Mercati – L'Europa allargata ai paesi orientali sta cambiando le regole del gioco per i produttori di mobili ed elettrodomestici

L'ingresso nell'Unione Europea di Croazia, Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Cipro, Romania, Bulgaria ha cambiato non solo la geografia politico-istituzionale ed economica, ma anche lo scenario per la produzione e la distribuzione dei mobili per la cucina. Si tratta di una sfida a prima vista meno entusiasmante del mercato asiatico, e con minori ritorni immediati rispetto al mercato russo o ucraino. Ma va osservato che mentre il boom del mercato russo probabilmente è già avvenuto e ora si tratta di consolidare le posizioni, per il centro Europa siamo appena agli inizi e ci muoviamo in un contesto di mercato (in prospettiva) più stabile.

Conoscere i nuovi mercati
Il primo passo può essere acquistare dimestichezza con la geografia di queste economie, innanzitutto diverse per popolazione: abbiamo una grande nazione in termini demografici (Polonia) con 38 milioni d'abitanti, alcuni paesi medi (Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria) con 8-10 milioni di persone, diverse micronazioni (dai 5 milioni della Slovacchia ai 4 della Croazia). La Romania ha una dimensione demografica medio-grande, con 22 milioni d'abitanti, le tre repubbliche baltiche ne contano complessivamente 6 milioni. Diverse sono le capacità d'acquisto di questi paesi: la Slovenia ha un reddito pro capite pari a circa il 60% di quello italiano, la Repubblica Ceca è intorno al 40%. E' presumibile che nel medio periodo queste differenze progressivamente si attutiscano, come dimostra la storia dell'Europa comunitaria degli ultimi vent'anni (l'eccezionale crescita irlandese, il sorpasso o quasi degli spagnoli rispetto ai cugini italiani).

Quante cucine a Est?
Secondo stime recenti di Csil, sono 800mila le cucine vendute nel nuovo mercato, con un ventaglio di prezzi e configurazioni molto più vasto rispetto al mercato tradizionale. Questo perché l'alto di gamma propone soluzioni non dissimili da quelle italiane o tedesche, ma il basso di gamma (che almeno in quantità costituisce la parte di mercato di gran lunga prevalente), è formato da soluzioni semplicissime, di prezzi inferiori ai mille euro. Un altro confronto interessante può essere quello dei frigoriferi: circa tre milioni di unità. Il tasso di sostituzione dei frigoriferi è senz'altro più elevato rispetto ai mobili per la cucina, ma un mercato di tre milioni di frigoriferi lascia presumere che le cucine potrebbero diventare agevolmente un milione e mezzo, se non due milioni. Come pietra di paragone, fra Russia, Ucraina e l'est Europa ancora fuori dell'Unione (Serbia, Albania), esiste un mercato un po' più grande rispetto a quello dell'Europa allargata. La Russia assorbe circa tre milioni di frigoriferi (ma pochissime lavastoviglie).

Consumatori e produttori
È possibile che, come nell'Italia degli anni '50 e '60, nella "nuova Europa" si pensi prima all'acquisto d'automobili, viaggi all'estero, elettrodomestici, vestiario di qualità e solo dopo alle cucine. Forse la cucina non sarà al primo posto nelle necessità di consumo dei lituani o dei rumeni, ma certamente si situa in buona posizione.
In parte, esiste un problema di capacità produttiva. Una ventina delle prime 500 imprese mondiali del settore si trova nell'area considerata: la polacca Black, Red and White è uno dei maggiori produttori europei di mobili in kit, così come la slovacca Swedwood, che rifornisce la controllante Ikea di una buona parte delle cucine vendute nella catena.
In Repubblica Ceca, Koryna occupa una parte rilevante del mercato grazie anche a una rete efficiente di negozi in franchising.

In Romania come in Polonia esiste un campione nazionale, Elsila, che è un'azienda multiprodotto, con una certa attività di commercializzazione di prodotti esteri. La slovena Gorenje è uno dei maggiori produttori europei di elettrodomestici (presente anche in Italia, con il marchio Korting) e controlla un'omonima azienda di cucine. Il problema è che i "campioni nazionali" sono perlopiù aziende multiprodotto e con problemi di riconsiderazione strategica, mentre le aziende specializzate nelle cucine sono nate relativamente da poco (quasi tutte dopo il 1990) e sono in genere di piccolissime dimensioni.

Import-export
La debolezza dell'offerta produttiva spiega come mai l'area sia importatrice netta di mobili per la cucina, al tasso del 10% annuo. Un caso a parte è costituito dalla Polonia, che vanta un interscambio commerciale attivo per 86 milioni di dollari. Se questa industria deve crescere, automaticamente le prospettive per l'offerta italiana di componentistica (antine, laminati, macchine per il legno, ferramenta), sono decisamente ottimistiche. Parlando di prodotti finiti (cucine), siamo i primi fornitori della Croazia (in concorrenza con gli Sloveni), i secondi in Romania, Bulgaria ed Estonia, in concorrenza con i polacchi, al primo posto; sempre secondi in Slovenia, con la Germania in pole position. Si tratta di cifre ancora relativamente modeste: 26 milioni di euro d'esportazione dall'Italia verso l'area est nel 2000, 42 milioni nel 2006. In percentuale, la crescita è dell'8,5% annuo. La crescita è superiore a quella dei competitor tedeschi, che hanno esportato per 12 milioni nel 2000 e 17 nel 2006.

*Csil