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In Italia, come sappiamo, arte e architettura hanno una storia lunga e gloriosa, il design, invece, nonostante da tempo riscuota prestigio e successo a livello internazionale, ha una storia piuttosto breve e limitata.
E' solo da quasi mezzo secolo che il design italiano si configura come il fenomeno più prolifico e imprevedibile dello scenario internazionale del progetto, oggi riconosciuto come frutto di una modernità eccentrica rispetto a quella imposta dal movimento razionalista europeo.
Questo saggio, che indaga il meraviglioso mondo del design e che è scritto da uno dei protagonisti di quel mondo, Andrea Branzi, ha un obiettivo preciso, affermare che quella del design è una storia del tutto autonoma e alternativa a quella dell'arte e dell'architettura, è solo apparentemente legata alla quotidianità domestica, riesce a fornirci informazioni culturali e antropologiche importanti sulle radici del nostro Paese.
Branzi, fondatore nel 1982 della Domus Academy, la prima scuola internazionale di design post-industriale, ripercorre in modo originale la struttura genetica andando indietro nel tempo, cercando di stabilire dei legami con i fenomeni più antichi della storia dell'arte italiana, risalendo alle sue radici più profonde: dagli affreschi di Pompei alla metropoli latina all'arte paleocristiana, dal Rinascimento, un'epoca di grandi rifondazioni in un paese in grave crisi culturale per la caduta del sapere medioevale, al Futurismo e al periodo metafisico, fino ai più "recenti" sviluppi dell'industrial design, chiamato a operare per realizzare un ordine formale e sociale nell'industria, che istituzionalmente opera nell'altra direzione.
Si parla di storia, dunque, ma è scritto da un progettista, che presenta un'originale definizione della modernità italiana, di cui il design è visto come l'espressione più matura, un sistema policentrico privo di una metodologia unitaria, capace di sperimentare le possibilità artistiche della tecnologia e le qualità tecnologiche dell'arte; un design che agisce come motore di un'innovazione diffusa nella società e di una cultura imprenditoriale aperta, che trova nelle ricorrenti crisi dell'economia l'occasione per sperimentare il nuovo.