Architettura e società – Le Torri dell'architetto Rogelio Salmona a Bogotà riprendono i concetti chiave del maestro: razionalità e vivibilità per le classi povere

Per il suo impatto sulla città e per le sue soluzioni controcorrente, costituisce un episodio altissimo ed emblematico negli interventi residenziali sudamericani.
Destinato alla classe media, il terreno delle Torri si attesta a ridosso del centro storico, in posizione leggermente rialzata rispetto alla città. L'area si trova, infatti, compressa tra un asse viario, la Plaza de Toros, e il Parco dell'Indipendenza: un terreno con una forte inclinazione che permette solamente soluzioni in altezza.

L'architetto Rogelio Salmona preferisce il laterizio: una scelta difficile, perché è il materiale delle case in stile Tudor, delle costruzioni povere e di provincia; lo apprezza, però, perché è un materiale durevole, ricco espressivamente e di costo contenuto.
Tre torri asimmetriche in pianta e in altezza, su una piattaforma totalmente calpestabile per 294 appartamenti; 32 piani, un disegno radiale caratteristico per ogni torre, che copre due piani di garage in un'area a ridosso del Parco dell'Indipendenza, descrivono sinteticamente il progetto.
Alle torri si accede provenendo da diversi punti; da sud, naturale contatto con il centro della città, si assiste al gioco di rampe, scalonate e piani che attraversano il confinante parco.

Architettura come spazio sociale
La piattaforma denuncia la volontà dell'architetto di creare uno spazio sociale e permeabile: l'asilo infantile, la sala comunale e i locali pubblici mantengono sempre vitale l'area di contesto.
Il progetto etico, la natura ed il tempo
Può sembrare paradossale che un uomo, formato nello studio di Le Corbusier, progetti in un paese in grande espansione quale la Colombia, rimanendo più attento alle regole di Leon Battista Alberti, all'umanesimo e alla cultura storica del Mediterraneo che a un'estetica fatta di un'espressione esuberante e di una tecnologia trionfante, come in grandi maestri latinoamericani, da Costa a Niemeyer, da Legorreta a Villanueva.

La sua progettazione è piuttosto un esercizio etico, di grande compromesso sociale, senza simbolismi o retoriche. Il mattone gli era congeniale, in quanto poteva vibrare con le sue texture e i suoi cromatismi, segnare il passo del tempo, le sue ombre; poteva essere plasmato per realizzare composizioni e strutture sempre diverse.
Sono poche le architetture che mostrano la capacità dell'architetto di affrontare con coraggio, apertura e creatività, il senso di spazio sociale e di appartenenza.

Spesso, con pretesto della sicurezza, ogni architettura viene recintata, sorvegliata, separata fisicamente dal suo intorno. Salmona, invece, elimina ogni barriera. Chiama, piuttosto, gli abitanti e i passanti ad essere parte della sua architettura, a farla vivere.
Non consideri il lettore europeo queste come affermazioni retoriche. In un paese con il 60% di poveri, lacerato da una guerra intestina, diverse opere di Salmona sono oggetto di culto degli architetti, e anche di frequentazione “povera”, di gente che vive in condizioni di miseria. Ci vuole uno sguardo particolare per intendere, oltre alla maestria, la profondità e la ragion d'essere che si cela in questi progetti: ed è proprio la sorpresa uno dei principali ingredienti dei progetti di Salmona.