Commercio – Ma il nostro Paese ha retto meglio dei concorrenti europei l'impatto della crisi internazionale in questo settore

Nel mondo del marmo e della pietra, il 2009 sarà ricordato come uno degli anni peggiori, caratterizzato da un brusco regresso produttivo e distributivo dopo decenni di sviluppo talvolta impetuoso. L'Europa dei Ventisette non ha fatto eccezione, ma il suo bilancio definitivo è stato meno pesante del previsto: la variabile aggregata più indicativa, che è quella dell'export in volume, ha fatto registrare una diminuzione pari al 13,3% rispetto al 2008, meno accentuata di quella sofferta da alcuni Paesi leader come il Brasile e la Cina.

L'Italia sopra la media
L'Italia si è comportata meglio della media con una riduzione dell'export, al netto dei sottoprodotti, pari al 10% contro il -13,8% della Germania, il -14% del Portogallo e il -19,5% della Spagna, che fra i concorrenti europei avverte le condizioni critiche maggiori, accentuate dal crollo dell'edilizia domestica. Si deve aggiungere che nell'ambito dei grezzi, soprattutto quelli calcarei, l'export italiano è addirittura aumentato, in particolar modo verso i Paesi trasformatori a basso costo, ma nello stesso tempo sensibili a scelte di qualità.
L'Italia, con una quota dell'export europeo che è tornata intorno al 30%, recuperando oltre un punto, ha limitato il regresso a circa 300mila tonnellate, equivalenti a cinque milioni di metri quadrati. Questo risultato la colloca in posizione intermedia rispetto alla concorrenza più forte, guidata dall'India e dalla Turchia, il cui export in volume è rimasto quasi stazionario, con flessioni nell'ordine di due o tre punti. Non mancano, peraltro, Paesi in rilevante ascesa nonostante la crisi della domanda globale, come la Giordania e l'Oman.

Peggiora l'import europeo
L'import ha registrato un calo più consistente, che nell'Unione è stato del 17,8%, con punte massime negli acquisti di granito grezzo effettuati dall'Italia e dalla Spagna. Quasi stazionari, invece, gli acquisti di prodotti finiti, che sul mercato italiano hanno interessato oltre 400mila tonnellate di manufatti, pari a oltre sette milioni e mezzo di metri quadrati.
In effetti, il lavorato di altra provenienza è sempre ben richiesto, perché caratterizzato da prezzi tradizionalmente competitivi; non a caso, il calo più appariscente avutosi nel consuntivo europeo di settore per il 2009, è quello dei consumi di beni strumentali, le cui importazioni aggregate sono diminuite del 27% negli abrasivi e di circa il 50% negli utensili diamantati.

La leadership dell'industria lapidea europea è rimasta saldamente in mano all'Italia, che occupa il primo posto nella graduatoria dell'export e il secondo in quella dell'import, dopo la Germania, il cui regresso è stato contenuto in sei punti grazie alla buona tenuta dell'acquisto di lavorati. Il bilancio del marmo e della pietra nell'Europa dei Ventisette è certamente difficile ma esprime una competitività sostanziale anche rispetto ai maggiori materiali alternativi, confermando il tradizionale apprezzamento per la qualità, i valori funzionali ed estetici del prodotto.