Progetti – Il complesso ideato da Paolo Luccioni delimita spazi pubblici e privati che si collegano visivamente al nucleo storico della città

Nella periferia della cittadina umbra di Spoleto (Perugia), antica sede dell'Accademia degli Ottusi, è stato recentemente terminato il complesso civico denominato San Nicolò (dal nome del quartiere). Il progetto s'inquadra nel programma degli interventi previsti dal Contratto di quartiere che, sulla base della concertazione, ha visto l'efficace sinergia economica tra istituzioni pubbliche e private. Obiettivo del Contratto era ricucire il tessuto urbano lungo il fiume Tessino, mediante operazioni di riqualificazione urbana e nuove realizzazioni: proprio in questo senso, il neonato centro civico, situato lungo la strada di penetrazione del quartiere, delimita a valle il tessuto urbano e perimetra la zona di edilizia residenziale pubblica.

Nuovo tessuto urbano
Le residenze e il centro civico sono separati da una fascia di terreno agricolo, che fronteggia un antico casolare, tra le prime testimonianze dell'edificato storico e della toponomastica del luogo. Il principio insediativo che regola il nuovo intervento, è basato sulla mediazione tra i caratteri morfologici del costruito e quelli naturali del sito. Il progetto non è costituito da un unico corpo di fabbrica, ma si dispiega come un vero e proprio comparto urbano: gli uffici, il centro civico, le abitazioni e il centro commerciale si articolano partendo da un grande vuoto centrale che, oltre a conferire al progetto un aspetto quasi monumentale, è aperto su uno dei quattro lati, così da collegarsi visivamente con il centro storico e con l'antica rocca albornoziana di Spoleto.

La torre telematica
Alla quota della piazza, si trovano le destinazioni direzionali e commerciali: in particolare, al piano terreno del centro civico e della torre telematica ci sono la sala di quartiere e gli uffici comunali. Proprio la torre telematica, in futuro collegata con la rocca tramite l'utilizzo di un raggio laser, con il suo sviluppo verticale di 32 metri, interrompendo la massività della muratura con una facciata completamente rivestita da una “pelle” in lamiera forata, costituisce un valido contrappunto al laterizio, aumentando la “forza seduttiva” di un segno urbano già molto attrattivo.

Equilibrio e proporzione
Gli edifici, equilibrati e proporzionati tra loro, delimitano e conformano gli spazi pubblici e privati: il quartiere è circoscritto da un ampio spazio aperto, destinato ad ambiti attrezzati, verde pubblico e parcheggi a raso, che scandisce ulteriormente la composizione dei volumi. Nel piano interrato, sono collocati i garage. Gli spazi interni sono stati pensati in maniera razionale e funzionale. La posa in opera di un paramento murario in elementi pieni di laterizio, con giunto verticale a filo esterno e giunto orizzontale leggermente incavato, l'arretramento di un corso di mattoni ogni cinque e le strette feritoie che conformano il brise-soleil, sempre in laterizio, concorrono a enfatizzare l'orizzontalità della composizione e a raccordare in continuità tutto l'ambiente costruito.

Uno stile personale
L'uso dei colori negli intradossi dei solai, così come gli innesti metallici (inscindibili dal laterizio nelle architetture di Paolo Luccioni), quali coperture, balconi e schermature, oltre a individuare specifici ambienti, spezza la continuità del rosso mattone, conferendo nuova leggerezza alla massività del linguaggio complessivo. Luccioni, infatti, sceglie la massa, integrando la tradizione locale del costruire in laterizio con un'esperienza personale che forse lo tiene lontano dallo scintillio delle luci della moda, ma che, in maniera sempre più matura, gli consente d'interpretare lo spazio e la materia in modo compiuto e assolutamente innovativo.