Testo di Stefano Bernuzzi

LA FABBRICA DEL DESIGN. Conversazioni con i protagonisti del design italiano
A cura di Giulio Castelli, Paola Antonelli, Francesca Picchi
Skira, 2007
   Testo di Stefano Bernuzzi


 

Questo volume riempie uno spazio vuoto, colma una grave mancanza e rende
giustizia a generazioni di imprenditori e professionisti "trascurati dalle
maglie elastiche della critica" secondo le parole di Giulio Castelli. Classe
1920, allievo del premio Nobel per la chimica Giulio Natta e fondatore nel 1949
della Kartell, la prima azienda di industrial design italiana, Castelli ha
incontrato nel corso degli ultimi dieci anni industriali, amministratori
delegati, imprenditori e (pochi) designer, spinto dalla volontà di tracciare una
storia del design secondo un punto di vista per lo più inedito e rimasto fino ad
ora inascoltato. In circa cinquanta interviste vengono tracciate le storie di
una trentina tra le principali aziende italiane del settore del furniture design
- dalla Cassina alla Arflex, dalla Tecno alla Cappellini tra le altre - con
qualche inevitabile mancanza dovuta anche alla scomparsa di Castelli durante la
lavorazione del libro.
La schiettezza, la genuinità e il particolare rapporto
di amicizia che Castelli aveva con la maggior parte dei protagonisti che ha
incontrato fanno sì che le interviste si trasformino in racconti puntuali,
ricchi di aneddoti e di curiosità sul dietro le quinte del boom del made in
Italy. Il libro ha anche un andamento altalenante, dato dall'umore del giorno,
basato sull'improvvisazione del gioco domande-risposte e dettato dal rapporto
con l'interlocutore. Dalle pagine traspare un'immediatezza e una curiosità
critica che nessuna storia del design per quanto completa potrà mai avere,
storia che peraltro sembra appunto aver dimenticato fino ad ora questa
componente fondamentale del sistema produttivo-progettuale-creativo che si è
costituito negli ultimi sessant'anni. Storie su prodotti e designer, nascita e
fine di aziende, dati economici e particolarità tecnologiche si alternano in
questi spaccati di storia raccontati in presa diretta e l'immagine del design
italiano che ci appare alla fine è estremamente diversificata, avventuroso alle
origini e più manageriale negli ultimi anni, locale e globalizzato, sperimentale
e tradizionale allo stesso tempo, aperto alle avanguardie artistiche e legato
alle logiche di mercato.
I nomi che vi compaiono - Carlo Barassi, i fratelli
Borsani, Ernesto Gismondi, Enrico Astori e tanti altri - nella maggior parte dei
casi ai lettori diranno poco o nulla rispetto ai ben più altisonanti nomi di
designer superstar ma è intorno ai modellisti, agli artigiani, ai tecnici e
soprattutto agli imprenditori che tutto il complesso sistema del design italiano
ha mosso i primi passi, è cresciuto e si è imposto a livello mondiale,
continuando a resistere davanti alle sfide dei mercati emergenti. Esemplare
questo scambio di battute. Giulio Castelli: Chi sono i padri del design
italiano? Pierino Busnelli (fondatore di B&B Italia): Cesare Cassina, Dino
Gavina, Roberto Poggi e Sergio Cammilli. Castelli: E noi due? Busnelli: Ci davo
per scontati. Certo, ci siamo anche noi.
Un po' di auto referenzialità è
concessa, ma queste poche righe fanno traspirare il significato di tutto quello
che è successo in questi decenni, passano i designer, le mode, le tecnologie,
gli usi e i costumi, ma la spina dorsale resta sempre la stessa, quella degli
imprenditori. In questa storia non mancano naturalmente i designer a cui è
riservata la parte finale del libro, una serie di brevi interviste ai principali
progettisti italiani, non legati a particolari aziende, trasversali, per
completare il quadro affascinate, ricco e complesso disegnato da Castelli e dai
suoi amici imprenditori.