index – Riproposte, riviste, ripensate, riattualizzate: possiamo utilizzare molti modi per definire le "Riedizioni" grandi protagoniste dell’edizione 2013 di Euroluce, senza dubbio una delle note più liete dello scorso Salone del Mobile.

Euroluce 2013 ha dimostrato come attorno al mondo dell'illuminazione ci sia oggi un gran fermento (almeno dal punto di vista progettuale), alimentato soprattutto dalla ricerca attorno alle nuove sorgenti.
Il settore è stato interessato in questi anni dal passaggio fondamentale dalla classica lampadina a una varietà di tecnologie illuminotecniche innovative, che hanno creato nuove opportunità per il design e per la produzione delle lampade. Se alcune caratteristiche vincenti delle nuove fonti luminose (prestazioni eccellenti, risparmio energetico e durata nel tempo) sono ormai consolidate e conosciute da tutti, è venuto il momento di capire come concretizzare queste potenzialità, come in apparecchi funzionali ma anche belli, in lampade che sappiano illuminare perfettamente ma che siano contemporaneamente accattivanti per la forma, piacevoli per il design, interessanti per il progetto che le ha generate.
Oggi disegnare una lampada non vuol dire solamente creare un oggetto intorno a una data fonte luminosa: significa disegnare la fonte luminosa stessa.
Proprio per razionalizzare questo grande sforzo di ricerca sulle nuove opportunità progettuali, è stato forse naturale fermarsi un'attimo, guardare indietro a qualche anno fa, ai cosidetti "Grandi Maestri" e ai loro pezzi che hanno fatto la storia del design italiano, lo hanno reso celebre nel mondo e hanno permesso alle aziende del nostro paese di diventare un punto di riferimento del settore. Un omaggio dovuto alla "cultura del fare" ma anche un'occasione per tornare all'essenza di tutto, all'unico strumento in grado di garantire ancora oggi un successo duraturo nel tempo: il progetto, quello semplice ma ben fatto, quello impegnato ma ironico, quello concreto ma rivoluzionario. Rilancio di marchi storici, omaggi espliciti a protagonisti del passato, riattualizzazione di progetti storici in chiave futura, messa in produzione di vecchi progetti rimasti per molto tempo sulla carta: la ricerca della qualità è il filo conduttore di queste operazioni, condizione imprescindibile perché non diventino sterili riproposizioni di cose già viste, ma approfondite reinterpretazioni del passato e delle sue eccellenze, per farle rivivere, per valorizzarle, per portarle nel futuro... Un'operazione spesso rischiosa perché accostarsi a queste pietre miliari del design per provare a rileggerle in chiave moderna, può portare a risultati presuntuosi, privi di sostanza, del tutto inadatti a reggere il confronto con i loro prestigiosi modelli.
Non è sicuramente il caso di Flos, che ha chiesto a Kostantin Grcic di reinterpretare in chiave contemporanea una delle più belle lampade mai progettate: la Parentesi. L'idea originale di Pio Manzù, di creare una fonte luminosa che potesse scorrere verticalmente dal soffitto a terra e ruotare a 360° sul suo asse, fu poi adattata da Achille Castiglioni in seguito alla morte prematura del suo giovane amico. La lampada che in assoluto ha celebrato il bulbo tradizionale nel modo più affascinante ed efficace fu lanciata nel 1972 e da allora continuamente prodotta. Quarant'anni dopo, molto è cambiato. Ai puristi e agli ortodossi dell'originale, Ok, così si chiama il progetto di Grcic, potrà far storcere il naso ma anche questa volta il designer tedesco, sicuramente annoverabile come degno erede di Castiglioni per la continua sperimentazione sui materiali, la sensibilità progettuale e il gusto per le forme essenziali, è riuscito a coniugare tecnologia innovativa e semplicità delle forme in un riuscito omaggio al maestro. OK è un disco che irradia, un sole appeso a un filo, una forma circolare, una superficie ultrapiatta a Led, con con tecnologia "edge lighting", direzionabile a 360° e con un cavo che funge da binario e che si dipana dal soffitto fino a terra.
Operazione simile per Martinelli Luce, che ha voluto ricordare una delle assolute protagoniste del design italiano, scomparsa lo scorso Ottobre: Gae Aulenti. Emiliana Martinelli, oggi alla guida dell'azienda fondata dal padre Elio nel 1950, ricorda la sua collaborazione di lunga data con l'azienda: "L'ho conosciuta quando avevo circa 16 anni. Ero con mio padre quando nel 1965 vide per la prima volta i disegni del Pipistrello e da li iniziò l'avventura". Pipistrello segnò un vero e proprio spartiacque nel design dell'illuminazione degli anni '60, diventando presto un'icona del design internazionale, grazie ad un design morbido e avveniristico ma allo stesso tempo ad una forma perfetta come un'ala di pipistrello. Martinelli Luce, che ancora oggi la produce, ha deciso di rendere omaggio alla "Signora dell'architettura" con Minipipistrello New a tecnologia Led, una versione ridotta e attualizzata disponibile in bianco o testa di moro, che mantiene inalterato il grande fascino delle linee Art Nouveau e la forza espressiva del capolavoro originale. Da sempre legata a doppio filo al lavoro di Le Corbuiser, Cassina, con la sua azienda di illuminazione Nemo, ha finalmente dato vita ad un progetto dal padre fondatore del Movimento moderno, datato del 1954: il Projecteur era stato infatti pensato per l'Alta corte di Chandigarh ed è rimasto inedito fino al 2012, Ricostruito sulla base dell'unico documento disponibile, un disegno che lo ritrae di profilo ritrovato negli archivi della Fondazione Le Corbusier a Parigi, il Projecteur trova ora una declinazione del tutto inedita. Alle varianti nelle dimensioni originali identificate dal suffisso 365, si aggiunge ora la famiglia Projecteur 165 dalle dimensioni ridotte, disponibile con pinza, a staffa per il montaggio a parete o a sospensione.
Merita particolare attenzione, perché non riguarda il recupero di un solo progetto ma il rilancio di un marchio storico dell'illuminazione italiana, l'avventura imprenditoriale di Massimo Anselmi che ha voluto fortemente dare nuova linfa a Stilnovo (nata nel 1946 dall'intuizione di Bruno Gatta). L'obiettivo è ridar vita a progetti iconici realizzati da alcuni tra i designer più importanti del Made in Italy e mettere le basi per nuove collezioni da sviluppare con lo stesso approccio progettuale, che vedeva la passione per il lavoro prevalere sulle leve commerciali troppo spesso insite nelle dinamiche del design e della produzione odierna. Nel manifesto in dieci punti, redatto dal Comitato specifico di Stilnovo, si ricorda come sia indispensabile nell'attività di oggi considerare al centro dell'esperienza imprenditoriale il tema del design thinking, della conoscenza e dell'esperienza del sapere. Proprio come si faceva cinquant'anni fa, quando grandi maestri e grandi aziende si incontrarono per regalare al mondo il "gusto italiano".