Interviste – L'architetto Irina Korobina racconta i mille cambiamenti della capitale russa, dopo lo statalismo e il grigiore dell'era sovietica

L'ultimo quindicennio della storia russa ha segnato in profondità Mosca, modificando radicalmente la metropoli comunista degli anni Ottanta. I mutamenti intervenuti possono essere accostati all'entità delle trasformazioni che hanno investito Berlino, dopo la caduta del muro, e alcune città dell'Estremo oriente. Area, il bimestrale di cultura e informazione sul progetto del Gruppo Sole 24 Ore Business Media, ne ha parlato con Irina Korobina, direttore dal 2000 del Centro dell'Architettura contemporanea di Mosca, e consigliere del "Russian Academy of Architecture and Construction".

Quali elementi salienti caratterizzano il panorama dell'architettura contemporanea a Mosca dopo la svolta degli anni '90?
Dagli anni '90 la città di Mosca ha svolto in Russia, un ruolo pionieristico per quanto riguarda le riforme e i cambiamenti istituzionali. La “Perestrojka“ mise in moto le forze primordiali di sviluppo del mercato, che travolsero l'ordinamento sovietico con tutte le conseguenze che questo comportò, a volte con effetti particolarmente drammatici. Il mondo degli affari in quel periodo ha spesso tratti abbastanza criminali e fa venire alla luce i primi committenti privati, i nuovi capitalisti russi. I “nuovi ricchi“ si inseriscono attivamente nel settore immobiliare, uniformandosi a idee molto approssimative e ingenue su un concetto di “bella vita“ per loro sconosciuto. Vi fu un'ondata di costruzioni fuori città spontanee ed eclettiche. La bellezza viene associata all'epoca prerivoluzionaria, che rappresenta una sorta di “età dell'oro“ e per questo è lo “storicismo“ che domina in architettura. Man mano che procedono le riforme economiche, normalizzando i rapporti di mercato, l'attività edilizia ritorna in città, una città che sta vivendo trasformazioni tipologiche radicali. In essa penetrano attivamente elementi in precedenza completamente respinti dall'ideologia sovietica: locali notturni, casinò, terme, ristoranti privati ecc. Le banche appaiono una dopo l'altra. Il loro aspetto, a differenza degli anonimi edifici amministrativi del periodo sovietico, trasmette un'idea di prosperità finanziaria e tende a rappresentare con ogni mezzo un certo senso di stabilità.
Dall'inizio degli anni '90 le abitazioni divengono proprietà privata. Inizia un'intensa costruzione dei più diversi tipi di residenze commerciali. Uno stile pseudo-storico caratterizza il volto della “nuova“ architettura di quegli anni, testimoniando il cambio di orientamento, la brusca stratificazione della società. Il sistema statale di organizzazione dell'attività di progettazione si disintegra. Uffici e studi di architettura privati, la cui apparizione era iniziata già alla fine degli anni '80, si sviluppano rapidamente, diventano competitivi. Molti nel loro lavoro promuovono orientamenti professionali avanzati, spesso non sempre accettati dai committenti. Per questo motivo gli sforzi “eroici“, le proposte accolte con grande entusiasmo dalla comunità degli architetti, in città vengono realizzate solo marginalmente. Nel novero di queste prime realizzazioni moderniste, che hanno ricevuto un riconoscimento professionale, troviamo l'edificio della Banca Internazionale di Mosca sulla Prechistenskaja naberezhnaja, il complesso “Mac Donald's - Mosca“ sul Gazetnyj pereulok, la sede centrale della Deutsche Bank sulla ulitsa Shchepkin.

Vi sono state, al di là degli eclatanti cambiamenti, linee di continuità con la tarda epoca sovietica?
Credo che il “post-modernismo“, che aveva completamente conquistato gli animi dei migliori architetti dell'ultimo periodo sovietico, che aveva trovato una brillante espressione nella progettazione per i concorsi, e in primo luogo quella che possiamo definire “burocratica“, abbia giocato un ruolo anche nello sviluppo complessivo dell'eclettismo pseudo-storicistico dopo la Perestrojka. Tuttavia, le motivazioni ideologiche sono state sostituite da quelle commerciali; conseguenza di ciò è stata la volgarizzazione e il livello straordinariamente basso dell'architettura di quel periodo.

