Evoca una chiara cifra modernista il Kathleen Andrews Transit Garage (KATG), nodo multimodale della città di Edmonton, sistema complesso per la mobilità sostenibile dalla configurazione monolitica, che associa alla limpidezza della luce rarefatta, emanata dalle facciate riflettenti, la leggerezza e l’economicità dell’ossatura in acciaio. La purezza dell’impianto ortogonale rispecchia l’efficienza della corretta distribuzione dei percorsi, mentre la sobria linearità del profilo viene scandita dall’eleganza delle sculture sommitali che animano il tetto piano, ascrivendo alle opere dell’artista e critico Goldberg l’identità dell’edificio, come manifesto etico di impegno per la lotta al cambiamento climatico. Con una raffinata operazione di arte pubblica e architettura alla scala delle infrastrutture viarie della città, l’artista berlinese individua a partire dalla medesima latitudine di Edmonton, 53°30’N, cinque località montane dell’Alaska, dell’Irlanda, della Russia e della Cina, oltre che del Canada, per indurre - con il sapiente artificio del gioco del globo - una riflessione sull’emergenza climatica e sul drammatico distacco dei ghiacciai al largo delle coste della Groenlandia. Le opere tridimensionali, in acciaio inossidabile, allocate come metope di coronamento sui lati corti dei volumi contenenti i sistemi di collegamento verticale dell’edificio o macchine impiantistiche, riportano la topografia dei cinque luoghi scelti, realizzando una connessione resiliente tra l’architettura e il paesaggio circostante. Grandi numeri evidenziano le tappe del percorso, segnando in progressione la longitudine dei siti montani, e dando in pochi istanti la misura ambivalente della globalizzazione del mondo: devastante per il clima, arricchente per il design. Queste lanterne spezzano con poetica sensibilità l’invenzione industriale della facciata continua, costruendo una sintesi logica e armoniosa tra la tecnica e la creatività; tra l’innovazione tecnologica e la spiritualità; tra la nordicità del Modernismo e la necessità di un approccio globale e sostenibile all’architettura contemporanea.

Il KATG insiste su un sito ex industriale, preposto alla macellazione e al confezionamento della carne, che ospitava il Canada Packers Plant di Eric Arthur del 1936, primo esempio di architettura funzionalista, premiato con una medaglia d’oro alla London Exhibition of Architecture and Allied Arts nel 1937, ma demolito, negli anni ‘90 da una società di sviluppo immobiliare, che ha mantenuto come unica memoria la ciminiera di mattoni rossi, alta 50 metri e preservata dal sito isolandola come ricordo storico del luogo. La contaminazione del suolo, non affrontata in quegli anni, è stata risolta mediante l’asportazione del terreno fino alla profondità di tre metri. In corrispondenza dell’edificio, lo scavo è stato utilizzato per ospitare il parcheggio sotterraneo per i dipendenti, protetti in tal modo dalle rigide temperature invernali e dalla calura estiva. Le parti dell’area non occupate dall’edificio sono state intensamente piantumate, oppure trattate con materiale di riciclo, costituito da pneumatici in gomma granulata nera opaca, porosa per l’acqua piovana, e utile alla ricarica delle falde acquifere, così come l’installazione di diversi bioswales quale dispositivo per l’assorbimento delle bombe d’acqua dovute al cambiamento climatico. Il colore nero della pavimentazione, scelta per contrastare la luce riflettente dei prospetti in acciaio, ha un riferimento alle note visive dei bruni paesaggi di Edmonton, rimarcati anche dalle gabbie in rete metallica, riempite con pietre del fiume Alberta, come presidi di sicurezza per l’edificio. La pelle esterna, costruita con pannelli sandwich con finitura a specchio per il basamento, campiture vetrate con tripli vetri extra clear e pannelli in acciaio inossidabile spazzolato leggermente riflettente, è corrugata verticalmente con scansioni di differente larghezza, per evitare l’eccessiva monotonia e continuità della finitura in un edificio a sviluppo marcatamente orizzontale. Internamente, i pannelli perfettamente lisci e splendenti aderiscono alla pulizia netta delle superfici di lavoro in cemento lucidato e dei percorsi di collegamento e di distribuzione per il personale - circa 800 lavoratori, tra cui autisti di autobus, addetti alla manutenzione dei mezzi e alla mensa, amministrativi, custodi. Sono esclusi al momento i dirigenti, allocati in un edificio in centro città, e gli educatori dell’asilo nido per i figli dei dipendenti, non ancora realizzato.

