Le tipologie costruttive

Testo di Enrico Sicignano
 
' Oggi, come da lungo tempo, credo che l'architettura abbia poco o nulla a che fare con la ricerca di "forme interessanti" o con le inclinazioni personali. La vera architettura è sempre oggettiva, ed è espressione della cultura di massa nel contesto nel quale si sviluppa'. (L. Mies van der Rohe)
 
La progettazione e la conseguente costruzione di grandi strutture di copertura impongono il rispetto di diverse esigenze fondamentali: parafrasando Vitruvio e tenendo conto della continua evoluzione dei mezzi e delle tecniche dell'architettura, diremmo che una di esse si propone l'obiettivo del rispetto di quanto è richiesto dalla funzione (utilitas) mentre una seconda richiede l'impiego di appositi materiali, peraltro adeguati ma ridotti in quantità al minimo essenziale, con modalità costruttive miranti alla sicurezza globale insieme alla riduzione dei tempi di esecuzione (firmitas). Dalla fusione di queste due esigenze scaturisce la forma che deve essere altresì armoniosa e 'bella' (venustas). Quanto sopra è riassumibile nel triplice rapporto: funzione-struttura-forma.

E' doverosa, comunque, una precisazione circa la necessità di verificare in che misura le tre componenti vitruviane, appena citate, contribuiscano alla definizione di un'opera architettonica. In effetti le tre componenti hanno ognuna una propria individualità, un proprio carattere, spesso antitetico e, scorrendo le vicende storiche, non sempre esse si sono equivalse nel concorrere alla definizione della forma architettonica. Nel percorrere gli eventi storici sono rari i momenti nei quali è possibile individuare, in un edificio, un equilibrato e coerente concorso delle componenti vitruviane. Generalmente vi è sempre la prevalenza di uno sugli altri. La componente strutturale prevale durante l'età gotica e tutto sembra uniformarsi ad essa. L'architettura bizantina è invece dominata dal colore e in quella rinascimentale la problematica del rispetto di un modello culturale privilegia gli aspetti della utilitas e della venustas. Infine, in buona parte dell'architettura moderna è la 'utilitas' (la funzione, che in un preciso momento storico diventa Funzionalismo) che incide e condiziona il risultato architettonico. In certi aspetti dell'architettura contemporanea la venustas prevarica (il formalismo, i linguaggi fini a se stessi), imponendo una concezione della bella forma, spesso sfarzosamente calligrafica, a cui firmitas e utilitas si piegano minimizzando il proprio apporto.

Nelle opere dove è preponderante la dimensione della copertura, necessaria per consentire grandi luci con l'obiettivo della riduzione della materia impiegata e del numero degli appoggi necessari, il mutuo comportamento delle tre antichissime componenti vitruviane acquista una rilevanza notevole. In questa sede, è bene approfondire tale tema dando rilievo alla struttura, in quanto determinante la fattibilità della costruzione e per rilevarne elementi di interesse progettuale. Premessa la debita intenzione di realizzare un manufatto di qualità, uno dei principali obiettivi da conseguire, durante la progettazione, è la riduzione del peso proprio della struttura sia per ottenere rilevanti vantaggi economici sul costo d'opera, sia per ridurre i tempi di esecuzione. La presente trattazione parte dall'esame della grande copertura, nelle vesti di una distinguibile storicità, per individuare il rapporto intercorrente tra la struttura che la sottende e la conformazione architettonica che ne deriva. La nostra attenzione va al sistema strutturale adottato, esaminato sotto diversi aspetti, che nella sua peculiarità ' materica, statico-resistente, tipomorfologica ' incide sulla forma compiuta dell'opera. Tra le tipologie costruttive ricorrenti nel nostro tempo, passate in rassegna nel seguito di questo saggio ' dove il rapporto tra peso proprio della copertura e la luce coperta è piuttosto basso rispetto a quelle storiche ' abbiamo sottaciuto le strutture adottanti le pietre naturali o quelle laterizie, considerato che per grandi luci il suddetto materiale presenta limiti superabili soltanto con la mediazione di altri componenti.

Aereoporto di Jeddah, Arabia Saudita, Skidmore, Owings & Menil

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Air France, tensostruttura modulare

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Padiglione degli Stati Uniti, Montreal, 1967, R. Buckminster Fuller

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