Progetti – I direttori di Grafton Architects spiegano le caratteristiche del progetto che cambierà volto all'Università milanese

Una finestra su Milano
Abbiamo considerato questo progetto come un'opportunità per l'Università Luigi Bocconi di creare uno spazio proporzionato alla scala della città. A questo fine, abbiamo progettato tenendo in cosiderazione le dimensioni del luogo di progetto: 50m x150m. All'interno il nostro edificio è stato pensato come una piazza del mercato, direttamente influenzato dalla tipologia del Broletto. Come il Broletto, questa piazza agisce da filtro fra la città e l'università. L'estremità nord del luogo fronteggia l'arteria costituita da Viale Bligny, con il fragore degli autobus e dei tram, il caos del traffico, la gente che cammina. Si rivolge alla vita pulsante di Milano, insinuandosi nella ragnatela della città.

La facciata diventa l'espediente architettonico per aprire una “finestra” su Milano, un'immagine memorabile che confermi l'importantissimo contributo culturale che l'Università Bocconi fornisce alla vita di questa città. È per questo motivo che lo spazio pubblico dell'Aula Magna costituisce la facciata: conferma la sua importanza simbolica e sottolinea lo status prestigioso dell'Università.

Il Lebensraum sociale
Il nostro edificio è spostato rispetto alle estremità di Viale Bligny e Via Rontgen per creare uno spazio pubblico di 18m x 90 m, che richiama l'Ospedale Maggiore poco più in là. Il prospetto è molto più grande, circa 200 metri, e crea un lato che fermenta di attività sociali mentre all'interno è un labirinto di cortili e passaggi segreti. La pavimentazione più estesa e il nuovo spazio urbano agiscono da ponte, il 'Lebensraum sociale', mantenendo la città a rispettosa distanza. Questo nuovo e profondo “nastro” di spazio si estende verso la città, guidando il visitatore verso il suo cuore all'interno.

Un grande luogo di scambio
L'universo degli uffici e della ricerca è sospeso fra terra e cielo, è un labirinto che sale pian piano con una rete interattiva di cortili, ponti, terrazze, corridoi che stimolano sovrapposizione, espansione, contrazione, possibilità di movimenti orizzontali e verticali. Per creare questo sontuoso luogo di scambio, abbiamo pensato agli uffici di ricerca come a raggi di spazio, sospesi a formare una spettacolare copertura che filtra luce a tutti i livelli. Gli uffici formano un sottotetto popolato, generalmente profondo tre o quattro piani. Questa copertura sospesa permette allo spazio interno di fondersi con gli spazi pubblici esterni.

Lo spazio sotterraneo è come un paesaggio eruttante che offre supporto ai filtri di luce sovrastanti, dove si dispiega la vita quotidiana. Il punto focale è dove il cielo s'incontra con il mondo sotterraneo. Spazialmente, questo mondo è solido, denso e modellato. In contrasto, le ampie luci permettono agli uffici di galleggiare come ponti sospesi. Abbiamo cercato di stabilire una continuità fra il “paesaggio” della città e il “paesaggio artificiale”.

Sottosopra
Avendo sfumato la divisione fra spazi interni ed esterni, e poiché il progetto è un intreccio di cortili, giardini e “piazze”, si può far sì che l'edificio si espanda e si contragga al ritmo delle stagioni. Gli spazi pubblici aperti sono microclimi protetti
da calore, freddo e pioggia. Gli spazi pubblici interni sono pronti ad essere aperti per fondersi con quelli esterni, ma sempre protetti. Il mondo industrioso degli uffici di ricerca aleggia sulla città sottostante, sullo spazio pubblico, sul campus: fisicamente separato ma sempre visivamente connesso alla vita dei piani inferiori. È un labirinto flessibile e interattivo.

Alla ricerca della gravità
Per quanto riguarda la struttura e la realizzazione di questo labirinto interattivo, abbiamo pensato che potremmo creare un vero e proprio senso della gravità o della sfida alla gravità. I nostri pilastri di cemento armato sono ancorati al suolo e arrivano a sostenere il peso del tetto dal quale sono sospesi i piani degli uffici. Nascondendo, a livello del tetto, il punto di passaggio da una scala della struttura all'altra, otteniamo una serie di risultati: i confini fra i piani inferiori e quelli superiori è sfumato. L'impercettibilità di questa divisione aggiunge un senso di leggerezza agli uffici sospesi; la massa termica è collocata dove necessario a livello del tetto.

E che aspetto avrà questa “costruzione”? Le due componenti del progetto che prendono vita lungo il viale sono l'Aula Magna e la Biblioteca e, per ragioni architettoniche e ambientali, questi volumi vengono espressi come solidi: o incastonati ed emergenti dal suolo, come nel caso dell'Aula Magna, o sospesi e galleggianti al di sopra della strada come nel caso della Biblioteca. In risposta alla personalità di Milano descritta dai nostri colleghi milanesi come “dalle facciate fredde e gli interni accoglienti”, abbiamo creato un profilo che è come uno scudo roccioso, costruito con un materiale robusto come pietra, calce o cemento. Abbiamo modellato questi materiali con lo scopo di dare un senso di profondità, densità e massa, poiché questa è la caratteristica di molti edifici milanesi.

L'Aula Magna
Il muro esterno dell'Aula Magna raggiunge l'altezza massima dell'edificio, con gli uffici del piano superiore che sono situati nel sottotetto. Il muro è deformato e spaccato allo scopo di fornire una pavimentazione più estesa, per girare l'angolo e per lasciar penetrare la luce nella scala a cascata. L'intera mole di questa grande stanza, “la grande pietra incastonata”, si posa direttamente sul bordo della strada e rappresenta l'ancora dell'intero edificio. L'isolamento acustico dell'Aula Magna e delle sale conferenza si ottiene attraverso il rivestimento e ripiegamento dei muri interni e dei soffitti.

I due volumi connessi di questo spazio sono studiati per ospitare 600 persone al piano basso e 400 al piano alto. Le volute di luce funzionano da piccoli ballatoi. Lo spazio da 400 persone è separato dal volume più grande attraverso uno schermo acustico a doppio muro che scende dalla rietranza del tetto sovrastante. Dietro l'aula principale è stata creata un'area di retroscena, provvista di una rientranza del tetto più ampia per ospitare i fondali. Questa rappresenta la colonna di luce più scenografica in questo spazio. L'oscuramento avviene tramite tende automatiche.

*Direttori di Grafton Architects