Eventi – Spunti e indicazioni emersi durante la tavola rotonda organizzata in occasione dell'Assemblea Straordinaria Assufficio a Cernobbio

La recente Assemblea Straordinaria di Assufficio è stata l'occasione per parlare de “I colori del futuro", un tema che ha forti influenze sul benessere dei lavoratori ma che troppo spesso è sottovalutato nella progettazione dell'ambiente di lavoro. Non poteva essere più appropriata la sede dell'incontro: un vero e proprio “tempio del colore” costruito da Akzo Nobel, grande multinazionale del settore delle pitture e dei rivestimenti, per insediarvi il proprio headquarter a Cernobbio.
I relatori che hanno partecipato alla tavola rotonda hanno portato esperienze diversificate, anche estranee al settore specifico dell'ufficio. Una precisa scelta degli organizzatori, questa, generata dalla certezza che proprio dalle contaminazioni con ciò che avviene nel mondo può nascere l'innovazione. Dunque l'invito esplicito agli imprenditori presenti è stato quello di uscire dall'auto-referenzialità e di guardare con curiosità a tutti i cambiamenti che stanno avvenendo fuori dal settore ufficio.
Tra le indicazioni emerse spiccano tre must: il colore non può essere semplicemente scelto ma deve essere progettato; il colore è probabilmente l'elemento che produce i più significativi risultati sulla qualità ambientale, con l'investimento economico più basso; il progetto cromatico non può essere affrontato separatamente ma con un approccio sinestetico, integrandolo con il progetto illuminotecnico, spaziale, materico e percettivo multisensoriale.
Di seguito gli spunti emersi dagli interventi dei relatori.

Maurizo Dori, sales and marketing manager di Akzo Nobel Italia
Secondo Maurizo Dori l'uso del colore deve essere possibile, sostenibile e remunerante e da questi elementi prendono il via le ricerche tecnologiche ed estetiche che l'azienda svolge. «Va ricordato che la verniciatura ha un'incidenza pari al 4/7% del valore del manufatto finale; questo dato dimostra quanto, in qualsiasi prodotto, la qualità dipenda dalla superficie e quindi anche dal colore. Il nostro obiettivo è dare maggiore plus valore possibile in termini di superficie. L'innovazione si basa soprattutto su tecnologie avanzate che garantiscano, oltre all'aspetto estetico, anche qualità e funzionalità dei prodotti vernicianti, maggiore resistenza all'usura e abbattimento dei costi».
Per stimolare il dialogo con i progettisti e affiancarli come partner, il Centro ricerca estetica Akzo Nobel in Olanda, composto da 40 designer e architetti, propone ogni tre anni Trend Book un supporto informativo sulle tendenze colore nei diversi settori dell'industria. «Per quanto riguarda i colori del futuro, - ha precisato Dori - possiamo fornire solo indicazioni di massima. Con certezza però possiamo individuare il futuro del colore, certamente roseo perché anche nei segmenti meno evoluti e più legati ai cosiddetti “colori non parlanti” (bianchi, grigi) è in atto una sfrenata ricerca estetico/pratica in termini cromatici».

Aldo Bottoli, docente di percezione e colore al Politecnico di Milano
È critico nei confronti dei mega-trend Aldo Bottoli, che ha operato come color designer proprio nella sede di Akzo Nobel, oltre che in diverse tipologie di ambienti collettivi (scuole, ospedali, uffici). «Le ricerche generiche sui trend hanno poco valore se non vengono interpretati e non considerano anche il materiale, il tipo di superficie dove il colore si applica, l'intensità e la consistenza. Non possiamo prefigurare tavolozze per il futuro se non mettiamo al centro l'uomo con la sua componente biologica e non progettiamo l'uso del colore in modo sinestetico».
Spesso in un'azienda si dà più importanza alle esigenze delle macchine rispetto a quelle dell'uomo: un imprenditore è più disposto a investire per fornire qualità ambientale al locale del server che non per rispondere alle esigenze di qualità percepita dalle persone (illuminazione, colore, acustica, temperatura). L'approccio biologico al progetto cromatico identifica i parametri percettivi che entrano in gioco e influenzano il nostro modo di vivere il colore. Sono nuovi concetti che ci permettono di capire meglio che cosa è visione, cosa apparenza e cosa è percezione culturale. Dunque, un approccio che può fornirci le chiavi interpretative per delle scelte consapevoli e, attraverso la conoscenza dei meccanismi primitivi della percezione, può darci gli elementi per creare innovazione.

