Conferenza – Conferenza dell'architetto giapponese Kazuyo Sejima dello studio SANAA Architects

Semplice, diretta, essenziale e, al limite, trasparente, a discapito del "total black" in cui si è presentata. Esattamente come le sue opere. Così appare Kazujo Sejima, la
metà femminile del duo SANAA, studio giapponese che a colpi di copertine e servizi, anche su testate non specializzate, si sta avvicinando al ristretto gotha
dell'architettura contemporanea. Abbiamo incontrato Sejima durante una lecture che ha tenuto il 13 marzo scorso nell'auditorium della Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo d Torino, in occasione dell'assegnazione del Premio StellaRe, promosso dalla stessa Fondazione: la sua "lezione" ci ha portato in giro per i cinque
continenti seguendo le tracce lasciate da dieci lavori realizzati, o in fase di completamento, da SANAA.
Inevitabile punto di partenza non poteva essere altri che il recente New Museum a New York, l'ultima delle cattedrali contemporanee ad avere affascinato e colpito il
pubblico. I cubi o le scatole semitrasparenti e accatastate in modo irregolare creano un'immagine così familiare e quotidiana, che l'edificio si trasforma immediatamente
in un landmark di grande forza e impatto, senza bisogno di segni esasperati e formalismi eccessivi, ma giocando con la leggerezza e la trasparenza, due termini che
rientrano costantemente nella dialettica dello Studio. Una caratteristica forte di questo progetto, cioè lo sfasamento dei box, è nata proprio come soluzione più tecnica
che formale: afferma Sejima che uno dei problemi nei musei contemporanei è dato dall'illuminazione e dal rapporto conflittuale tra aperture e pareti. Ampie finestrature
tolgono spazio vitale alle pareti e agli spazi interni, oggi più necessario che mai data la complessa diversità delle opere d'arte di oggi, e la soluzione proposta sta proprio
nell'assenza di finestre sostituite dagli spazi lasciati tra una scatola e l'altra nello slittamento dei volumi. Con questa soluzione (anche in deroga ai regolamenti edilizi) si
sono create delle aperture da cui entra la luce diurna ed esce di notte con l'illuminazione interna, creando effetti molto scenografici nella più assoluta semplicità e, allo
stesso tempo, questi spazi diventano delle terrazze per il pubblico aperte verso Manhattan. Una curiosità svelata da Sejima riguarda l'effetto che questo sfasamento dei
volumi avrebbe dato al pubblico, un timore iniziale di creare un noioso e banale "effetto palazzo per uffici" smentito immediatamente dall'accoglienza che il pubblico ha
riservato all'edificio, attratto dalla struttura e dagli effetti di illuminazione che le superfici creano. La scelta della lamiera di alluminio ondulata e traforata contribuisce a
modificare continuamente durante l'anno l'immagine esterna dell'edificio: grigio in inverno ma abbacinate durante l'estate quando la forte luce solare riflessa rende diafano
il museo fino a sparire dal paesaggio.
Un simile effetto landmark viene raggiunto (volontariamente) nella Zollverein Design School a Essen in cui il programma prevedeva la creazione di un forte segno visibile fin
dal centro cittadino che caratterizzasse un'area periferica di origine industriale. Per farlo è stato sufficiente realizzare un edificio di altezza non esasperata e compatibile
con l'intorno, circa 10 m., e sfruttare degli astuti accorgimenti tecnici per scavalcare i regolamenti. L'obiettivo era infatti quello di creare un edifico trasparente usando però
il calcestruzzo, ma in Germania le leggi prevedono un isolamento termico e ciò avrebbe costretto a realizzare una seconda parete che avrebbe inevitabilmente
appesantito il tutto. SANAA ha scelto così una soluzione di "isolamento attivo" usando l'acqua calda pescata dalle pompe in una falda a circa 1,2 Km sotto terra e quindi
fatta scorrere nelle intercapedini delle pareti, il cui spessore poteva scendere fino a 30 cm. Inoltre la maggior parte delle aperture, dalle dimensioni e disposizione
irregolare, è concentrata nello spigolo rivolto verso la città, un accorgimento che lascia un forte segno di permeabilità.
