Intervista a Paolo Portoghesi

L'idea di copertura in che senso nasce, come lei ha scritto, per "imitazione simbolica" da elementi presenti in natura?
La nascita del tetto e quindi della casa, tipiche cose "che la natura non sa fare" derivano sì dall'intelligenza dell'uomo ma traggono dalla natura non solo i materiali ma gli esempi e gli stimoli. L'uomo infatti possiede oltre il privilegio di maneggiare gli utensili quello della contemplazione; dalla contemplazione deriva istintivamente l'imitazione della natura, il che vuol dire che osservando vari aspetti del mondo l'uomo può riunire ciò che si presenta diviso, fare di più cose una cosa sola. In realtà l'uomo, che considera istintivamente il cielo come un involucro, una copertura, ha sentito fin dalle più remote origini il bisogno di imitare il cielo, di costruire con le sue mani qualcosa di analogo a un guscio simile a quello che le conchiglie e le lumache portano con sé, capace non solo di ripararlo dalle intemperie in funzione del vivere quotidiano e del gruppo familiare, ma di esprimere visivamente il suo essere "eretto", il suo desiderio di avvicinare il cielo e renderlo tangibile.

In che senso?
Strutturare, costruire, risponde al desiderio di elevazione per vincere la forza di gravità contrapponendole l'idea visiva di un disegno che può liberarsi verso l'alto. In questo modo le tensostrutture diventano metafora della gonfiatura di una membrana tesa. E il guscio diventa metafora di un cielo artificiale nel simbolismo celeste della cupola.

Come è stato concepito il tetto nell'architettura moderna?
Il tema del tetto è un momento nodale dell'architettura moderna. In fondo Le Corbusier si è innamorato del tetto piano, ne ha fatto un suo cavallo di battaglia fingendo di dimenticare quale valore tipologico avesse il tetto, che è alla base della considerazione architettonica. Oltretutto Laugier che in qualche modo ha influenzato il razionalismo di Le Corbusier, l'aveva teorizzato come una matrice fondamentale dell'architettura. Certo lo spiovente è stata una scoperta straordinaria, ha trasformato un oggetto che non aveva una direzione precisa in un elemento direzionale quindi la casa è diventata qualcosa che si penetra, quindi si è improvvisamente umanizzata. Contrariamente a quanto si pensi il passaggio dalla capanna al tetto non è un passaggio dall'organico all'astratto ma il contrario: la capanna è cosmica rispecchia al cielo, viceversa i tetto antropomorfizza. Anche se non nell'immediato crea una direzione di penetrazione, trasforma in un certo senso la casa in qualcosa di umano.

Come ha interpretato la copertura nei suoi progetti?
In un primo momento ho sempre pensato al tetto piano anche per il fascino della fruibilità dall'alto, poi, in funzione delle situazioni ambientali e all'esigenza di rispondere a un certo paesaggio, ho potuto comprendere l'importanza del tetto. In realtà il tetto e la terrazza sono due fattori altrettanto fondamentali soprattutto nel mediterraneo e quindi si possono adoperare di volta in volta a seconda della condizioni in cui ci si trova a lavorare. Per esempio nel progetto per il teatro Giacomo Puccini del 1986 a Torre del Lago (LU) la copertura da un lato suggerisce la leggerezza della struttura dall'altro sembra legarsi all'ambiente con un profilo dolce che sembra emulare le vicine alture modellate dalla vegetazione incontaminata; è intenzionale l'evocazione dell'immagine della farfalla. Mentre per la riqualificazione della zona litoranea a Misano Adriatico (RN), 2000, la cupola in acciaio e legno copre la piscina ed è divisa in spicchi che possono sovrapporsi attraverso un processo di rotazione, in modo da consentire, quando il clima lo permette, l'isolazione diretta.

In quale dei suoi progetti la copertura assume un particolare significato simbolico?
Indubbiamente la copertura è tetto fino a un certo punto: ha un interno e un esterno; mentre normalmente il tetto nella sua spazialità viene troncato da un controsoffitto o da un solaio, quando si vuole dare all'architettura un valore monumentale si cancella questa cesura e il tetto diventa protagonista, salvo poi le contraddizione quando il tetto di trasforma in cupola spesso bisogna fare una cupola interna e una esterna per dare alla cupola esterna una visibilità forte si finisce per creare un vortice in conflitto con la visione classica dell'architettura, quindi spesso si sono inventati questa duplicazione della copertura. Per esempio, nella chiesa di Santa Maria della Pace e della Santissima Trinità a Terni tutto si concentra nell'architettura che è l'elemento determinante che risolve la complessità del contorno esterno che può sembrare quasi disordine invece lo fa diventare un elemento cristallino, ordinato. Nel progetto di Terni la copertura a tetto è pensata come l'evento visivo centrale per chi penetra nel suo interno. Il tetto a vista con le sue orditure, primarie e secondaria è simbolo degli ordini mendicanti, ricorre la simbologia della forma della foglia delle vite.

Tratto da "Il manto di copertura", supplemento di AREA n. 65, Federico Motta Editore

Santa Maria della Pace e della Ss. Trinità, Terni, 1997

Santa Maria della Pace e della Ss. Trinità, Terni, 1997

Particolare dei pilastri polistili di sostegno della copertura della Moschea

Particolare dei pilastri polistili di sostegno della copertura della Moschea

Riqualificazione della zona litoranea, Misano Adriatico, 2000

Riqualificazione della zona litoranea, Misano Adriatico, 2000

Moschea e Centro Culturale Islamico d'Italia, Roma, 1974-95

Moschea e Centro Culturale Islamico d'Italia, Roma, 1974-95

Teatro Giacomo Puccini, Torre del Lago, 1986

Teatro Giacomo Puccini, Torre del Lago, 1986