approfondimento – Sulla cosiddetta "legge stadi", in discussione in Parlamento, l'Istituto Nazionale di Urbanistica esprime forti perplessità e preoccupazione.

L'INU segnala l'involuzione e l'arretramento culturale nel modo di pianificare, progettare e governare le Città che la cosiddetta "legge stadi" prefigura.

A fronte di un territorio in dissesto paesaggistico, geologico, sociale il provvedimento incoraggia, all'insegna di una «dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità e urgenza delle opere», la costruzione, intorno agli stadi, di zone residenziali e di servizi alberghieri e del terziario, il tutto velocizzando al massimo «le necessarie varianti urbanistiche e commerciali».

Interventi disseminati sul territorio in dispregio dei regolamenti e della sicurezza dello stesso, eludendo le tematiche ambientali, sociali, culturali. Basti, infatti riferirsi alla nuova definizione di "stadio" riportata nel provvedimento per comprendere la gravità: "l'impianto sportivo, purché di almeno 10.000 posti a sedere allo scoperto e di 7.500 posti a sedere al coperto, può comprendere tra le varie cose altri impianti sportivi, attività ricettive, di svago, per il tempo libero, culturali e di servizio, nonché eventuali insediamenti residenziali o direzionali tali da valorizzare ulteriormente il complesso, anche con riferimento agli interessi pubblici di riqualificazione urbana".

La preoccupazione deriva inoltre dalla circostanza che l'approvazione all'unanimità presso la VII Commissione della Camera dei Deputati apre la strada per una forte accelerazione dell'iter della legge attraverso l'utilizzo della Commissione in sessione legislativa.

L'INU pur riconoscendo la necessità di dover intervenire in un settore quale quello dello sport e delle sue attrezzature per consentire al Paese di competere in campo internazionale esprime preoccupazione per il provvedimento che corre il rischio di inserire forme di modelli derogatori a cominciare dalla scelta della localizzazione degli interventi attraverso procedure al di fuori delle regole ordinarie. Tali interventi, così come ipotizzati nel provvedimento, possono inoltre incrementare il dannoso consumo di suolo, tema su cui l'INU ha da tempo avviato studi, ricerche e proposte, producendo un sicuro danno all'ambiente e all'ecosistema.