Mercati – Necessari più investimenti e produttività per consolidare e sviluppare il settore lapideo del nostro paese

Nel corso del 2008, l'Italia ha importato marmi e pietre per 2,28 milioni di tonnellate, al netto dei sottoprodotti, cui corrisponde un valore di 507 milioni di euro: nei confronti dell'anno precedente, si sono avute flessioni rispettivamente del 13,2 e del 9,9%, che costituiscono un altro segnale delle difficoltà congiunturali, anche nel mercato interno.
L'esame del disaggregato merceologico induce qualche sorpresa. Infatti, se è vero che gli acquisti del materiale grezzo sono scesi in misura accentuata, con particolare riguardo al granito, dove la flessione quantitativa è pervenuta al 22%, è anche vero che quelli del prodotto finito hanno continuato a salire, portandosi a 435mila tonnellate contro le 414mila del 2007 (+5%).

L'import italiano
A conti fatti, ne consegue che l'Italia ha importato oltre otto milioni di metri quadrati, riferiti allo spessore convenzionale di due centimetri. La quota prevalente di queste importazioni è riferita al granito, cui appartiene il 52% del totale, mentre il marmo costituisce il 31% con una quota a saldo espressa dalle altre pietre.
Per un paese di consolidata vocazione trasformatrice, si tratta di un fenomeno da non sottovalutare, tanto più che il prezzo medio dell'import di manufatti lapidei tende a scendere: quello del 2008 è stato di circa 22 dollari al metro quadrato, con un calo del 4,8% rispetto al 2007; largamente inferiore al corrispondente valore dell'export, pari a poco meno di 50 dollari. Tra l'altro, è facile presumere che la qualità del prodotto importato non sia sempre ineccepibile, cosa che non giova all'immagine complessiva della materia e alla diffusione degli impieghi.

Approvvigionamenti a basso costo
L'Italia, in buona sostanza, persegue una politica di approvvigionamenti a basso costo, con provenienze prioritarie dai paesi in via di massimo sviluppo settoriale, come Cina, India e Turchia. Il fenomeno è riscontrabile anche altrove, ma nella fattispecie induce motivi specifici di riflessione, perché è in fase di ascesa costante, con possibili conseguenze negative per la produzione nazionale di lavorati e per la stessa occupazione (circa 60mila unità considerando l'indotto).
Il carattere globale del sistema economico non consente interventi che possano condizionare il libero flusso delle merci, anche se in alcuni paesi continuano a sussistere barriere protezioniste, comprese quelle di specifico carattere settoriale.

Cambio di strategia
Del resto, le iniziative anti-dumping assunte in tempi relativamente recenti dai marmisti francesi e tedeschi in sede europea, non ebbero esito favorevole, perché non fu possibile dimostrare il loro assunto, secondo cui in Cina e India si sarebbe venduto a prezzi inferiori ai costi.
Ciò non significa, peraltro, che l'evoluzione del ciclo debba essere considerata ineluttabile, specialmente per quanto concerne il mix dell'import lapideo: data la rilevanza del comparto nel sistema economico italiano, dove esprime quote significative dell'occupazione industriale e del valore esportato, sarebbe necessario attuare una strategia per incentivare investimenti e produttività, sviluppare una distribuzione competitiva e promuovere le straordinarie referenze qualitative di marmi e pietre italiane.