico e vernacolare, dove l'architettura alla fine di tutto è un grande gioco e una grande illusione colorata.