Opere – La Casa da Musica dello studio Oma, completata a Porto nel 2005, coniuga la forma tradizionale delle sale concerti con una maggior interazione tra l'architettura e il tessuto urbano

Dopo che nel 2001 Porto è stata insignita del titolo di capitale d'Europa, il ministro della Cultura e la città hanno deciso
di fondare “Porto 2001”, un'organizzazione che ha lo scopo di pianificare molteplici interventi urbani e culturali. In questo contesto, cinque studi di architettura, tra i quali Oma, sono stati invitati a partecipare al concorso di progettazione della nuova concert hall, collocata nelle vicinanze della Rotunda da Boavista, nel centro storico della città.

Questa zona di Porto rappresentava un'area ancora intatta dal punto di vista storico, e per questo motivo il progetto di Oma mirava a inserire la nuova struttura sulla piazza, connessa al parco storico della Rotunda e chiusa da tre isolati. Visibilità e facilità d'accesso erano così risolte in un unico gesto. Grazie a questo intervento, che avrebbe assicurato al contempo continuità e innovazione, il parco della Rotunda non sarebbe più stato soltanto la cerniera tra la vecchia e la nuova città, ma il nesso positivo tra due differenti modelli di metropoli.

Questo secolo è stato caratterizzato dal frenetico tentativo di fuggire la tirannia della cosiddetta “concert hall a forma di scatola da scarpe”; ma, in seguito ad attente indagini effettuate dai nostri specialisti sulla qualità acustica delle sale da concerto esistenti, abbiamo concluso che le migliori al mondo mantenevano questa configurazione. Dunque, il nostro problema era riuscire a rinnovare completamente una tipologia classica come quella della concert hall. La maggior parte delle istituzioni culturali è nota soltanto a una minoranza della popolazione, mentre la maggioranza conosce soltanto il loro esterno.

L'intenzione di Oma è stata quella di creare una relazione tra il pubblico, sia interno sia esterno all'edificio, e la costruzione, considerandola come una massa solida dalla quale estrarre le due sale da concerto, d'inevitabile forma a scatola da scarpe, e gli altri servizi per il pubblico, ricavando un blocco svuotato. In questo modo, l'edificio riesce a rivelare i suoi contenuti senza essere didascalico e allo stesso tempo la città si mostra agli utenti in modo unico.