Tuttavia, i livelli di comfort e di benessere negli ambienti di lavoro - denotati dai toni del blu della flotta dei 300 autobus e del bianco assoluto delle zone di manovra e stoccaggio dei mezzi - sono particolarmente elevati, in linea con la certificazione LEED Silver dell’edificio, che annovera stazioni di ricarica per gli autobus elettrici, pannelli solari installati sul tetto, e sistema di raccolta dell’acqua piovana per il lavaggio degli autobus. L’elevata sostenibilità e l’efficienza funzionale, accompagnate da una luce rarefatta proveniente dai controsoffitti candidi e da una raffinatezza formale, trovano sintesi nella scultorea scala in acciaio inox che contrasta con il rivestimento in Corian delle pareti dell’atrio di ingresso, punto di coagulo dei percorsi dei lavoratori dell’intero edificio. L’atrio unico, gli spogliatoi a toni scuri, e l’ambiente di lavoro candido rappresentano un gesto dichiaratamente politico dello studio gh3* per suggellare la trasformazione dell’area del Kathleen Andrews Transit Garage - che deve il nome dalla prima donna autista di autobus di Edmonton -, all’insegna della resilienza e della sostenibilità: per far progredire Edmonton verso i suoi obiettivi ambientali e strategici per il 2040, si deve sostanziare del senso di partecipazione al successo collaborativo della comunità.

Il ritmo regolare della facciata viene scandito verticalmente dai pannelli corrugati satinati, i pannelli a specchio e le vetrate trasparenti suddivise tra i due piani fuoriterra

I BIOSWALES
Il confine del lotto è stato trattato con folta piantumazione e materiale da riciclo proveniente dagli pneumatici in gomma granulata nera opaca. Questo rifiuto dell’industria dei trasporti carrabili risulta poroso all'acqua piovana e quindi in grado di favorire la ricarica delle falde acquifere in seguito agli eventi meteorici in grande intensità, proteggendo il terreno sottostante. Proprio nel tentativo di mitigare la necessità di avere una superficie coperta così vasta, lo studio gh3* - da sempre molto attento alle tematiche ambientali - ha inserito diversi bioswales in corrispondenza dei gabionwalls per concentrare e convogliare il deflusso delle acque piovane. L’obiettivo di questi dispositivi è quello di raccogliere le acque rimuovendo detriti e inquinamento. Essi constano di una vasca di drenaggio con lati leggermente inclinati (meno del 6%) per massimizzare il tempo di sosta delle acque nella conca, aiutando la raccolta e la rimozione di inquinanti, limo e detriti. La disposizione delle vasche lungo le strade e intorno ai parcheggi permette di rimuovere l’inquinamento automobilistico depositato sul marciapiede, purificando le acque di prima pioggia in anticipo rispetto al deposito in falda o in fognatura. La rimozione di tali inquinanti è demandata alla vegetazione nel suolo: foglie e steli delle piante catturano gli agenti chimici e si decompongono creando un ambiente batterico sano basato su limo anti-torbidità, agenti organici volatili, agenti patogeni più aggressivi e agenti inorganici macronutrienti quali fosfati e nitrati. La composizione del suolo dei bioswales è scientificamente studiata con contenuto di argilla inferiore al 5% e un mix di materiale poroso a diverse granulometrie. Uno strato in TNT filtra ulteriormente l’acqua, prima che essa raggiunga il tubo di drenaggio e quindi la fognatura, mentre un canale di sicurezza perimetrale funge da dispositivo per il troppopieno. Per garantire il funzionamento del dispositivo si render necessaria una manutenzione periodica per evitare il rischio di intasamento e l’ispezione annuale con test meccanici e del suolo per la verifica dello stato di salute della componente biologica che risulta particolarmente sensibile alla presenza di metalli, i quali penetrano lentamente nel terreno circostante e per questo devono essere rimossi.

