Kunsthal  
Località: Rotterdam 3015 AA, Westzeedijk 341
Committente: Città di Rotterdam
Progettista: Office for Metropolitan Architecture: Rem Koolhaas, Fuminori Hoshino (responsabili del progetto)
Collaboratori: T. Adam, I. Batenburg, L. van Immerzeel, H. Jacobs, J. Schippers, R. Steiner, M. Peeters, A. Harting, C. Smeets, J. Njoo, E. Arroyo Muñoz.
Ingegneri strutturisti: Ove Arup & Partners; Gemmentewerken Rotterdam.
Consulenti per l'acustica: Centrum Bouwonderzoek; TNO-TUE.
Consulenti per l'interno: P. Blaisse, K. Ohashi, H. Werlemann.
Consulenza artistica per le installazioni luminose: G. Förg.
Consulente per il parco: Y. Brunier
Datazione progetto: 1987-88.
Datazione realizzazione: 1991-92.
Superficie del sito: 3600 mq.
Superficie costruita totale: 7000 mq.
Costo: $ 12.500.000
 
Elemento di definizione del margine meridionale del Museumpark, un rettangolo di verde lungo 440 metri e largo 130 su cui si affacciano lo storico Museum Boymans, alcune ville razionaliste, un ospedale degli anni Sessanta segnato da un'alta torre (il cui rivestimento di facciata è una delle ultime opere di Jean Prouvé), e il più recente Istituto olandese
di Architettura di Jo Coenen, la Kunsthal di Rem Koolhaas si affianca, condividendone lo spazio aperto progettato sempre da Koolhaas, al piccolo Museo di storia naturale, realizzato nel 1995 da Erik van Eegerat trasformando e ampliando l'ottocentesca villa Dijkzigt.
L'edificio si appoggia a una diga marina, valorizzando il proprio affaccio sulla strada urbana di grande traffico che corre sul terrapieno attraverso l'orizzontalità del portico d'ingresso contrappuntata dalla verticalità della torre metallica, che dialoga con la più alta torre dell'ospedale, e affermando il proprio ruolo di 'oggetto' fra gli oggetti di quest'area periferica, nodo urbano di nuovo tipo da percepirsi (almeno su questo lato), nella dimensione dinamica del movimento automobilistico, come immagine caotica e 'cinematografica' della città contemporanea.
Koolhaas assume tutte le difficoltà del contesto come stimoli per il progetto: il dislivello di cinque metri fra diga e parco diventa elemento generatore della sezione, mentre la presenza nella parte bassa di una strada di servizio che viene ad attraversare l'edificio diventa il cardo di un impianto impostato su un quadrato di 60 metri di lato, il cui decumano è la passerella pedonale che conduce dalla quota della diga a sud a quella del parco verso nord. In tal modo, dato che questo incrociarsi divide il quadrato in quattro parti, il museo si presenta, come dice lo stesso Koolhaas, 'come quattro progetti autonomi, una sequenza di esperienze contraddittorie che formano nondimeno una spirale continua. In altre parole [...] una spirale in quattro quadrati separati. Il concetto dell'edificio è un circuito continuo'.
I tre livelli su cui è organizzata la Kunsthal, ciascuno contenente una sala espositiva (molto ampie le prime due, più bassa e piccola quella al terzo piano), sono uniti in un percorso che coinvolge le sale, la rampa pubblica e una seconda rampa posta in diagonale, che appartiene agli spazi interni del museo e che si conclude sul tetto in corrispondenza di un piccolo giardino pensile. Tutto l'organismo del museo è dunque impostato su una complessa ma affascinante promenade architecturale, secondo uno schema 'annodato' che ricorda il paradosso dell'anello di Moebius.
Ma, come sempre accade nei lavori di Koolhaas, l'inventività spaziale non è che parte di una più articolata rivisitazione degli aspetti della cultura architettonica del nostro secolo e che si invera nelle forme dell'architettura in una rutilante messe di riferimenti modernisti e costruttivisti, un eloquio di citazioni che sono manifestazione del suo lavoro di scavo della 'tradizione del moderno' da cui scaturisce quella cifra stilistica che rende così immediatamente riconoscibili le sue opere.
Così vediamo che il gioco delle inclinazioni contrapposte fra la rampa pedonale che arriva sul tetto e il piano dell'auditorio (chiaramente leggibile attraverso le vetrate della facciata ovest) recupera il progetto per il palazzo dei Congressi a Strasburgo di Le Corbusier del 1964-65 e che la stessa rampa e il toit jardin che la conclude sono ripresi dalla Villa Savoye, laddove la forma curva che assume la tenda che avvolge l'auditorio è memore dei segni plastici (pareti, pavimentazioni, fontane...) introdotti dallo stesso Le Corbusier in molte piante dei suoi progetti a rompere il rigore delle maglie geometriche ortogonali. Viceversa la facciata alla quota della diga è un'esplicita citazione della galleria di Berlino di Mies van der Rohe, mentre quella verso il parco con la vetrata orizzontale e la parte superiore rivestita in lastre di travertino spagnolo ricorda le superfici del padiglione di Barcellona.
Questo plurimo ed eclettico gioco dei rimandi non è privo di autoironia e di gesti spiazzanti, al limite del surreale: si notino i pilastri rivestiti di corteccia d'albero nella sala espositiva alla quota del parco (oltretutto posti a quinconce quasi si trattasse di un filare da giardino) o quelli posti ortogonalmente al piano della platea nell'auditorio e perciò inclinati rispetto alla verticale con un inevitabile effetto di instabilità strutturale. Un gusto che ritroviamo nell'uso da bricoleur dei materiali quali il perspex ondulato e la plastica di vari colori, nei giochi dei neon nei soffitti delle sale espositive, e nel pavimento in grigliato tra il primo e il secondo piano delle sale espositive che permette visuali perlomeno bizzarre della gente che vi cammina sopra. Come pure nell'enfasi data alla torre metallica rivestita di rete degli impianti tecnici, destinata a sostenere i cartelloni pubblicitari delle mostre, quasi fossimo in presenza di un qualsiasi ipermercato di periferia (un 'magazzino della cultura': la Kunsthal è un complesso per mostre temporanee di vario genere), a confermare la valenza non elitaria e popolare del 'neo modernismo' praticato dall'architetto olandese, la cui abilità sconcertante resta sempre quella di saper dominare le tensioni accumulate dai forse troppi elementi messi in gioco e far sì che non distruggano la qualità complessiva dell'architettura.
 
Bibliografia
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Ristorante e auditorium visti dal parco Ingresso dal livello della diga Facciata settentrionale Sezione in corrispondenza dell'auditorium Planimetria generale