Impermeabilizzazioni

Autore testo: Giuseppina Clausi

Spesso le esigenze di consolidamento richiedono l'allontanamento dalle strutture di fondazione dell'acqua o dell'umidità presenti nel terreno, nasce così la necessità di rendere quest'ultimo impermeabile, provvedimento che sovente comporta anche un aumento di compattezza e quindi di resistenza.
Per l'impermeabilizzazione di masse terrose permeabili, dove prodotti come il cemento avrebbero difficoltà a addentrarsi, sono utilizzate iniezioni d'argilla.
La particolarità che rende l'argilla adatta a questo scopo è la sua capacità di formare i cosiddetti geli, ossia delle microparticelle che formano una struttura reticolare in grado di trattenere porzioni infinitesime di acqua; quest'ultima, quindi, non si presenta più allo stato liquido, ma rimane inglobata nell'argilla, facendone parte integrante.
Sullo stesso principio si basa anche l'utilizzo della bentonite, altro prodotto che, gelificando, ha la capacità di fissare un peso d'acqua addirittura dieci volte superiore al suo.
Poiché però la stabilità del gelo formato dalla bentonite non è altissima, si usa mescolarla col cemento; si faranno quindi nel terreno delle iniezioni di una soluzione stabile di cemento e bentonite.
Al posto della bentonite o dell'argilla, soprattutto in presenza di terreni a permeabilità molto bassa, si possono iniettare anche emulsioni di bitume.
Ricordiamo inoltre che in terreni formati da sabbie fini, in cui nasce il bisogno di penetrazioni sottili, si fa uso di prodotti chimici come i silicati, utilizzati anche per il vero e proprio consolidamento.
Un altro metodo utilizzato per l'impermeabilizzazione, che non prevede iniezioni di sostanze, è quello del congelamento dei suoli.
Questo tipo di intervento si realizza tramite il posizionamento nel terreno di tubi collegati con una macchina frigorifera, per il cui funzionamento in genere è bene preferire l'uso di azoto liquido, che permette dei tempi di congelamento abbastanza modesti, dell'ordine di 20-40 ore, mentre come elemento refrigerante è comunemente usato l'anidride carbonica.
Questo metodo è efficace soprattutto per creare delle barriere impermeabili e al tempo stesso stabili, al fine di effettuare scavi in terreni acquitrinosi.
Per allontanare l'acqua dalle fondazioni in presenza di un terreno limoso o fangoso, anziché impermeabilizzare è possibile prosciugare con il principio dell'elettrosmosi.
Si opera innanzitutto lo scavo di un pozzo dal quale sia possibile pompare l'acqua, e all'interno di questo si posiziona un elettrodo negativo, mentre un altro elettrodo, questa volta positivo, si pone nel terreno da prosciugare.
A questo punto, con l'immissione di una corrente continua, si induce una migrazione degli ioni positivi dell'acqua verso l'elettrodo negativo, con conseguente flusso di liquido verso il pozzo.
A titolo informativo è giusto ricordare in questa sede che l'eventuale presenza di acqua nel terreno, così come altri problemi, come ad esempio la subsidenza, possono essere limitati o anche del tutto eliminati semplicemente operando sulla regolazione delle falde acquifere.

Fonte testo:
A. Del Bufalo, C. Benedetto, a cura di, Conservazione edilizia e tecnologia del Restauro, Roma 1992.