Variazioni – L'architetto Josep Lluís Mateo ha realizzato la nuova sede della banca tedesca a Chemnitz, in Sassonia

A Chemnitz, città dello stato federale della Sassonia, nella Germania centro-orientale, l'architetto Josep Lluís Mateo ha interpretato in chiave contemporanea la richiesta di un edificio solido e rigoroso: la nuova sede della Bundesbank, da incastonare, come un oggetto prezioso, in un contesto naturalistico segnato dalla storia, il Parco delle Vittime del Fascismo.

Solidità e leggerezza
Più che un parco, il luogo in questione è un bosco, cupo e inquietante, abitato da alberi centenari, dai tronchi nodosi e contorti e dalle chiome così folte che non lasciano trapelare la luce del sole. Poco lontano da qui, nel Museo civico di Paleontologia viene spiegato il processo che cristallizza la vita: la formazione di un fossile. Un processo affascinante per chi, come Mateo, è attratto dalla trasformazione degli elementi organici e inorganici, e che è alla base dell'idea di utilizzare per il fronte d'ingresso un materiale vivo, antico e insieme contemporaneo: l'alabastro in lastre sottili, che, “acceso” dalla luce retrostante, narra in superficie la ricchezza della sua storia.
Mateo illustra il progetto con l'immagine dell'“albero pietrificato”, vivo e vitale: l'architetto ha realizzato una costruzione ancorata saldamente al suolo e sviluppata con una geometria rigorosa, nella cui sagoma si incornicia un'immagine mutevole, che descrive la variabilità della luce naturale e delle condizioni meteorologiche.

L'edificio ha la forma di un blocco a T rovesciata: un parallelepipedo a pianta pressoché quadrata (46x50m) si sviluppa per dieci metri di altezza; al di sopra, nella parte centrale, si solleva per altri 8,70m una porzione larga 16m. Il solido geometrico, unitario e compatto, poggia pesantemente sul terreno a baluardo del tesoro che custodisce nei piani interrati: il caveau della banca. È sul fronte ovest che si concentra la tensione creativa. Come una pietra fossile contrappone ad una crosta esterna, opaca e tattile, un nucleo iridescente, così l'edificio-icona della Deutsche Bundesbank tenta di «capovolgere il problema della permanenza e della solidità dall'interno, introducendo la leggerezza nella pesantezza», come sostiene Mateo.

Giochi di luce
L'attenzione di chi, costeggiando il Parco, percorre la Zschopauer Strasse, è catturata dall'opalescente e cangiante facciata principale dell'edificio. Essa si compone di lastre di alabastro di Saragozza, disposte secondo un ordine rigoroso ed incorniciate da una lamina di bronzo che ridisegna il profilo del prospetto. La luce accende la superficie traslucida della materia fossile, evidenziando venature dalle calde variazioni cromatiche. Di giorno la parete di pietra diffonde all'interno la luce naturale che la attraversa tra le linee sinuose dell'alabastro. Di notte è la luce artificiale a rendere la materia iridescente, e la facciata a riverberare all'intorno un chiarore che mette in scena la vitalità dello spazio interno.

Il fronte: caratteristiche tecniche
Il fronte in alabastro è costruito per assemblaggio di 256 elementi, testati in laboratorio e brevettati specificatamente per la Bundesbank, composti dalla stratificazione di tre cristalli, di differente spessore, tra i quali sono interposti una lastra in alabastro e una camera d'aria.
La struttura (progettata da Leonardt, Andrä und Partner) si sviluppa su due enormi travi parete, coincidenti con i prospetti laterali dei livelli superiori. Queste, poggiate sui nuclei di collegamento verticale, sospendono il solaio sottostante, eliminando così gli appoggi intermedi nel piano terra. Gli speciali pannelli sandwich della facciata principale sono portati da un sistema fissato ad una struttura in acciaio.
Questa è costituita da cavi verticali, disposti subito dietro il fronte stesso e ancorati ai solai di calpestio e di copertura. Inoltre, un sofisticato sistema di molle, collegato ad un apparato computerizzato per il controllo delle dilatazioni termiche, tiene costantemente in tensione i cavi. La soluzione strutturale e l'organizzazione interna degli ambienti esaltano l'isolamento del muro opalescente che, svincolato da appoggi intermedi, si sviluppa libero per 18,70m interamente visibile dall'interno.

L'interno
Gli altri prospetti sono uniformemente rivestiti da elementi modulari in pietra locale chiara, disposti a fasce orizzontali interrotte soltanto da ampie finestre rettangolari. Queste, collocate secondo un ordine altrettanto geometrico, illuminano gli ambienti del primo piano e gli uffici ai livelli superiori.
Dal prospetto in alabastro è ritagliato l'ingresso, identificato da un parallelepipedo rivestito in lastre di bronzo brunito. Da qui si accede allo spazio dell'atrio, che si sviluppa su due livelli lungo il fronte per una profondità di 5m. Una scala a rampa unica collocata dietro la facciata trasparente distribuisce gli uffici e la reception al primo piano.
L'interno è rivestito in assi di legno (quercia della Sassonia), montate ancora grezze, alternate a lastre squadrate di ardesia, riproponendo così il contrasto tra materia organica e inorganica. Questo spazio, illuminato attraverso la pietra, è arricchito nel livello superiore dall'opera di Petr Kvícala. In contrasto con l'ortogonalità dell'intera costruzione, il pittore cecoslovacco disegna sui 250m2 di soffitto della reception una continuità sinuosa di linee agili e vitali, liberamente tracciate dal movimento dell'artista stesso.