Mercati – Nel 2008 l’export nazionale di impianti settoriali ha sfiorato quota 600 milioni di euro

La congiuntura difficile non sembra avere inciso, almeno nella prima fase, sulla produzione e sugli scambi di tecnologie per marmi e pietre, ed anzitutto su quelli delle macchine, dove è stato conseguito un aumento mondiale stimabile in circa due punti rispetto all'anno precedente. L'Italia si è confermata paese leader, con il 35% del totale e un pur contenuto recupero della sua quota, quasi a sottolineare che nei momenti critici l'apprezzamento per la qualità trova ulteriori motivi di affermazione. L'export italiano degli impianti settoriali è pervenuto, nel 2008, a circa 650 mila quintali, a quasi 600 milioni di euro, con aumenti rispettivi del 2,3 e del 7,9%, mentre il valore medio per unità di prodotto è salito a 920 euro/quintale rispetto agli 873 del 2007 ed ai 663 del 1998, ascrivendo una crescita del 5,4%. L'aumento è stato più sensibile nelle macchine di segheria e di taglio, mentre qualche regresso contenuto si è registrato nelle strutture di laboratorio, in modo particolare nell'impiantistica di lucidatura.

Il ruolo della concorrenza
La concorrenza, naturalmente, non è stata a guardare. In Europa, dove le produzioni italiane hanno conservato la maggioranza assoluta, quelle tedesche hanno fatto registrare un incremento più accentuato, diversamente da quanto è accaduto in Francia, Portogallo e Belgio, mentre nel resto del mondo Cina e Stati Uniti hanno mantenuto le posizioni, con lievi differenze nei due sensi. Il Giappone ha progredito bene nell'export, anche perché il mercato interno delle tecnologie è pesantemente condizionato, ormai da anni, dalle importazioni del prodotto finito cinese destinato all'edilizia e alla funeraria. In buona sostanza, la capacità di investire non è venuta meno, anche se il tasso di crescita si è notevolmente ridimensionato, sulla falsariga di quanto è accaduto nella produzione e nella distribuzione del grezzo e del lavorato. Meno brillante è stato il consuntivo dei consumabili, in modo particolare degli abrasivi e degli utensili diamantati, dove l'esportazione europea in valore è diminuita rispettivamente del 5,4 e del 3,6%, ma dove Italia e Germania hanno potuto confermare la propria leadership.

La flessione delle importazioni
In flessione sono risultate anche le importazioni, con una sola eccezione importante per il Belgio, mettendo in evidenza che la concorrenza dei paesi terzi, per quanto esercitata in forze anche nell'ambito delle fiere, non è riuscita a conseguire risultati apprezzabili. La buona tenuta degli scambi di tecnologie e il mantenimento del trend positivo in quelli delle macchine, deve essere posta in rapporto agli investimenti nella ricerca, particolarmente vivaci in Italia. Le ulteriori ottimizzazioni del processo produttivo hanno promosso qualche apprezzabile investimento di sostituzione, sia pure a costo di dover anticipare taluni tempi di ammortamento. Del resto, tale esigenza è sempre viva e i momenti di congiuntura bassa non fanno eccezione, perché le imprese avvertono la necessità di mantenersi competitive attraverso un rigido governo dei costi unitari che giustifica l'acquisizione dei nuovi cespiti.
 
La tecnologia e la ricerca
Considerazioni analoghe valgono per il conseguimento di livelli più avanzati di sicurezza, imposto da diverse legislazioni. Sul piano promozionale i problemi sono sempre all'ordine del giorno, sia pure in misura più circoscritta rispetto a quanto accade nel lapideo, ma l'informazione e la comunicazione hanno trovato utili supporti anche in attività dimostrative nell'ambito di stage aziendali, a prescindere dalla tradizionale presenza fieristica. Del resto, promuovere la tecnologia costituisce un impegno complesso che chiama in causa la ricerca, assieme a precise valutazioni comparative delle rese e della congruità dei relativi investimenti.