Il carattere più forte delle architetture di SANAA - la trasparenza - diventa dominante e più evidente che mai in due progetti molto simili come scelte formali, materiali e
concettuali: il Glass Pavillion a Toledo in Ohio e il Toyota Community Center. In entrambi i casi il vetro è il materiale dominante (a Toledo praticamente il solo utilizzato) e
la disposizione degli spazi e dei percorsi di connessione sembrano ricalcati uno sull'altro. Il padiglione espositivo di Toledo è posto in un parco alberato di fronte al museo
d'arte di cui rappresenta un'estensione in un contesto di palazzine basse: la scelta è stata di conservare l'aspetto dell'intorno e di impattare il meno possibile, quindi si è
realizzato un edificio di un solo piano e completamente vetrato, lasciando cioè aperta la vista in tutte le direzioni, da e verso il parco, da e verso il museo. All'interno le
singole zone, ingresso, spazi espositivi, laboratori, caffetteria, sono limitate da pareti curvilinee, che delimitano anche i tre cortili interni, di diverso spessore e trasparenza
e spesso vengono "raddoppiate" per creare un'intercapedine di passaggio-cuscinetto. La sovrapposizione di più strati di vetro "offusca" la vista e crea effetti visivi
stranianti, che aumentano con il movimento all'esterno dell'edificio con il continuo variare degli effetti di trasparenza e riflesso dato anche dalla luce esterna. A Toyota
viene mantenuta una struttura interna molto simile con aree circolari dalle pareti vetrate, in cui l'effetto trasparenza è rafforzato ulteriormente tra i piani in altezza,
addirittura arrivando al terzo livello negli spazi a doppia altezza.
La volontà di creare una continuità tra gli spazi, tra l'interno e l'esterno, appare all'origine anche di altri progetti, dallo Sculpture Garden di Taipei al Ferry Terminal di
Naoshima, in cui gli spazi interni, siano essi espositivi o funzionali, sono correlati tra loro, in un'unità garantita anche dall'uso di materiali leggeri come l'acrilico, l'acciaio e
naturalmente il vetro. SANAA adotta questi principi passando dalla scala minima della residenza alla scala massima dell'urbanistica, dagli Okurayama Apartments di
Tokyo al Museo di una piccola isola nei pressi di Naoshima: nel primo caso sembra rinunciare al concetto di trasparenza e permeabilità in favore di una maggiore
ricercatezza di privacy, trattandosi di una palazzina di 9 appartamenti distribuiti su 3 livelli, in cui ricavare spazi verdi interni, rarissimi in Giappone, e distribuendo le
aperture in direzioni diverse modo tale che lo sguardo esterno non invada gli spazi interni; nel secondo caso l'operazione ha riguardato tutta l'isola, con il restauro di case
e di ampie porzioni di paesaggio, facendo sì che l'intera isola diventi un museo continuo e dinamico, con percorsi liberi e aperti, dove gli stessi spazi chiusi grazie all'uso
delle superfici in acrilico e alluminio si aprano alla vista nella loro totalità.
A chiusura della conferenza Sejima ha introdotto due progetti europei, uno in fase di chiusura e il secondo che dovrebbe partire nei prossimi mesi. Ad agosto 2009 è
prevista l'inaugurazione dell'EPFL di Losanna, uno spazio multifunzionale destinato agli studenti di tutte le Università della città svizzera, aperto 24 ore su 24, dove si
concentrano tutte le attività della vita universitaria - mensa, biblioteca, aule studio, uffici... - disposte su un unico piano intorno a grandi corti interne aperte. L'edificio è
solcato da un'onda, una copertura ondulata che divide l'unico piano in due livelli, messi in relazione dalle corti e dalle aperture che aprono la vista all'esterno e verso gli
altri spazi allo stesso livello, in un gioco di rimandi e di ricerca della continuità visiva se non addirittura spaziale. Un'esigenza questa che arriva a coinvolgere l'intera città
dato che gli accessi all'EPFL sono disposti su tutti i lati, in modo tale da creare un flusso continuo - ottico e fisico - di passaggio e di scambio tra abitanti e studenti, tra
EPFL e città, e tra i diversi quartieri di Losanna. Ultimo progetto in partenza (autunno 2009) è la sede periferica del Louvre a Lens, posto in un ampio lotto su una collina
che domina la città, in un'area ex industriale e mineraria. SANAA ha previsto una serie di padiglioni, indipendenti ma collegati da un percorso unitario disposti lungo un
asse sfalsato e leggermente curvilineo, che ruotano introno al blocco centrale, il corpo di ingresso, in vetro, che permette di accedere ai percorsi di visita delle 3 gallerie
espositive e all'auditorium. Rimane costante l'uso del vetro curvato per le superfici esterne e l'uso dell'illuminazione zenitale naturale per creare connessione e continuità
con l'esterno. Originale infine la scelta di aprire al pubblico anche lo spazio del magazzino.