Istituto Alfred Wegener per le ricerche polari  
Progettista: Oswald Mathias Ungers
Collaboratori: Brand, Dietzsch, Lehmann, Petzinka
Committente: Comune di Bremerhaven
Località: Bremerhaven, Columbusstrasse
Datazione progetto: 1980-84
Inaugurazione giugno 1986
Destinazione d'uso: Istituto per le ricerche polari: laboratori di ricerca, biblioteca, sala conferenze, bar, magazzini e locali tecnici.

In questo edificio c'è un richiamo allo stile tradizionale della Germania settentrionale, per l'uso dei mattono rossi , al linguaggio tecnico delle navi, al Razionalismo e all'architettura ottocentesca del vetro, ampiamente utilizzato nel cortile e nella galleria.
L'edificio sorge all'entrata del centro storico della città, di fronte al vecchio porto, da cui si gode una ampia vista sulla Geestemündung e sul mare del Nord. Questa posizione favorevole è però penalizzata dalla Columbusstrasse, una arteria stradale a quattro corsie, che fiancheggia l'edificio.
L'area su cui sorge l'edificio costituisce la parte terminale del Columbus Center, uno degli edifici più vistosi costruiti dopo la seconda guerra mondiale, che aveva infranto le proporzioni originarie della città, impostate su case di misure modeste, e il profilo della città, sbarrando la vista sul vecchio porto.
L'edificio evoca l'immagine di una nave, proposta innanzi tutto per il luogo in cui sorge e per le caratteristiche specifiche del sito: infatti la 'prua' segue in realtà la linea del confine. Questa immagine è rafforzata dal volume superiore dell'edificio che, rientrato rispetto al filo facciata, ricorda la parte più alta di una gigantesca nave, effetto sottolineato anche dalla presenza di tre grosse ciminiere.
Le facciate sono fittamente finestrate.
L'edificio consiste in realtà di due fabbricati indipendenti: il primo forma con gli edifici adiacenti una piazza aperta verso il vecchio porto. Il collegamento fra i due fabbricati è dato da una galleria ad archi che ricompone i due edifici in una unità architettonica.
Dall'atrio d'ingresso inizia una sequenza di spazi collettivi distribuiti lungo un asse longitudinale di collegamento.
L'edificio, caratterizzato da una profondità di circa 50 metri, è organizzato con i laboratori disposti lungo i lati nord e ovest, gli uffici sui lati sud e est, mentre gli spazi ciechi al centro vengono utilizzati per depositi e vani tecnici.
Al piano ammezzate si trova un foyer centrale concepito come una piazza interna all'edificio, mentre il primo piano è organizzato intorno al vuoto del foyer e ha, nel semicerchio, una grande hall dalla quale si accede alla terrazza. Da questo piano i collegamenti verticali sono assicurati da una scala a semicerchio.
Il quarto piano, arretrato, ospita la cafeteria con terrazza e, al centro, la biblioteca
Le strutture sono in cemento armato. L'esterno è rivestito in pietra arenaria grigio-giallo e in mattoni di klinker color rosso scuro, in parte eseguito ad intarsio. Le sovrastrutture hanno intonaco chiaro I serramenti hanno telaio in alluminio leggero.
Le aree funzionali sono quattro: i laboratori per la ricerca (nel campo della geologia, biologia, oceanografia e scienze atmosferiche); i depositi; gli spazi collettivi (la biblioteca e la sala conferenze); e gli impianti tecnici.

'La realtà del centro di ricerche viene qui rappresentata in un'immagine che la sequenza degli schizzi evidenzia chiaramente: 'gli abitanti dell'arca perduta'. L'immagine dell'arca conferma il valore metaforico del piroscafo, già verificato da Le Corbusier, che lo assimila al falansterio o all'Unità d'Abitazione: l'arca come il microcosmo nel quale si rinchiude la comunità dei ricercatori. Come l'arca immersa nel mare, la comunità degli animali-ricercatori si isola dalla terraferma alla quale viene legata solo mediante un fragile pontile [']. La forma dell'edificio non dipende da una scelta stilistica prestabilita, ma risulta dall'affermazione progressiva di un'idea, questa idea portante del progetto d'architettura che si incarna nel tema. L'immagine di una nave non serve dunque come modello formale da copiare, ma come tema-guida dell'intero lavoro progettuale dai primi schizzi fino alle piante esecutive. [']
Dal portico sulla piazza inizia una sequenza di spazi interni diversificati, articolati lungo un asse longitudinale che attraversa tutto l'edificio. Il cuore dell'edificio si presenta come una pianta di tipo basilicale (navata e abside). La navata viene suddivisa secondo una analogia con la pianta del centro storico di Bremerhaven: gli spazi interni sono trasformati in sei 'isolati' quadrati, e i corridoi in 'strade' che si prolungano fino ai bordi dell'edificio. [']
L'ordine formale permette una grande efficienza funzionale. La prua si isola non solo come 'resto' della forma originaria del sito, ma anche funzionalmente come deposito dei prodotti esplosivi e infiammabili .[']'. [Croset 1982, pp. 54-56]

Bibliografia
Neumeyer F. (a cura di), Oswald Mathias Ungers: Architetture 1951-1990, Milano, Electa, 1991
Kieren M. (a cura di), Oswald Mathias Ungers, Bologna, Zanichelli, 1997
Croset P.A., Oswald Mathias Ungers-Il centro di ricerche polari a Bremerhaven, 'Casabella', n.486, 1982, pp. 50-61.

A cura di Simone Scortecci

Schizzo di progetto Pianta del piano d'ingresso e piano tipo Prospetti Facciata laterale Vista dal vecchio porto
Vista dalla Columbusstrasse