Architettura in campagna – La rimessa per cavalli progettata da Zoltan Pali a Somis, in California, coniuga il rigore modernista con l'estetica giapponese "wabi sabi", imperniata sulla transitorietà

Alla fine degli anni '80, l'imprenditore Steve Sharpe commissionò all'architetto Zoltan Pali - titolare dello studio SPF Architects - il progetto di una villa a Somis in California, su un terreno di 16 ettari coltivato a limoni. Fu in quel periodo che il committente chiese all'architetto di pensare anche a una scuderia per i suoi cavalli nella stessa proprietà.

Mentre il progetto della villa si evolveva, Pali elaborava alcune idee per la scuderia alla ricerca di una soluzione non scontata. Lo stimolo per terminare fu la scadenza del bando del National Honor Award nel 1999, cui fu sottoposto il progetto con caratteristiche pareti rivestite con balle di fieno. La proposta vinse una menzione e così i lavori di costruzione iniziarono, anche se con alcune variazioni nei dettagli che non hanno però intaccato il concetto originale.

Una scuderia luminosa e razionale
Posto in una zona pianeggiante per sfruttare al meglio i venti, l'edificio ha un orientamento che consente la miglior ventilazione naturale all'interno dei locali. La pianta rettangolare è scandita da una maglia regolare di 3,6 metri, ottimale per i cavalli, con passo maggiorato verso il disimpegno di 5,18 metri. Nella parte centrale dell'edificio, i pilastri s'interrompono per due moduli, creando uno spazio d'accesso libero da ostacoli per il passaggio dei cavalli verso le scuderie e l'area recintata del maneggio.

La scuderia è stata pensata come un luogo esterno, il più vicino possibile all'ambiente naturale. La soluzione costruttiva ha dato ampio spazio alle zone di distribuzione per evitare passaggi angusti o poco luminosi: a ovest, il magazzino per i trattori, le macchine agricole e le attrezzature per la cura dei cavalli, a est quattro stalle. La copertura piana, sollevata dalle pareti di circa 90 cm per consentire il massimo della ventilazione (solo la parte in corrispondenza del magazzino è chiusa con serramenti di vetro), ha un aggetto sui quattro lati per proteggere dalla pioggia le pareti rivestite con pannelli di legno di cedro.

Il rivestimento in balle di fieno
Le doghe sono rivestite su tre lati (esclusa la facciata sud) da balle di fieno che sono accatastate su mensole d'acciaio con griglie metalliche per favorire l'aerazione. Il fieno svolge la funzione d'isolamento termico durante l'inverno ed è costantemente sostituito durante le varie stagioni.
Lungo la facciata sud-est si aprono sia le ante per l'uscita dei cavalli sia i grandi portoni di legno che consentono l'ingresso dei mezzi agricoli nel magazzino. L'interno, molto arioso e luminoso, è pavimentato con una semplice soletta di calcestruzzo gettato su uno strato di ghiaia.

Tra rigore modernista e poetica "wabi sabi"
L'idea progettuale di Zoltan Pali nasce dall'unione di due tensioni apparentemente contrastanti: il rigore strutturale e geometrico e la poetica del wabi sabi. Quest'ultima è un'antica filosofia giapponese che prende corpo dalla teoria dell'impermanenza, ossia il concetto di continuo mutamento dell'anima e della materia, che considera centrale la bellezza dell'imperfezione e del cambiamento. L'ordine modernista trova espressione nella struttura d'acciaio impostata sulla maglia regolare di pilastri, nelle proporzioni delle facciate e nella chiarezza costruttiva, dove ogni elemento e materiale trova la sua corretta sistemazione e viene letto senza ulteriori filtri linguistici.

All'interno, i pannelli di cedro, la lamiera metallica in copertura e il calcestruzzo del pavimento, nel dichiarare la loro individualità, s'integrano quasi poeticamente con la geometria rigorosa della struttura.
L'esterno dell'edificio si trasforma, invece, con il passare delle stagioni: in inverno il fieno è verde, poi diventa giallo in primavera, infine tolto per nutrire i cavalli e rimesso a essiccare. La stalla diviene così la metafora della vita, nascita e morte, dei cicli stagionali e del lavoro contadino: l'architettura acquista senso non solo per la sua funzionalità o per il suo valore estetico. L'imperfezione della materia irregolare e sempre mutevole del fieno, insieme al lavoro dei contadini, trasforma continuamente l'immagine della scuderia e regala un'anima - quasi come gli “oggetti a reazione poetica” di Le Corbusier - a una razionale architettura.