L'introduzione del libero mercato ha avuto per la Russia e la sua capitale un effetto sismico, è stato repentino e pervasivo e ha innescato un processo di trasformazione economica, sociale, culturale e, per molti versi, antropologica segnato, nel 1998, dalla crisi valutaria. In quali termini tutto ciò ha segnato la vita professionale e quali conseguenze ha avuto il crack finanziario verificatosi allo scadere del decennio?
Nel processo di formazione del mercato immobiliare i primi investitori e costruttori russi aspiravano a un recupero a breve termine degli investimenti e dei sovraprofitti. La qualità dell'architettura e delle costruzioni non costituiva un criterio di successo e non aveva stimoli per la crescita. In un paese nel quale per un periodo di 70 anni il committente delle opere di architettura era rappresentato solo dallo Stato, non si era sviluppato un sistema di relazioni tra architetti e committenti privati. Gli architetti per poco non persero completamente il loro status e l'iniziativa nel campo urbanistico. Nel periodo precedente la crisi sia attraverso solenni dichiarazioni, sia con vere e proprie direttive, in architettura si stava diffondendo lo “storicismo“, che rasentava il kitsch. Ebbe un sensibile successo commerciale ma a parte questo, come per inerzia, viene tuttora promosso dall'Amministrazione di Mosca come “nuovo stile moscovita“. I critici spiegano questo fenomeno con il tradizionalismo delle priorità estetiche dei committenti e del potere cittadino a tutti i livelli. Tuttavia, come si può immaginare, una delle cause principali è di natura economica. La tecnologia edilizia di quel tempo versava in condizioni di estrema arretratezza ed era assolutamente incapace di fornire all'architettura contemporanea le necessarie tecnologie più avanzate. Gli istituti di progettazione, che in precedenza realizzavano dei “casermoni“, lasciarono scorrere a getto continuo lo schietto eclettismo dello “stile moscovita“: più semplice da progettare, più semplice ottenere le autorizzazioni, più semplice da realizzare utilizzando forza lavoro non qualificata. Il carattere speculativo dell'economia nel primo stadio di accumulazione del capitale condusse alla crisi economica e politica del 1998, la quale, in ultima analisi, provocò una nuova ondata di sviluppo della città.
È caratteristico della fase “post-crisi“ della formazione della Nuova Mosca lo sviluppo intensivo dell'economia di mercato, la sua penetrazione in tutte le sfere della vita e, in primo luogo, nell'architettura, la quale dopo la crisi si rivolge al buon senso e ai valori del modernismo. Il libero mercato ha dato vita a potenti società di costruzioni e a gruppi edilizio-finanziari che tendono alla spartizione del territorio della città in zone d'influenza. Il grande afflusso di capitali da tutta la Russia e la scarsa affidabilità delle banche russe ha fatto sì che i beni immobili siano diventati la merce più richiesta sul mercato, una forma di risparmio e incremento del capitale. Conseguenza di ciò sono i tempi inverosimili di sviluppo dell'edilizia commerciale, tendente al sovraprofitto immediato, che ha comportato evidenti trasformazioni della struttura urbanistica della capitale.

Vogliamo provare a riassumere le principali caratteristiche del panorama professionale moscovita dei nostri giorni?
In assenza di una concezione urbanistica globale, che costituisca un punto d'appoggio e consenta di passare dal generale - la città - al particolare - l'edificio -, gli architetti moscoviti tentano di sviluppare una propria posizione. Di norma, questo si esprime nella ricerca di un linguaggio individuale. Poiché non vi è richiesta per la risoluzione di importanti problemi urbanistici, la mentalità professionale si riduce alla modellazione ideale nella scala del singolo edificio. L'introduzione di rapporti di mercato nella progettazione architettonica la spinge fuori dal campo dell'ideologia per farla entrare in quello dell'elaborazione di marchi commerciali e della creazione di brand individuali. L'architettura diviene simile a una merce, che deve necessariamente occupare una determinata nicchia di mercato per richiamare l'attenzione e affascinare il compratore. La qualità dell'architettura inizia a identificarsi con la competitività. I vantaggi del progetto vengono trasmessi attraverso la pubblicità e i mass-media, che da tempo sono funzionali alla creazione di “stelle nazionali“, che percorrono una strada già tracciata dalle stelle occidentali.
Scopo dell'architettura divengono la ricerca dell'effetto esteriore, le pubblicazioni sui periodici e la capacità di diventare il centro dell'attenzione pubblica, che in ultima analisi porta nuove e più consistenti commesse. Sempre più spesso emergono soluzioni architettoniche stimolate non secondariamente dal desiderio di suscitare clamore. Per esempio, i cosiddetti “freak di Mosca“: l'edificio “Patriarkh“o il “Dom-Jajco“, il “Kopernik“, la casa-farfalla “Stol'nik“. Nel frattempo, dalla Perestrojka sono già passati 20 anni. Sono già apparse nuove generazioni: committenti, funzionari e, naturalmente, architetti. Le energie professionali eccezionalmente attive che operano oggi si sono formate in condizioni di pieno accesso all'informazione, di nuove tecnologie di costruzione e di cambiamenti culturali. Hanno iniziato a farsi avanti committenti pronti al rischio e alla sperimentazione. Sta già nascendo una nuova, giovanissima generazione di professionisti che padroneggiano le tecnologie informatiche contemporanee e pensano già in modo completamente nuovo. Tutto ciò apre prospettive interessanti ed estremamente promettenti per il futuro.