Inibitori di corrosione

Autore testo: Giuseppina Clausi

Il nome di corrosione definisce quel processo per cui i metalli si alterano a causa della combinazione di alcuni loro elementi costitutivi con sostanze presenti nell'ambiente circostante.
Tenendo presente che è elevatissimo il numero di fattori e di sostanze che possono intervenire e/o accelerare il processo corrosivo, possiamo suddividere quest'ultimo in due tipi principali: la corrosione a secco e la corrosione ad umido.
Il primo tipo è dovuto all'esposizione diretta dei metalli all'aria o ad atmosfere gassose ad elevata temperatura, il secondo tipo si ha invece in tutti i casi in cui l'acqua è presente allo stato liquido.
In questo caso avviene la corrosione che si sviluppa tramite un processo di tipo elettrochimico, e cioè sarà la somma di due processi elettrodici: un processo anodico che dà luogo alla liberazione di elettroni, e un processo catodico in cui tali elettroni, legandosi ad altre sostanze presenti nell'ambiente aggressivo, formano i prodotti di ossidazione.
A tale proposito è da sottolineare che uno dei metodi spesso utilizzati per la protezione dalla corrosione dei normali metalli è appunto la protezione catodica.
Molte e diversificate sono invece le possibilità di intervento per prevenire l'alterazione dei metalli a contatto con l'atmosfera, su cui influiscono, come già detto, numerosissimi fattori, dal clima della regione al particolare microclima del posto di localizzazione, dall'umidità relativa alla presenza di inquinanti atmosferici, a, non ultima, la presenza di cloruri, specie in prossimità della costa.
A questi fattori andranno poi aggiunte anche le differenze derivanti dalla diversa natura dei vari metalli.
Per quanto riguarda le tipologie di manifestazione dell'attacco corrosivo, sostanzialmente la divisione andrà fatta fra le forme di attacco generalizzato, che coinvolge quindi l'intera superficie del manufatto metallico, e le forme di attacco localizzato, fra cui si possono citare:
- la corrosione sotto sforzo di alcuni acciai;
- la corrosione per accoppiamento galvanico, che si crea in genere nelle regioni di contatto fra due materiali diversi;
- il "pitting", e cioè la corrosione puntiforme, abbastanza diffusa, che si crea soprattutto in quei casi in cui il metallo è ricoperto da uno strato di ossidi che funge da protezione, ma che può essere localmente intaccato da agenti aggressivi, come per esempio i cloruri.

Se diverse sono le forme e le tipologie degli attacchi corrosivi, altrettanto svariati sono i metodi di intervento e di prevenzione, ma i più utilizzati si possono senz'altro ricondurre all'applicazione di rivestimenti metallici e pitture.
Fra i primi vanno nominati quelli di zinco che esercitano una protezione catodica sull'acciaio, il cui tempo di resistenza dipende fondamentalmente dalla situazione ambientale di esercizio.
Per quanto riguarda le pitture, esse andranno divise in due categorie principali: le mani di fondo e le mani di copertura, per cui esistono numerosissimi prodotti dalle più svariate composizioni, organiche e inorganiche. I fondi comprendono spesso polveri di zinco o resine sintetiche, le coperture sono per la maggior parte a base di resine sintetiche, epossidiche, fenoliche.
Per manufatti particolari, che non siano strutture in ferro o in acciaio sono usati degli inibitori chimici, cioè sostanze organiche che formano dei film protettivi sulla superficie del metallo, oltre a rendere più stabili i prodotti di corrosione.
Come esempio si può citare il benzotriazolo, utilizzato nella protezione di oggetti in rame e leghe di rame, che forma appunto uno strato superficiale protettivo di benzotriazolato di rame.
 
Fonte testo e foto:
G. Carbonara, Trattato di Restauro Architettonico, Torino 1996.
G. Caterina, Tecnologia del recupero edilizio, Torino 1989.