Nei primi anni 2000 l'Università degli Studi di Torino decise di ampliare la propria presenza sul territorio della provincia di Cuneo, programmando di istituire a Savigliano una sede decentrata di cinque corsi di laurea. In accordo con il Comune di Savigliano si sceglieva di localizzare la sede universitaria nel complesso edilizio dell'ex Convento di S.ta Monica, sito nel centro storico cittadino. Un accordo di programma tra l'Università di Torino, la Provincia di Cuneo e il Comune di Savigliano ha fatto sì che questi due ultimi enti s'impegnassero a redigere e seguire tutte le fasi progettuali, mentre il solo Comune di Savigliano ha svolto le funzioni di stazione appaltante e di direzione dei lavori. La parte principale dell'edificio, destinata a sede universitaria, fu costruita nella prima metà del 1600 e, con l'accorpamento di alcuni edifici a ridosso del Convento di S. Domenico, il convento fu completato nel 1642. Nel 1974 l'edificio viene ceduto dal Ministero della Difesa al Demanio per rimanere fino all'inizio degli anni 2000 in custodia fiduciaria al Comune di Savigliano.
Una struttura per la didattica
Il restauro e recupero dell'edificio è avvenuto dopo un approfondito studio di conoscenza degli elementi architettonici, costruttivi e decorativi propri della fabbrica edilizia, il cosiddetto “cantiere della conoscenza”. Il recupero operato non ha potuto prescindere dalla prioritaria necessità di preservare le tecniche tradizionali e materiali preesistenti per raggiungere l'obiettivo di far leggere, comprendere, valorizzare la compagine edilizia. Ma, nello stesso tempo, vi era la necessità di adeguare la struttura ai “nuovi inquilini” e quindi rispettare le normative vigenti, senza ricorrere a interventi di mimesi considerando il tutt'uno come un'opera aperta e dichiarando con l'uso dei materiali e delle tecnologie “… una riscrittura attenta, leggera come tra le righe, sulla filigrana di un ideale palinsesto già scritto e continuamente riscritto dagli uomini”. L'intero recupero è per una superficie di circa 6.500 mq destinato alla didattica e di 1.200 mq per la biblioteca completamente arredato e comprensivo della realizzazione del giardino all'italiana all'interno del quadrilatero di circa 2.500 mq. Il costo dell'intervento è stato di oltre 13 milioni di euro. L'intera struttura è in grado di accogliere circa 1.500 tra studenti professori e addetti.
Le esigenze funzionali
Il progetto prevede il recupero funzionale dei corpi riconducibili al primo nucleo (quadrilatero centrale) e di una porzione della manica che prospetta su piazza del Teatro. L'organizzazione degli spazi didattici, tutti riconducibili al grande quadrilatero, ripropone in chiave laica e secolarizzata il tema della vita claustrale agostiniana. Particolare attenzione è stata posta alle esigenze funzionali e distributive. Infatti sono state individuate aree distinte a seconda delle destinazioni. Evidentemente tale approccio consente poi interventi di manutenzione separati, senza bloccare la vita dell'organismo edilizio nel suo complesso. L'approccio scelto è poi stato impiegato non solo per quanto attiene i criteri generali che governano l'impianto funzionale distributivo ma anche e soprattutto per gli aspetti di architettura tecnica e di tecnologia dell'architettura e dell'edilizia. In omaggio a questa impostazione metodologica l'invenzione strutturale per gli interventi di consolidamento si è sostenuta sulla conoscenza dell'organizzazione statica presente, letta innanzitutto secondo la geometria prima ancora che nella verifica numerica delle sollecitazioni, spesse volte da interpretare più che da assumere in termini apodittici.
Gli elementi di rinforzo
È il caso del rinforzo mediante aggiunta di elementi resistenti delle catene metalliche intradossali per le arcate dei percorsi porticati. In questo caso l'esame degli stati tensionali ha fornito singolarmente alcuni valori da imputare a comportamenti /cedimenti riconducibili al complesso di un edificio più che al singolo elemento. Il fabbricato a quadrilatero è stato indagato con attenzione all'architettura dei sistemi voltati, al magistero costruttivo e alla geometria dei maschi murari. Tale approccio ha consentito di ripercorrere le vicende attraverso cui è passato l'edificio: fatto indispensabile per leggere in modo consapevole la metamorfosi barocca settecentesca che ha unificato i vari corpi preesistenti. Fin qui le indicazioni del cantiere della conoscenza ma, a lavori avviati, il cammino di indagine è continuato. Ecco allora come l'attività della progettazione per la permanenza e della relativa direzione per la realizzazione delle opere (direzione operativa e generale) assume atteggiamenti prossimi a quelli del naturalista. Come questi occorre essere liberi da richiami e da formulari per essere pronti invece ad adattamenti, rifacimenti e invenzioni.
Le invenzioni architettoniche
È accaduto quindi che per le opere di consolidamento si sia seguita perlopiù la strada della sintonia con la preesistenza (irrigidimento delle volte mediante tavolati armati solidali con i frenelli, aumento della capacità portante dei sistemi voltati delle grandi aule con archi in acciaio a contrasto e sostegno di quelli in muratura già presenti, ecc.) così come per l'impianto distributivo rigorosamente mantenuto, o ancora per le opere di tamponamento e di intonacatura realizzate secondo i magisteri della tradizione, o per i pavimenti quasi sempre in cotto, o per le decorazioni che ripropongono materiali e cromatismi emersi dalla lettura stratigrafica. Vi sono però realizzazioni ove il progetto è stato invenzione di strutture e di forme: è il caso delle nuove scale metalliche per i collegamenti verticali o dei serramenti esterni prospettanti sul chiostro, dove si è affrontato il tema del rapporto con la preesistenza nel rispetto delle vocate ma pur sempre mutate esigenze funzionali oltre che di rigoroso rispetto del quadro normativo. Anche il disegno del giardino all'italiana realizzato all'interno del quadrilatero come opera di completamento, fonda l'idea progettuale in una approfondita analisi sulle tipologie dei giardini coevi.
Recuperi –
Il monastero di Santa Monica, in provincia di Cuneo, è stato restaurato con una particolare attenzione per l'originale concezione architettonica