LUCERNARI E COPERTURA
L’atrio di ingresso deve la sua atmosfera eterea alla luce zenitale proveniente da vetrate inclinate apribili enfatizzate da un cassettone con tagli a 45° che allontanano la sorgente luminosa dalla superficie su cui i raggi si riflettono. Il controsoffitto in cartongesso viene sorretto da una sottostruttura in profili di acciaio zincato a passo raddoppiato, data la notevole profondità delle gole. La quota rialzata dei lucernari rispetto al tetto evita il rischio di infiltrazioni dovute al ristagno di neve sulla copertura piana. Scossaline metalliche perimetrali proteggono una coppia membrana bituminosa che riveste interamente i pannelli sandwich verticali posti in opera e la copertura in lamiera grecata con getto collaborante. L’isolamento termico e acustico viene risolto da pannelli in lana di roccia a media densità per garantire la prestazione acustica, oltre alla resistenza al fuoco richiesta dall’elevato numero di persone (800) che transitano dall’ingresso unico. A differenza dell’atrio, il garage degli autobus, pur avendo alcune file di shed, affianca a quella naturale - sfruttata prevalentemente in estate - una ventilazione meccanica con canali di dimensioni importanti, anche a causa della necessità di avere soffitti alti e una notevole superficie coperta continua. Le lanterne in copertura fungono invece da contenitori delle ingenti macchine impiantistiche, in modo da proteggerle dagli agenti atmosferici e garantirne l’accessibilità dall’esterno per la frequente sostituzione dei filtri della ventilazione. La struttura in carpenteria metallica viene utilizzata sia per la copertura, che per l’elevazione verticale. Le reticolari costruite in opera con profili a L sono necessarie per raggiungere le grandi luci di campata scaricano a terra tramite travi di bordo IPE e pilastri HEB, i quali vengono controventati da tubolari in acciaio. Queste strutture vengono collegate tramite zanche a partizioni e pareti perimetrali in blocchi di calcestruzzo per raggiungere l’elevata resistenza al fuoco REI richiesta per questa destinazione d’uso. I blocchi proteggono inoltre le facciate slanciate verso l’alto da campiture vetrate strette e lunghe che lasciano permeare lo guardo grazie a vetri doppi extra clear, pannelli a specchio per il basamento e un pannello sandwich a lamiera corrugata con ritmo vario in modo da rompere la monotonia. Questa idea architettonica viene ripresa dalla geometria delle vecchie bobine arrotolate delle auto, richiamo meccanico alla funzione del luogo.

 

Scheda progetto
Progettisti: gh3*
Location: Edmonton AB
Client: City of Edmonton
Area: 50.000 mq
Consulente strutturale: Morrison Hershfield (structural, mechanical, electrical, LEED, civil), CRSP (cost)
Consulente per l’impianto meccanico: Morrison Hershfield
Consulente per l’impianto elettrico: Morrison Hershfield
Consulente per la sostenibilità: Morrison Hershfield
Consulente per la certificazione LEED: Morrison Hershfield
Landscape consultant: gh3*
General contractor: Graham Construction
Technical partners: Sobotec, Canem Systems LTD, Collins Industries, Flynn, Gabion Wall Systems, Milltech Group, Omega Fence Systems, Softline Solutions
Completion: 2020
Awards: Premio A+ 2022: Finalista per i trasporti e le infrastrutture; 2021 The Mies Crown Hall Americas Prize Nomination; 2016 Canadian Architect Award of Excellence
Photos: gh3*

Arketipo 159, Infrastrutture, ottobre 2022