video – Bologna, 22 settembre 2011. Dall'incontro tra gli studenti e il maestro del design in videoconferenza dal suo studio milanese nasce un dialogo sulla creatività, il pensiero e gli oggetti.

"Le definizioni di design sono tante e personali. La mia è il modo di dare forma ad ambienti ed oggetti in modo che diventino delle scene, degli spazi, degli strumenti non solo funzionali all'uso pratico, ma emozionanti, quasi religiosi. Tanto da indurre la persona a rapportarsi con le cose in una reciprocità quasi omologa. Un antropoformismo delle cose, che rende l'oggetto umano e con una tendenza poetica". Alessandro Mendini, designer fuori dagli schemi per eccellenza, è approdato a Cersaie, scardinando i luoghi comuni sul design contemporaneo.

Il secondo appuntamento delle "Lezioni alla rovescia" - il primo l'anno scorso con Enzo Mari - esalta il personaggio eccentrico che realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture, installazioni, architetture, le cui opere sono conservate in vari musei e collezioni private.

"Il mio lavoro è metodico - ha raccontato Mendini - simile a quello di un operaio. Un progetto nasce diversamente a seconda dell'individuo. Io, per dare forma, devo prima avere fatto dei pensieri. Quindi prima nasce scritto, con parole, diagrammi. Poi l'oggetto diventa la dimostrazione di una teoria. Passo la vita a studiare e a cercare. Un lavoro labirintico, ma c'è di mezzo anche il sentimento, in un ping pong tra intuito e ragione".

Il  maestro ha poi approfondito il tema del design contemporaneo: "Un designer che vuole fare fortuna deve venire in Italia, baricentro della cultura del design internazionale. Ma in tutto il mondo c'è oggi un'involuzione formalistica. Così tanto design ha perso densità di pensiero, diventando styling merceologico, nell'accezione più negativa del termine merce. Sono critico nei confronti di questo design attuale, superficiale, freddo ipertecnologico: una tendenza che mi sembra molto pericolosa. Detto questo l'iPad è un oggetto assolutamente perfetto e io potrei solo rovinarlo".

Gli studenti hanno poi chiesto a Mendini di spiegare la sua idea di stile: "Io lavoro con dei segni che rappresentano un alfabeto invisibile, che io chiamo stilemi. Nel mio studio li usiamo sia in modo bidimensionale che tridimensionale. Il lavoro diventa così una letteratura progettuale. Lavoro per parole visive, anche a causa della passione che ho per la letteratura. Un progettista del resto deve avere il senso di romanzare il proprio progetto, insieme alla propria vita."
Inevitabile poi un approfondimento sul ruolo della ceramica nel design: "È un materiale fantastico. La piastrella ha avuto un'evoluzione tecnica e tecnologica estremamente positiva e raffinata, per gli spessori, la durezza e il trattamento delle superfici. Oggi il nucleo della piastrella è completamente nuovo e la ceramica è un settore di grande fascino".