Renata Sias, architetto e giornalista
La storia dell'ambiente ufficio è stata caratterizzata da vere e proprie svolte percettive che possono aiutare a capire quale direzione prendere. Partendo da questa considerazione, e dopo il doveroso tributo ai grandi innovatori (Quickborner Team negli anni 60, Clino Trini Castelli e Ettore Sottsass negli anni 80), Renata Sias si è soffermata sul passaggio dall'ufficio razionale e acromatico nato dalla cultura proto-industriale, alla visione odierna di ufficio come luogo di socializzazione e di scambio di informazioni, che rivaluta l'aspetto percettivo dell'ambiente. Case study emblematici e scenari di surface design dimostrano che, poiché in natura niente è monocromatico e statico, anche nel progetto delle superfici questo deve essere un imperativo.
Una carrellata sui trend cromatici più recenti ha fornito qualche spunto di tendenza: dagli ottimistici eccessi degli anni 90 al rigore e sobrietà dell'inizio anni 2000 (un bianco/nero essenziale negli arredi che sembra voler delegare solo al progetto illuminotecnico la variabile cromatica) si sta virando verso un uso più equilibrato ed evoluto del colore: si affiancano ampie superfici chiare e neutre a campiture più o meno estese di colori non saturi e a composizioni policromatiche che richiamano l'idea di naturalità.

Giulio Ceppi, architetto, docente e designer
“Ibridatore” attento alla percezione sensoriale, Giulio Ceppi è convinto che «il design non deve essere generatore di meraviglia, ma deve essere cultura intelligenza, valore». Dalla sua presentazione intitolata Sensorama, composta dai più disparati spunti progettuali (dialoghi con chef, poeti, artisti e musicisti, impressioni di viaggio), sono emerse alcune variabili fondamentali nella progettazione delle qualità sensoriali: tempo/informazione; spazio/relazioni; materia/energia; permanente/fluido; locale/globale. «Come si può connotare un'impressione di viaggio? Come fai a catturare le percezioni che vorresti riprodurre nelle cose che progetti? È necessario entrare in altri mondi percettivi, in altre categorie concettuali che permettono di scardinare l'esistente e produrre qualcosa di innovativo».
L'invito agli architetti che pensano di poter trasformare la realtà con la propria architettura “epicentrica” è quello di liberarsi dal proprio egocentrismo. Talvolta l'architettura può produrre questi cambiamenti, ma si tratta di casi fortuiti. Oggi è cambiato il modo di fare design, si deve lavorare con umiltà su progetti che provocano solo piccoli smottamenti e costano più fatica, che non producono solo oggetti concreti ma anche politiche di relazione. Il colore può essere uno strumento di questo modo di operare: «dopo anni di tentativi sto finalmente riuscendo a lavorare sul colore degli asfalti, un tema incredibilmente affascinante. Forse non modificherà in modo radicale l'ambiente ma è un fattore di grande forza espressiva che produce cambiamento. Siccome il colore è relazione, progetto, emozione, dobbiamo pensare a come tutto questo serva per trasformare la realtà».

Massimo Caiazzo, color consultant e vice presidente in Italia di IACC
Tra i tanti effetti, il colore ha anche unna valenza sociale. È quanto è emerso dall'esperienza del vice presidente per l'Italia dell'International Association of Color Consultants nel progetto di riqualificazione cromatica nel carcere di Bollate. Un intervento no profit attuato con la sponsorizzazione tecnica di Sikkens e che ha coinvolto anche i detenuti . «Il progetto, basato sullo studio dell'effetto dei colori sulla percezione del tempo - ha spiegato Caiazzo - non aveva uno scopo puramente decorativo, ma era indirizzato a migliorare l'estetica dell'esterno, spezzando l'ortogonalità della “gabbia” con una policromia estrema, e anche la vivibilità complessiva, e quindi la qualità della vita, degli ambienti interni dedicati non solo ai detenuti ma anche agli operatori della polizia penitenziaria».
A conferma della validità di questa operazione il commento toccante di un detenuto, che si dichiara felice perché dopo l'intervento cromatico non si vergogna più di ricevere la figlia per i colloqui. Se l'uso appropriato del colore può trasformare un ambiente estremo e drammatico come il carcere, è evidente che qualsiasi ambiente confinato, anche l'ufficio, possa trarre vantaggio da un progetto cromatico di qualità: un colore non costa più di un altro, eppure uno è giusto e l'altro è sbagliato.

Giorgio Dal Fabbro, Assufficio
Membro del Consiglio direttivo e coordinatore della Commissione tecnica di Assufficio, Dal Fabbro ha concluso l'incontro sintetizzando la ricerca dedicata alla “qualità ambientale dell'ufficio” (consultabile su www.assufficio.it) che in abbinamento a moltissimi altri documenti prodotti dall'associazione, fornisce informazioni di grande utilità. In tema di colore, anche senza dare un proprio parere sulla gamma di finiture "giuste" da impiegare in ufficio, offre dati precisi su tutti i colori da non usare assolutamente, per precisi motivi ergonomici.