post evento – Il tema degli spazi per la salute in Europa non esiste. Il binomio non costituisce infatti un capitolo specifico di lavoro per politici, istituzioni o lobby.

Esistono, invece, normative, orientamenti, iniziative che afferiscono ai due ambienti (oltre che ad altri, collaterali, come quello delle qualifiche professionali) che forniscono elementi per crearsi lo scenario di riferimento. Si tratta, insomma, di costruire una matrice che crei un perimetro in cui muoversi. Attività, questa, in linea con il senso di base dell'istituzione Europa, a cui spetta dare indirizzi normativi, da declinare negli Stati, sui territori, nel rispetto dei localismi.

Come si può farlo nel tessuto italiano lo ha spiegato Oreste Rossi, deputato del Parlamento europeo membro della Commissione Envi (Ambiente, Sanità pubblica e sicurezza alimentare), intervenuto al Forum Architetture e Sanità, tenutosi presso la sede de Il Sole 24 ORE. «La sanità - ha ricordato Rossi - è una di quelle competenze ancora in carico agli Stati che possono, a propria discrezione, scegliere se delegarla, come accade in Italia, alle singole Regioni. L'Europa può dettare una serie di linee guida o legiferare su tematiche come la sanità transfrontaliera, che prevede la possibilità, per ogni cittadino europeo, di farsi curare nello Stato che preferisce senza che le spese siano a carico del Paese ricevente ma di quello di provenienza».

Il tema sanità, quindi, si intreccia immediatamente con quello della libera circolazione delle persone, pilastro ideologico dell'Unione europea, entrato nel vivo con Schengen. «Quel che occorre decidere - ha rimarcato Rossi -  è se, oltre a una libera circolazione dei cittadini e delle merci, in Europa vogliamo anche una pari condizione della qualità della vita che possiamo ottenere abbinando a delle linee guida credibili anche una serie di agevolazioni per gli Stati che quelle stesse linee guida sceglieranno di adottare». Questo, per Rossi, deve valere anche nell'ambito dell'edilizia sanitaria.

Altro incrocio tematico è quello con l'efficienza energetica. Dalla dialettica istituzionale fra Commissione, Parlamento europeo e Consiglio, ha fatto notare Rossi, uscirà un provvedimento che prevederà che «entro il 2050, negli edifici pubblici e privati si dovranno ridurre i consumi di energia dell'80% e che gli enti pubblici dovranno, ogni anno, mettere in efficienza energetica tutti gli edifici di proprietà in ragione del 2,5% all'anno per investimenti nell'ordine di centinaia di miliardi di euro sia pubblici che privati». Sarà una direttiva che, per Rossi, gli Stati membri dovranno recepire cogliendo l'opportunità di abbinarla a proprie linee guida su come realizzare la nuova edilizia sanitaria.

L'altro incrocio della matrice è quello con le qualifiche professionali, per le quali è allo studio una revisione della direttiva vigente: «in Europa c'è una situazione da sanare. Al momento una prima risposta ci arriva dalla Carta delle professionalità del soggetto, che per ora è volontaria ma vorremmo fosse obbligatoria, che dovrebbe garantire la professionalità del soggetto medico, infermiere, o qualsiasi altro operatore nel campo della sanità». Così com'è oggi il testo della direttiva sulle qualifiche professionali non lo soddisfa: «non tiene conto della concorrenza sleale esercitata da soggetti di altri Paesi, che deriverebbe da una qualificazione alla pari nella professione a fronte di una disparità negli anni di studio e nelle spese sostenute».

Altrettanto importanti da tracciare sono le linee guida dettate in tema di disabilità, che «si sono tradotte in un provvedimento che, per i prossimi dieci anni, raccoglie una serie di proposte che gli Stati europei dovrebbero fare proprie nei confronti di soggetti non abili, sia per problemi di salute che di età». La crescente attenzione alla disabilità, (testimoniata dal progetto pilota sul turismo per i disabili, finanziato con 1 milione di euro nel budget Ue 2012) per Rossi si traduce quindi sia in un'opportunità di business, sia nell'ottemperanza al mandato istituzionale che l'Europa ha di creare una società inclusiva. In questo senso va collocato il richiamo di sintesi fatto da Bruno Marasà, Direttore dell'Ufficio di Informazione a Milano del Parlamento Europeo a «ripartire dall'attualità, ossia dall'immagine che l'Europa dà di sé, e che non è solo quella del rigore e dell'austerità per far quadrare i bilanci, ma rappresenta una serie di opportunità sia finanziarie, sia in termini di quadro di orientamento delle direttive adottate in diversi ambiti che non vanno subiti, ma con i quali occorre interagire ai vari livelli istituzionali». È così che per Marasà andrebbe letta la strategia di Europa 2020, ossia quell'obiettivo «assunto qualche anno fa per contrastare l'emergere di una crisi economica e finanziaria e che consiste in un processo di coordinamento attivo con i governi e i parlamenti nazionali e le istituzioni europee per aumentare il livello dell'occupazione e della ricerca e sviluppo per promuovere l'innovazione così da reggere le sfide della globalizzazione».

L'Ue, per Marasà, è in una fase decisiva per quanto concerne gli aspetti ecologici che sottendono, nella programmazione di bilancio 2014-2020, la riduzione delle emissioni di CO2 e l'implementazione di energie rinnovabili per il raggiungimento di una reale efficienza energetica. La proposta è riordinare i vari capitoli di spesa relativi alla ricerca e allo sviluppo e di aumentare da 50 a 80 miliardi di euro la massa disponibile per i programmi di ricerca e innovazione, in cui far rientrare anche le attività afferenti allo scenario composito delle architetture per la sanità.

Ultimo, ma non ultimo, proclamato da tutte le istituzioni europee, il 2012 è l'Anno dell'Invecchiamento Attivo (Active Ageing), che richiama alla necessità di tenere alto il livello dell'occupazione e di vivere nel modo più salutare possibile, attraverso interventi negli ambiti dell'assistenza sanitaria e dei servizi sociali, oltre che dell'istruzione, degli alloggi e dei trasporti.