Scenari – Analizzare i parametri estetici del gigante asiatico può servire per comprendere quali prospettive si aprono per la nostra produzione di eccellenza

Il “kang” è un pezzo di arredamento che non mancava mai nella tradizionale casa cinese: una grande piattaforma collocata al centro della casa, ricoperta da un tatami e riscaldata d'inverno, che veniva usata da tutta la famiglia, ma specialmente dai bambini, come zona di convivialità, gioco, relax, e nella quale al tempo stesso avevano luogo sofisticati rituali. Racconta Charles Stafford nel suo “Separation and Reunion in Modern China” che i bambini a pochi mesi dalla nascita venivano deposti sul kang sotto l'occhio di parenti e circondati da piccoli oggetti, un libro, alcune monete, una pietra, carte geografiche, una ciotola di riso, ognuno dei quali simboleggiava una professione. La tradizione vuole che l'oggetto che il bambino afferra per primo, indica la sua futura carriera.
La memoria visionaria, intesa come capacità di immaginare e di anticipare il futuro utilizzando stilemi che hanno le loro radici nel passato, ha sempre avuto un posto particolare nella cultura cinese. In Cina il passato non passa mai realmente, ma viene costantemente riutilizzato in forma di segno e come simbologia rituale, dando vita a complesse scenografie che partono da oggetti, simboli e immagini antiche e nuove. Questa gestione sapiente del segno ha costituito il successo delle cosiddette “chinoiseries” - tipiche decorazioni in carta di riso con motivi floreali, vasi di ceramica e mobili elaboratissimi, con colori vivaci, di ebano intarsiato e foglia d'oro - che ancora oggi trovano spazio in tanti mercatini, negozi di antiquariato e negozi etnici.

Gli interni cinesi
Il salotto cinese, la stanza dedicata alla convivialità e all'intrattenimento, è ancora oggi un microcosmo complesso, dove si legge una sovrapposizione temporale di segni (cornici con simboli di buon augurio insieme alla Tv). Poiché la maggioranza delle case cinesi non ha una sala da pranzo separata, spesso le famiglie pranzano nel salottino, su un tavolo quadrato che si trasforma anche in un tavolo da mahjong. Non manca un dispenser dell'acqua o il frigorifero, che trovano nel salotto una collocazione ideale, viste le ridotte dimensioni delle cucine.
Pezzo centrale della stanza è il sofà, rigorosamente in tessuto, spesso un elaboratissimo broccato con finitura lucida, o in simil-pelle. Ma il pezzo che non può davvero mancare nel salotto cinese è “la vetrinetta”: una sorta di altare che diventa il punto focale di questo ambiente. Le dimensioni e le finiture (con intarsi vecchio stile o di vetro e acciaio in stile high tech) variano in base alla disponibilità di spazio ed economica del proprietario, ma la vetrinetta è sempre ricca di oggetti che raccontano la storia della famiglia o delle persone che vivono in casa. Gli scaffali sono stracolmi di scatole e di bottiglie di alcolici, ma anche di vari oggetti-memorabilia, dagli orologi da tavolo ai giocattoli in plastica (tipo manga), alle foto incorniciate o ai calendari appesi.

Il design italiano in Cina
Il design italiano di mobili ed elettrodomestici sta gradualmente entrando a far parte degli ambienti di vita cinesi: non tanto o non ancora presso le abitazioni private della borghesia urbana, quanto piuttosto nei complessi residenziali di alto livello e gli alberghi di lusso. Un livello dunque molto elevato e legato a doppio filo al boom edilizio urbano, che ha costantemente fatto aumentare la domanda cinese di arredo del 22% annuo dal 1998 al 2006.
Aziende italiane del furniture design, da Elica a Kartell, da Snaidero a Scavolini, da Poltrona Frau a B&B Italia, hanno trovato nel settore contract la chiave di accesso privilegiata a questo grande mercato in espansione.
Il Gruppo Artemide è stato una delle prime aziende italiane a indirizzarsi sui mercati del Sud-Est asiatico, fondando già negli anni 80 una società ad Hong Kong. Oggi opera attraverso 16 società controllate e partecipate e 35 distributori esclusivi in tutto il mondo. Nel 2005 Artemide ha aperto il suo primo ufficio commerciale cinese con relativo show room a Shanghai, nel quale offre prodotti di esclusiva provenienza italiana.
La strategia di Artemide è stata quella di continuare ad investire in tecnologia e in qualità. Artemide ha continuato a produrre in Italia, controllando da vicino tutto il processo e de-localizzando solo alcuni componenti singoli in altri Paesi. Artemide offre ai cinesi più abbienti lampade e sistemi di illuminazione la cui qualità e il nome italiano sono difficili da copiare. Contemporaneamente però il gruppo ha de-localizzato in Cina la produzione di un'offerta esclusivamente indirizzata a grosse forniture locali, sempre a marchio proprio. Questa seconda modalità di approccio al mercato permette così al gruppo di fornire un servizio al cliente che viene invece a mancare completamente nel caso delle imitazioni locali.

Wellness tra tradizione e Occidente
Già dagli anni 90 i cinesi hanno iniziato il processo di revisione del proprio ideale di bellezza e benessere secondo i canoni occidentali senza tuttavia fare tabula rasa della propria cultura millenaria. Con il mutare del contesto di vita cittadino, sempre più caotico e ostile, il traguardo dello star bene si lega a crescenti comportamenti pro-attivi e di difesa, alla ricerca di un equilibrio tra prodotti e servizi dall'Occidente e il rinnovamento di rimedi e soluzioni tradizionali. Il Tai Chi Chuan è l'attività fisica più diffusa tra i cinesi che lo praticano perché ripristina un corretto funzionamento dell'organismo e crea un'armonia fra mente e corpo; spesso si vedono gruppi di persone di tutte l'età che lo praticano nei parchi delle città.

Il wellness italiano in Cina
Lo specialista italiano di attrezzature per il fitness Technogym si è aggiudicato la fornitura ufficiale dei Giochi Olimpici di Pechino in esclusiva, per la preparazione atletica dei 12mila atleti provenienti da tutto il mondo, oltre che la fornitura personale del team cinese. Unica azienda non-cinese partecipante alla selezione, ha vinto grazie al riconoscimento della qualità e dell'ampiezza della gamma dei propri prodotti e servizi, e grazie alla lunga esperienza acquisita. Technogym infatti è fornitrice dei Giochi Olimpici già dal 2000. L'azienda oltre alle attrezzature fornisce anche personale tecnico e soprattutto numerosi preparatori qualificati nell'allenamento di atleti professionisti. Wellness e non solo fitness: una filosofia per il miglioramento della qualità globale della vita, attraverso una regolare attività fisica, una sana alimentazione e un approccio mentale positivo. In Cina, Technogym allestisce anche palestre aziendali a servizio dei dipendenti.
A questo proposito, le potenzialità delle Corporate Gym in Cina sono altissime: Technogym ha calcolato che su circa 30 milioni di cinesi benestanti che possono permettersi di frequentare una palestra, solo lo 0,8% lo fa. Ma, grazie anche alla spinta delle Olimpiadi, l'entusiasmo cinese per il fitness all'occidentale potrebbe presto esplodere.

*Con la collaborazione di Isabella Guaitoli