approfondimento – Secondo Raul Pantaleo, cofondatore dello studio veneziano, la bellezza di un progetto si traduce in un'attenzione molto pragmatica alle persone, a coloro che utilizzano gli spazi.

Tamassociati è uno studio veneziano di architettura specializzato nel social design a livello globale, con progetti caratterizzati da eco-semplicità, etica, sostenibilità, bassi costi e alta qualità. Candidato UIA per il Vassilis Sgoutas Prize (for architecture serving the most impoverished and for the conception of inventive solutions for reducing poverty and indigence), in lizza per l'International Holcim Awards for Sustainable Construction e finalista allo Zumtobel Group Award (Innovations for Sustainability and Humanity in the Built Environment), Tamassociati ha ottenuto recenti riconoscimenti a livello globale per il carattere innovativo delle sue realizzazioni: il Premio IUS-Capocchin per la costruzione dell’ospedale pediatrico più sostenibile al mondo, il Curry Stone Design Prize per le migliori realizzazioni di Social Design in Africa e l’ambitissimo Aga Khan Award for Architecture per l’ideazione, la costruzione partecipata e l’impatto eco-sociale dell’ospedale Salam (Sudan).

Insieme a Raul Pantaleo, cofondatore dello studio Tamassociati, abbiamo approfondito le caratteristiche di un impegno architettonico portatore di grande cambiamento e sostenibilità.
 

Chiara Scalco. Tamassociati opera spesso in Paesi difficili. Qual è il vostro approccio?
Raul Pantaleo. Da 20 anni ci occupiamo essenzialmente di progetti che hanno finalità sociali. Ci dedichiamo a un settore molto specifico, il mondo del no profit e della cooperazione. Tendenzialmente cerchiamo di posizionare il nostro lavoro in un ambito che abbia finalità sociali. Ovviamente possono nascere anche rapporti spot con privati, che non hanno finalità sociali, ma siamo molto attenti a selezionare una tipologia di cliente la cui produzione sia sostenibile. Anche all'interno del singolo progetto, cerchiamo di forzare molto sull'aspetto della sostenibilità e dell'obiettivo sociale. In realtà, molto spesso non siamo noi a scegliere, ma veniamo scelti, proprio perché siamo conosciuti per la qualità del nostro lavoro in contesti difficili e con budget ridotti. Abbiamo iniziato a lavorare a seguito di una grossa Ong italiana e mondiale, Emergency, e il nostro ingresso nel mercato dell'architettura africano è avvenuto tramite essa. Anche grazie al premio Aga Khan Award 2013 si stanno prospettando per noi nuove possibilità di lavoro e abbiamo ricevuto una serie di contatti, per progetti ospedalieri per esempio, attualmente in fase di elaborazione.

C.S. Perché il lavoro dell'architetto può fare la differenza in questi luoghi?
R.P. Io non faccio mai distinzione tra Africa, Asia o Europa: è la qualità che fa sempre la differenza. L'importante per noi è mettere sempre al centro del contesto gli utenti, come i fruitori di una piazza in uno spazio pubblico, i clienti di banca etica, i bambini di un ospedale. La qualità di cui parliamo, la bellezza, è di fatto un'attenzione molto pragmatica alle persone, a chi usa gli spazi, a chi ne farà uso tutti i giorni, a chi ci vive e ci lavora. La differenza la fa ovviamente il pensare che un edificio non è solo una serie di funzioni che devono essere soddisfatte, ma un luogo dove si recano persone con aspettative, paure, speranze. E questo cambia il rapporto con lo spazio: la figura centrale, dunque, non è quella dell'architetto ma quella dell'utente. Tamassociati ha grande attenzione nei confronti del rapporto partecipativo con la gente e nelle finalità del progetto: questo fa la differenza in luoghi dove povertà e guerra portano il "quotidiano" a livello zero. Entrare in un ospedale in cui ci sono stanze e luoghi accoglienti e attenti alle persone è un messaggio fortissimo. In occidente ma tanto più in un posto come l'Afganistan, per esempio. Il problema è lo stesso, dunque, senza distinzioni tra Paesi. Ovviamente in zone di guerra questa esigenza si moltiplica, mentre nei Paesi più civilizzati si tende a dare per scontate troppe cose.

