Progetti storici – L'istituto milanese per la rieducazione giovanile progettato da Vittoriano Viganò è l'esempio più importante del movimento neobrutalista

«Chi ha veramente compreso il Marchiondi non sono stati gli organizzatori, le autorità scolastiche e pedagogiche, i colleghi, i critici di architettura che pure mi hanno fatto tanti complimenti: sono stati i ragazzi. Non potrò, credo, dimenticare il grido di gioia con cui sciamarono dentro, l'entusiasmo con cui presero immediato possesso delle attrezzature, degli armadietti, dei porta-abiti». Sferzante allusione alle critiche; Vittoriano Viganò (1919-1996) con queste parole rispondeva alle riserve e ai dubbi sollevati da coloro i quali vedevano nell'avveniristico progetto dell'Istituto Marchiondi Spagliardi (complesso per la rieducazione giovanile progettato nella periferia milanese nella seconda metà degli anni Cinquanta) un eccesso di utopismo. Per l'adozione fortemente espressiva del calcestruzzo grezzo e per l'enfasi con cui si sottolineano il montaggio e l'intersezione degli elementi strutturali, di tamponamento e di copertura in particolare, il Marchiondi verrà considerato da Reyner Banham, nel 1966, l'esempio italiano del movimento “neobrutalista”. Il complesso, costituito da sette edifici, propone infatti l'impiego del calcestruzzo armato a vista e senza rifiniture, mostrando dunque traccia evidente delle casseforme, e una cromia peculiare, caratterizzata dalla predominanza del colore rosso (nei corridoi).

Un complesso educativo nella periferia milanese
Oggi, il Marchiondi manifesta la fragilità e l'invecchiamento precoce degli edifici del Novecento e versa, da anni, in uno stato di totale abbandono e di degrado, tanto è che si è aperto un acceso dibattito su modi e tempi di un suo possibile recupero. La nuova sede dell'Istituto Marchiondi Spagliardi fu costruita a seguito di un concorso a inviti, dopo che i bombardamenti della seconda guerra mondiale avevano causato gravi danni all'edificio ottocentesco di Via Quadronno 26 a Milano, sede dal 1932, e dopo la fusione con la Società Italiana per la protezione dei fanciulli. L'area individuata per la nuova costruzione è a Baggio, nella periferia milanese, acquistata con i ricavi della cessione al Comune di Milano della vecchia sede. II programma, redatto secondo specifici criteri psicopedagogici, prevede la realizzazione di un complesso per circa 300 ragazzi «difficili o caratteriali» di età compresa tra 8 e 18 anni, nel quale possano ricevere ospitalità e sostegno psicoterapeutico, oltre che frequentare le scuole e i corsi di avviamento professionale. II bando prevedeva, quindi, non solo una zona residenziale per i giovani, un centro psicotecnico, una chiesa e un'infermeria, ma anche scuole, laboratori, sala per spettacoli e alloggi per gli educatori. Vittoriano Viganò vinse il concorso presentando un progetto che, come gli scrisse il padre Vico in un telegramma del 13 marzo 1954, «suscita massimo interesse, ha la preferenza di Giovanni Muzio, suo convinto sostenitore, Toffoletti ne è soddisfatto».

Il progetto originario
II progetto prevede l'organizzazione del complesso lungo un asse longitudinale in direzione est-ovest, un corpo di fabbrica a pianta curvilinea all'ingresso e singoli edifici, di due piani al massimo, per le diverse funzioni. Solo la residenza dei ragazzi si articola su quattro livelli e presenta su entrambi i fronti volumi aggettanti rispetto al filo di facciata. Questo progetto viene presentato ufficialmente il 10 ottobre 1954, durante la cerimonia di “posa della prima pietra” in occasione del centenario della morte di Paolo Marchiondi, il laico somasco che, nel 1841, aveva fondato l'Istituto per i discoli di S. Maria della Pace, unitosi poi, nel 1869, ad altri due istituti fondati dal sacerdote Giovanni Spagliardi. Il 1955 è un anno di intenso lavoro per Viganò. Il 4 maggio presenta in Comune un primo progetto il cui impianto planimetrico è simile a quello del concorso. L'intero complesso è sempre organizzato lungo un asse longitudinale e si sviluppa prevalentemente in orizzontale.

I lavori
Emergono unicamente il convitto su quattro piani, caratterizzato da elementi aggettanti a forma di “cubetto” sulla facciata sud, e la chiesa con la copertura a tronco di cono inclinato. Gli altri edifici hanno volumi semplici con copertura a falda. Non è più presente l'edificio d'ingresso curvilineo. Nel giugno 1955, Vittoriano Viganò incarica Silvano Zorzi per il calcolo delle strutture. Dalla collaborazione tra i due nasce il progetto definitivo, che viene approvato il 29 dicembre 1955, data della licenza edilizia. I lavori iniziarono il gennaio successivo e procedettero in fretta: a fine gennaio lo scavo del convitto e già terminato, a metà giugno le strutture di calcestruzzo armato a vista sono eseguite per il primo piano fuori terra e verso la metà di settembre è ultimato il rustico delle scuole elementari, medie e del convitto. Il progettista, consigliato da Silvano Zorzi, segue da vicino i lavori, dando precise e assidue indicazioni per la loro realizzazione.

Servizi avanzati
Collegati a un'unica centrale termica posta al piano seminterrato del convitto, gli apparecchi dell'impianto di riscaldamento variano nei diversi corpi di fabbrica: tubi alettati nei servizi generali, aerotermi nel refettorio e nella cucina al piano terra del convitto, radiatori a piastre nei bagni della foresteria, termosifoni, a volte incorporati nei serramenti, nelle scuole, nei corridoi, negli uffici, nel centro psicotecnico e nelle camerate del convitto. Tutti i bagni, anche quelli delle scuole, sono dotati di acqua calda. L'impianto elettrico, posizionato esternamente alle strutture e lasciato a vista, si presenta completamente indipendente dalle opere murarie e consente una facile manutenzione. L'illuminazione è fornita da lampade incandescenti con vetri a forma di cubetto prodotti in serie o da slim-line a vista montati su supporti metallici. I lavori verranno terminati l'8 novembre 1957. Il complesso realizzato presenta alcune varianti rispetto al progetto della licenza edilizia. Le modifiche principali riguardano il convitto, dove la copertura inclinata viene sostituita da una piana e l'infermeria è spostata all'ultimo piano.

Il risultato finale
Non tutti gli edifici vengono però realizzati. Rispetto al progetto definitivo, non vengono costruiti la chiesa lungo via Noale, la piscina, il teatro e la palestra. I corpi di fabbrica realizzati sono disposti a doppio pettine lungo un asse principale. A nord-est, il corpo degli uffici comunica con l'ingresso e, attraverso un percorso interno, con gli spazi residenziali dei ragazzi a settentrione. Oltre al convitto, lungo la facciata nord, viene realizzato il centro scolastico (sud-ovest) costituito da una sequenza di aule coperte da volte destinate ai bambini che frequentano le scuole elementari, e da un edificio di due piani con facciate vetrate, quella occidentale protetta da pannelli frangisole. Il “nucleo integrativo”, composto dalla foresteria per gli educatori e dal centro psicotecnico, completa il complesso.