Lapideo – Il patrimonio artistico e culturale della Murgecchia può essere un punto di partenza per lo sviluppo delle cave locali

La produzione lapidea ha saputo valorizzare le risorse del territorio fin dall'antichità: tra gli esempi più rilevanti in Italia, c'è quello della Magna Grecia, dove l'attività estrattiva era destinata, ancora prima che agli scopi decorativi, a destinazioni strutturali. I materiali delle Murge pugliesi e lucane, noti per una resa competitiva e per un alto grado di lavorabilità, hanno conosciuto un'ampia diffusione nell'edilizia, in particolare nelle opere murarie, anche in epoche recenti.

Le cave della Murgecchia
Geologicamente, si tratta di calcarei cretacei sottoposti a forti erosioni durante il terziario, con successivi depositi argillosi, dall'aspetto omogeneo e notevolmente poroso.
Giacimenti tecnicamente rilevanti, fra gli altri, sono quelli della cosiddetta Murgecchia, in agro di Matera, che hanno accresciuto significativamente, soprattutto sul piano dei volumi estratti, il ventaglio delle disponibilità lucane di prodotti lapidei. L'attività produttiva di questi tufi, tuttavia, è andata riducendosi parecchio, sia per l'avvento di nuovi manufatti industriali per uso strutturale, sia per i vincoli ambientali, che sono diventati piuttosto stringenti anche in Basilicata, con l'istituzione del Parco naturale.

Il patrimonio locale
Le tradizioni delle pietre lucane, in particolare della Murgecchia, trovano conferma nell'edilizia e nell'arte locale, dalle antiche Chiese rupestri che incrementano il patrimonio culturale di Matera con ben 155 realizzazioni, per finire alle grandi costruzioni urbane come il Duomo e il Castello Tramontano (che al termine degli attuali restauri dovrebbe ospitare, fra l'altro, un Museo lapidario). Naturalmente, in epoca storica l'escavazione aveva luogo manualmente, con l'ausilio dei cunei; solo in tempi relativamente recenti si è meccanizzata, con un aumento davvero esponenziale della produttività.
Non mancano delle curiosità: fra le tante, si può citare la pietra, visibile presso San Vito alla Murgia, utilizzata da Pierpaolo Pasolini come sepolcro di Cristo nel film “Il Vangelo secondo Matteo”, girato a Matera assieme ad altri capolavori della cinematografia (l'ambiente è assai idoneo, grazie al ruolo dei Sassi, delle gravine e delle pietre locali).

Le cave abbandonate, in alcuni casi, sono state recuperate per uso culturale o ludico. Sempre in agro di Matera, ciò è accaduto per la cava del Sole e per il complesso di Santa Maria della Palomba, dove si sono tenuti, fra l'altro, concerti e manifestazioni di grande richiamo, come in altri comprensori tipici (Apricena e Apuania). Se non altro, ciò significa che si vuole perpetuare il ricordo di un lavoro duro ma nobile come quello dei vecchi cavamonti: proprio a Santa Maria della Palomba si è voluto creare un monumento di alto valore simbolico, in cui l'antico, simboleggiato da un blocco di pietra locale, schiaccia il moderno, simboleggiato da un'automobile.

Opportunità di sviluppo
L'estrazione attuale, come si diceva, si è ridotta sul piano quantitativo, ma nello stesso tempo evidenzia notevoli potenzialità di sviluppo, grazie alla conformazione del bacino e l'apporto della tecnologia, in particolare le macchine segatrici a catena. Del resto, si tratta di potenzialità comuni ad altri comprensori del Mezzogiorno orientale, come quello salentino.
Si è soliti affermare che la programmazione regionale, per cogliere pienamente tutte le opportunità di sviluppo e avviare processi di espansione economica e sociale, deve puntare soprattutto sulle risorse del territorio. Ciò vale in modo particolare per un distretto come quello della Murgecchia di Matera, alla luce di un patrimonio, anche lapideo, davvero unico per diversi aspetti.