C.S. Qual è il vostro rapporto con Emergency?
R.P. Con Emergency abbiamo un rapporto ormai decennale, iniziato nel 2004 per la prima volta. Abbiamo instaurato un rapporto di affinità culturale. Siamo partiti con l'essere noi stessi volontari, con il condividere le stesse battaglie contro la guerra. Dopodiché si è creata fiducia professionale. Credo profondamente che lavorare con un ong non sia un impiego qualunque. Si deve essere parte di questo mondo, bisogna crederci, donare il proprio tempo anche gratuitamente. Il mondo del sociale è molto diverso dal mondo del profitto. Lo scopo principale è il benessere comune e non è la molla del guadagno che fa partire questa collaborazione. Noi abbiamo fatto una scelta molto precisa, quella di crescere del bene comune. E anche il rapporto con il denaro è diverso, il contratto è differente, c'è reciproca fiducia e stima e la volontà di soddisfare le esigenze di entrambi, del committente che ha poche risorse a disposizione, e del professionista. Il nostro è un approccio sobrio alla progettazione, dobbiamo fare spesso i conti con la limitatezza e ci siamo abituati, è nel nostro Dna. Anche quando lavoriamo in progetti di Emergency in Italia non c'è differenza nelle finalità.

C.S. Un progetto speciale..
R.P. Senza dubbio il progetto dell'ospedale costruito in Sudan. La sua particolarità è che è nato da una donazione dell'artista Massimo Grimaldi, il quale ha vinto un premio al Maxxi di Roma per la realizzazione di un'opera d'arte. Il suo progetto, però, non si è basato sull'ideazione di una scultura o di qualcosa di effimero, ma si è tradotto nella vera e propria costruzione di una clinica pediatrica: la sua opera è stata la documentazione della costruzione. È molto interessante, in questo caso, anche il processo di ragionamento dell'opera d'arte e la discussione sulla vera utilità dell'arte. Massimo ha seguito tutte le fasi del cantiere e il suo spirito è stato presente nella definizione degli spazi. Si è verificato un incrocio interessante tra l'opera di cooperazione e architettura e l'edificio come opera d'arte documentata.

Ora, Tamassociati, riconosciuto come portatore di un linguaggio estetico innovativo e di una nuova organizzazione del lavoro che permette la sintesi migliore tra risorse disponibili e risultati finali (low cost-high value), è impegnato su altri progetti di grande portata. Progetti attivati laddove le autorità e le popolazioni esprimono un grande bisogno sociale di cambiamento, crescita responsabile e sostenibile, fatto di infrastrutture ed edifici a uso civile.

  • Uganda: con Mira Nair per il Maisha Film GardenÈ iniziata la progettazione della sede della ONG Maisha in Uganda, voluta dalla regista Mira Nair per promuovere il cinema nel continente africano. Il Maisha Film Garden, realizzato con manodopera e materiali locali, poggerà su una collina nei dintorni di Kempala che si affaccia sul Lago Vittoria, e ospiterà la scuola di cinema e un parco pubblico. Vicino al Maisha Film Lab headquarter si snoderanno il cinema all’aperto, spazi di formazione e percorsi artistici.
  • Senegal: la proposta africana per la eco-modernità. Comincia la prima fase di costruzione partecipata di un eco-villaggio in Senegal: una proposta rivoluzionaria per il Continente, che si concretizzerà nella realizzazione di un sistema-villaggio autosufficiente dal punto di vista idrico - con sistemi di recupero di acqua piovana - ed energetico - pannelli fotovoltaici -, dotato di un orto comune per l’autoproduzione di frutta e verdura. Il progetto Senegalese, via africana all’ecologia, è una proposta nuova per un nuovo tipo di modernità richiesta dal Continente, attenta a coniugare autogestione, tradizioni, paesaggio e tessuto sociale con le opportunità offerte dalla migliore progettazione internazionale.
  • Afghanistan: efficientamento e ampliamento dell'ospedale di Kabul. Tamassociati si occuperà della ristrutturazione e dell’efficientamento energetico e tecnologico dell’ospedale di Emergency a Kabul, nonché della realizzazione di un nuovo blocco operatorio d’avanguardia applicando i migliori criteri possibili di eccellenza progettuale e low cost in un contesto di guerra continua.

In Italia, infine, saranno consegnate nell’estate 2014 due grandi opere di cohousing, interamente promosse, progettate e realizzate da Tamassociati e già divenute casi-studio da parte degli osservatori internazionali.
Studio pilota nelle esperienze internazionali di Social Design, Tamassociati (secondo le testimonianze delle giurie internazionali dei premi) risulta il migliore interprete di un Italian Style che coniuga tecnologia e tradizione, efficienza e bellezza, creatività e risorse locali, in un’ottica di sostenibilità a 360°: ambientale, energetica, sociale, culturale ed economica.