Restauri – La nuova destinazione espositiva del parco archeologico romano, tra conservazione degli spazi originari e interventi architettonici

Tra i nuovi musei in fase di realizzazione a Roma, assume una singolare evidenza il complesso dei Mercati di Traiano, che ha già visto completati tra il 1998 e il 2004 spazi espositivi e percorsi pedonali, con interventi sulla grande Aula, l'allestimento delle Tabernae e la passerella di Campo Carleo. Questi miglioramenti sono pensati in funzione del Museo dei Fori Imperiali, che si costituisce per mostrare nel luogo stesso del rinvenimento tanti reperti oggi relegati nei magazzini della Soprintendenza Archeologica.

Il restauro
Risalta in particolar modo l'intervento realizzato nella grande Aula, sia per le caratteristiche architettoniche del monumento, che per la sua posizione nel contesto urbano moderno. Le opere comprendono: restauro delle pareti in laterizio, consolidamento dei piedritti di sostegno delle volte, risanamento delle coperture lignee, rifacimento delle pavimentazioni, chiusura del grande arco d'accesso su via Magnanapoli e dell'opposto arco sul lato interno, per isolare l'Aula dall'inquinamento atmosferico e da quello acustico causato dal traffico.

Dal punto di vista tecnico, la soluzione adottata per la chiusura è per noi di esclusivo interesse, realizzando infissi enormi in un contesto tra i più rari che possano verificarsi; essa infatti aderisce alla struttura muraria d'epoca romana. Nel lato di via Magnanapoli, la chiusura è costituita da sei lastre con relative nervature di polimetacrilato, assemblate senza l'impiego di telai metallici: così facendo, si sarebbe configurato un disegno d'insieme nella grande arcata, che non avrebbe trovato verifiche, privo di documenti utili a formulare un'ipotesi ricostruttiva.

La storia
Il complesso dei Mercati Traianei venne costruito, contemporaneamente al Foro di Traiano, fra il 94 e il 113 d.C. Autore del grande progetto si ritiene sia stato l'architetto Apollodoros di Damasco, che alla tradizione italico-romana seppe unire motivi ellenistico-orientali. Nel Foro espresse la ricchezza di sculture e marmi pregiati, qualificando gli aulici spazi con grande nobiltà e raffinatezza. Nei Mercati realizzò al contrario un'architettura essenziale ed austera, aderente all'orografia del sito, un'architettura dove trovavano sviluppo le tecniche costruttive più evolute nell'impiego di murature portanti, di volte in opus cementicium e i rivestimenti murari in opus latericium. Venne così a manifestarsi un'eloquente contrapposizione fra architettura monumentale e architettura funzionale.

Da sito archeologico a museo
Attuare un sostanziale cambiamento di funzione al complesso traianeo, convertendolo da consueto sito archeologico a sede permanente del Museo dei Fori Imperiali e quindi risolvendone i problemi di accessibilità (ad esempio con l'ascensore sul retro della grande Aula), è un'operazione che giustamente si offre a delle critiche. Non c'è nulla da eccepire se si rimane interni alla logica della conservazione più rigorosa, secondo la quale il complesso archeologico avrebbe dovuto continuare ad essere vissuto e percepito come era stato nel tempo.

Noi, però, riteniamo che abbia ugualmente dignità, e possiamo dire necessità, di essere praticata una seconda via: è quella del riuso degli edifici antichi per nuove funzioni, una via i cui pregi non sono certo da scoprire, tanto sono palesi e ben documentabili i numerosi esempi. Nel caso in esame, la chiusura delle vaste aperture dell'Aula si mostra in tutta la sua evidenza: è condivisibile la scelta di evitare l'istallazione di infissi convenzionali nel rispetto delle antiche forme, ma non lo è altrettanto per quell'aspetto di provvisorietà che mostra. Sono più convincenti, nella loro coraggiosa e inedita struttura, le chiusure vitree agli squarci murari nel Museo Arcivescovile di Hamar di Sverre Fehn; dove si vede come la maestria dell'architetto sia sempre determinante.

Nonostante ciò l'intervento sulla grande Aula dei Mercati di Traiano, attuata dalla Soprintendenza romana, va accolta con dovuta attenzione, come un primo esperimento capace di portare il rudere ad una nuova vita. Un esperimento già ora significativo, a partire dal quale potranno svilupparsi altre evoluzioni, sempre continuando nell'uso di quegli spazi, ma rinunciando alla passione per le romantiche immagini dei ruderi classici.